RepowerEU, la Germania fa da battistrada e l’Italia non può stare a guardare

Il pacchetto RepowerEU prevede che gli Stati membri aggiornino entro il 2024 i propri piani al 2030. Un'azione prioritaria anche per il nostro paese, ancora in forte ritardo.

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La presentazione del pacchetto RepowerEU, con cui la Commissione punta a eliminare in breve tempo la dipendenza europea dall’energia russa, ha suscitato reazioni di segno opposto.

Da un lato dure critiche all’eccessivo peso dato alla diversificazione delle forniture di fossili e agli investimenti nelle relative infrastrutture. Per contro, le proposte di aumentare gli obiettivi per le rinnovabili e l’efficienza energetica previsti da Fit for 55, giudicate una forzatura.

Se mi è sfuggito, chiedo venia, ma nessuno dei commenti italiani che ho letto ha definito prevedibili gli obiettivi proposti dal pacchetto: un’ennesima riprova di quanto, come maestra, sia scadente la Storia. Altrimenti, non si spiegherebbe perché i commenti abbiano ignorato quanto ci suggeriscono le esperienze pregresse: nelle decisioni comunitarie tutti gli Stati membri sono uguali, ma la Germania è più uguale degli altri.

Nello specifico delle politiche energetico-climatiche, basterebbe infatti ricordare quanto accadde con la pubblicazione in Germania, a giugno 2020, di un Pniec obbligato a tagliare del 55% le emissioni al 2030, come sancito allora dalla legge tedesca sul clima, mentre per quelli degli altri paesi europei rimaneva valido l’obiettivo Ue del 40%.

Ebbene, pochi mesi dopo l’handicap venne eliminato dalla proposta della Commissione europea di portarlo al 55% per l’intera Unione eruopea, indicazione diventata norma comunitaria già ad aprile 2021.

Non avevo quindi bisogno di leggere il futuro in una sfera di cristallo, quando in un articolo uscito sulla Staffetta Quotidiana del 9 luglio 2021 (“La Germania (e l’Europa) tra carbone e auto elettriche”), commentando la decisione del Parlamento tedesco che, per ottemperare a una sentenza della Corte costituzionale, aveva deciso di innalzare ulteriormente al 65% la riduzione delle emissioni climalteranti al 2030, concludevo che «è difficile pensare a un’Ue dove la Germania punta al 65% e gli altri Stati membri rimangono fermi al 55%».

Per realizzare il nuovo obiettivo, il programma del nuovo governo tedesco ha, infatti, dovuto innalzare all’80% il contributo delle rinnovabili al mix produttivo elettrico nel 2030, ma anche in questo caso pochi mesi dopo il pacchetto RepowerEU ha proposto di portare alla stessa data dal 40% al 45% il contributo complessivo delle rinnovabili, target che per quelle elettriche comporta proprio una percentuale prossima all’80%.

Analogamente, il pacchetto propone di innalzare dal 9% al 13% l’incremento dell’efficienza energetica, obiettivo prossimo al 15%, considerato quello minimo per rispettare gli obiettivi di decarbonizzazione in Germania dal ministro tedesco per il clima, Robert Habeck.

Viceversa, il nuovo programma tedesco è più timido per il phase-out del carbone, “idealmente” previsto per il 2030, mentre è esplicito nel dichiarare indispensabile in questo decennio la produzione di energia elettrica mediante centrali a gas.

Anche in questo caso, il pacchetto della Commissione propone che gli Stati membri aggiungano ai propri PNRR misure per la sicurezza energetica, investendo 10 miliardi in nuove infrastrutture gas (per le quali fornisce indicazioni molto dettagliate) e rafforzando quelle esistenti.

Stando così le cose, poiché RepowerEU prevede che gli Stati membri aggiornino entro il 2024 i propri piani (PNIEC), tenendo conto dei target proposti dal pacchetto, ed è elevata la probabilità che questi non escano sostanzialmente modificati dall’esito della concertazione tra Consiglio e Parlamento europeo, in Italia decisori politici e stakeholder dovrebbero porsi come prioritario un duplice interrogativo.

Come fornire risposte adeguate a questa nuova sfida, tenendo presente che le riforme finora approvate hanno solo parzialmente ridotto i ritardi nel permitting e che non disponiamo nemmeno di una bozza del Pniec coerente con obiettivi al 2030 ormai in via di superamento?

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