Regolamento Ue su emissioni di metano: le aziende oil & gas costrette a ridurle

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Il Consiglio Energia ha concordato la sua posizione sul regolamento Ue in merito ai rilasci di CH4 in atmosfera, che verrà sottoposto al Parlamento.

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Le compagnie delle energie fossili (gas, petrolio e carbone) dovranno monitorare e ridurre le emissioni di metano associate alle loro attività e infrastrutture, come pozzi, miniere, gasdotti, depositi di stoccaggio.

Lo prevede la proposta di regolamento Ue su cui, lunedì 19 dicembre, il Consiglio Energia ha raggiunto un accordo di orientamento generale.

Lo stesso giorno, il Consiglio aveva approvato il tetto al prezzo del gas e le procedure accelerate per le fonti rinnovabili.

La nuova intesa sulle emissioni di metano è importante perché si tratta è un gas serra molto potente, circa 80 volte più della CO2 nei primi venti anni di permanenza in atmosfera, ed è responsabile di circa il 30% del riscaldamento globale attuale.

Tanto che a novembre 2021, alla Cop 26 di Glasgow, era stato lanciato il Global Methane Pledge, un’iniziativa internazionale cui aderisce anche la Ue, volta a ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030.

Le aziende del settore oil & gas, spiega una nota del Consiglio, dovranno monitorare tutte le possibili fonti di emissioni (pozzi, piattaforme offshore, reti di trasporto e così via), tracciarne le emissioni e adottare misure di mitigazione per prevenire e ridurre al minimo le perdite di metano dalle loro attività.

I gestori di impianti e infrastrutture, si precisa, “dovranno misurare le emissioni di metano e redigere relazioni sulle stesse, che saranno controllate da verificatori indipendenti accreditati” (neretti nostri nelle citazioni).

Gli stessi gestori dovranno rilevare e riparare le fuoriuscite di metano, al di sopra di determinati livelli, effettuando indagini sulle fuoriuscite in diversi tipi di infrastrutture a intervalli prestabiliti. Il primo tentativo di riparazione dovrà essere fatto entro 5 giorni da quando si è rilevata una perdita, mentre ci saranno 30 giorni di tempo per completare la riparazione.

I pozzi offshore di petrolio e gas di profondità superiore a 700 metri saranno esentati.

Il Consiglio però ha definito un testo meno ambizioso, in diversi punti, rispetto alle proposte della Commissione; ad esempio, ha aumentato i limiti di rilevamento e le soglie di riparazione.

Nel testo si prevede anche il divieto alle due pratiche (venting e flaring: rispettivamente, il rilascio intenzionale di gas e la combustione in torcia di gas), che sono responsabili di elevate emissioni di metano in atmosfera.

Tali pratiche, si sottolinea, saranno vietate tranne in circostanze eccezionali rigorosamente definite, come la costruzione, la riparazione, la dismissione, o il collaudo dei componenti.

Inoltre, gli Stati membri dovranno pubblicare un inventario di tutti i pozzi inattivi, i pozzi tappati temporaneamente e quelli chiusi in modo permanente e poi abbandonati.

Poi dovranno definire piani di mitigazione per bonificare, risanare e sigillare permanentemente tali pozzi, con la possibilità di esentare, in circostanze specifiche, i pozzi offshore situati a una profondità compresa tra 200 e 700 metri.

Per quanto riguarda il settore del carbone, gli Stati membri dovranno misurare e comunicare costantemente le emissioni di metano prodotte dalle miniere sotterranee in esercizio e dalle miniere a cielo aperto. Dovranno anche stilare un inventario pubblico delle miniere chiuse e abbandonate da 50 anni e misurarne le emissioni.

Ora il Consiglio è pronto a negoziare la sua posizione con il Parlamento.

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