Repowering eolico, tante opportunità ma la Ue rischia di perderle

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Gli interventi di potenziamento di impianti esistenti hanno molti vantaggi ma ci sono ancora troppi vincoli: alcune considerazioni di WindEurope sul "fine vita" delle turbine eoliche.

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Il repowering dei parchi eolici è una grande opportunità per raggiungere più rapidamente i target europei sulle rinnovabili al 2030, ma bisogna rimuovere alcuni vincoli per favorire questi interventi di potenziamento.

Lo scrive WindEurope, l’associazione Ue dell’eolico, in una nota (link in basso) che riassume i punti più importanti di EoLIS 2023, evento focalizzato sulle soluzioni e strategie per il “fine vita” delle turbine eoliche, che si chiude oggi, 23 novembre, a Rotterdam.

Il punto, si spiega, è che da qui al 2030 si smantelleranno più impianti eolici rispetto a quelli che saranno ammodernati e potenziati: bisognerà dismettere più di 13 GW di capacità esistente, a fronte di circa 9 GW già previsti di nuova capacità installata con il repowering.

In Italia, ricordiamo, secondo un recente studio di Elemens, si potrebbe intervenire su 6 GW di impianti eolici esistenti, che una volta potenziati potrebbero garantire oltre 7 GW di capacità aggiuntiva al 2030.

Il parco eolico Erg di Partinico Monreale, in provincia di Palermo, a fine ottobre è stato il primo in Italia a portare a termine un intervento del genere, passando da 19 a 10 macchine (Vestas V132 da 4,2 MW), con un aumento della potenza da 16 a 42 MW e della produzione stimata da 27 a 94 GWh.

I parchi eolici a terra, evidenzia Wind Europe, normalmente durano almeno 20-25 anni e quando raggiungono il termine della loro vita operativa possono essere disattivati e smantellati (rimuovendo le turbine e riportando il sito al suo stato precedente) oppure coinvolti in un progetto di repowering.

In quest’ultimo caso, le vecchie turbine sono sostituite con altre più moderne ed efficienti.

Il potenziamento, si osserva, presenta numerosi vantaggi: può quasi triplicare la produzione di elettricità di un parco eolico, riducendo al contempo di circa un quarto il numero totale di turbine sullo stesso sito.

Gli impianti più vecchi si trovano solitamente nelle posizioni migliori, ma hanno le turbine meno efficienti, quindi il repowering può portare a installazioni con rendimenti energetici molto più alti e un minore impatto sul territorio, grazie appunto alla riduzione del numero di aerogeneratori.

WindEurope quindi raccomanda ai governi di incentivare il potenziamento (anche con regole specifiche nelle aste pubbliche), semplificando le regole e accelerando le autorizzazioni.

Una spinta in questa direzione dovrebbe arrivare dalle nuove norme Ue sul permitting contenute nella direttiva Red 3, che prevedono varie misure per velocizzare le autorizzazioni per le fonti rinnovabili; in particolare, per il repowering è richiesto un tempo massimo di 6 mesi per approvare gli interventi.

Altro aspetto rilevante, infine, sottolinea WindEurope, è che l’85-90% di una turbina eolica è già riciclabile, anche se le pale sono più impegnative da trattare, a causa dei materiali compositi di cui sono fatte.

Nel 2021 l’industria eolica ha chiesto il divieto a livello europeo di conferire in discarica le pale delle turbine eoliche e si è impegnata a riutilizzare, riciclare o recuperare il 100% di quelle dismesse, segnala l’associazione.

Intanto i produttori di turbine eoliche hanno fissato obiettivi per pale completamente riciclabili e hanno sviluppato soluzioni di riuso, ad esempio inviando gli scarti all’industria del cemento che li utilizza nei suoi processi produttivi.

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