Reddito energetico nazionale: come evitare che sia un flop

Criticità e punti di forza del fondo da 200 milioni per l'installazione gratuita di impianti fotovoltaici sui tetti delle abitazioni di famiglie a basso reddito.

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Impianti fotovoltaici su tetto finanziati completamente, a fondo perduto, per le famiglie a basso reddito.

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 8 novembre il decreto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (link in basso) che istituisce il Fondo nazionale per il reddito energetico, rendendo di fatto operativo il provvedimento che va incontro alle esigenze dei nuclei in condizione di disagio economico.

Come funziona l’incentivo

I soggetti beneficiari sono quelli con un ISEE inferiore a 15mila euro (30mila euro nel caso di nuclei familiari con almeno quattro figli a carico).

Questi potranno vedersi installare piccoli impianti fotovoltaici domestici, con potenza tra 2 e 6 KW, a costo zero, grazie a contributi in conto capitale in misura pari ai costi ammissibili (2.000 euro come quota fissa e 1.500 euro come quota variabile, cioè per ogni kW installato).

Gli importi servono a coprire interamente le spese di installazione di impianti fotovoltaici realizzati in assetto di autoconsumo, connessi ad utenze di consumo per le quali è attivo, al momento della domanda, un contratto di fornitura elettrica intestato al beneficiario o a un suo familiare ai fini ISEE.

Sono inclusi anche servizi obbligatori (per una durata non inferiore a 10 anni) come una polizza assicurativa multi-rischi, manutenzione e monitoraggio delle performance dell’impianto.

Non rientrano invece nel finanziamento a fondo perduto i costi di esercizio connessi al servizio di misura dell’energia prodotta svolto dal gestore di rete competente, gli obblighi risarcitori correlati ai casi di decadenza dal beneficio e la disinstallazione di tutti i componenti di impianto alla fine del suo ciclo di vita.

Per poter ottenere il contributo le abitazioni che ospitano gli impianti devono costituire la residenza anagrafica dei beneficiari ed essere accatastate nel gruppo A (con esclusione di quelle che rientrano nelle categorie A1, A8, A9 e A10).

Il fondo rotativo

In totale il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha stanziato 200 milioni in conto capitale per il biennio 2024-2025 così ripartiti: l’80% per le Regioni del Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), mentre il restante 20% è destinato alle restanti Regioni o Province autonome.

La somma, precisa il ministero, può essere incrementata con un versamento volontario da parte di amministrazioni centrali, Regioni, Province, oltre a organizzazioni pubbliche e realtà no-profit. Il fondo sarà poi rimpinguato dalla stessa energia in eccesso immessa in rete dagli impianti realizzati.

L’elettricità non direttamente autoconsumata ma che finisce nella rete non prevede infatti alcuna remunerazione per i beneficiari dell’agevolazione. Le somme spettanti dal ritiro dedicato da parte del Gse di questa energia andranno invece ad alimentare per venti anni lo stesso Fondo nazionale, che ha natura rotativa, incrementando le risorse a disposizione per ulteriori contributi.

Quando partirà?

L’istituzione del Fondo era stata prevista dalla delibera Cipe n. 7 del 17 marzo 2020 per favorire l’autoconsumo energetico delle famiglie a basso reddito, ma le risorse sono rimaste bloccate a lungo.

L’idea di sostenere individui e nuclei familiari in condizioni di disagio economico affinché possano dotarsi di impianti fotovoltaici residenziali per l’autoconsumo è stata sperimentata inizialmente in Sardegna, poi nel Lazio e in Puglia, prima di passare a un regime nazionale.

L’operatività del Fondo sarà garantita dal Gestore dei Servizi Energetici (Gse), che predisporrà una piattaforma informatica digitale per la gestione delle istanze di accesso alle agevolazioni, per l’erogazione di queste ultime e per il relativo monitoraggio.

Da un punto di vista pratico, per richiedere il Reddito bisognerà attendere che il Gse realizzi questo portale web e stili il regolamento di accesso al Fondo.

L’ente gestirà le modalità di presentazione delle richieste di iscrizione, che verranno prese in considerazione in ordine cronologico, senza limiti di tempo, ma fino all’esaurimento delle risorse stanziate. Anche gli obblighi e i requisiti richiesti, le modalità di verifica ai fini dell’inserimento nel registro e le modalità di aggiornamento di quest’ultimo saranno appannaggio del Gse.

I rischi per l’efficacia reale

In sede di scrittura del regolamento, un nodo cruciale saranno le modalità di pagamento degli installatori. “A loro va riconosciuto un pagamento SAL di almeno il 50% dopo che avranno inserito i documenti sul portale, mentre il resto deve essere corrisposto dopo i controlli a campione”, spiega Andrea Zanotti, consigliere nazionale di Italia Solare, parlando con QualEnergia. Questo per evitare che senza un anticipo, in casi di scarsa liquidità, gli installatori abbiano poco interesse a realizzare il lavoro.

“Il mercato del fotovoltaico ormai è raddoppiato – ammonisce l’esperto – e gli installatori saranno rari da trovare. Si rischia che ci sia richiesta da parte dei cittadini ma che nessun fornitore sia lì a soddisfarla”. Un po’ come avvenuto con l’esperimento pugliese, in cui le aziende hanno preferito lavorare col Superbonus 110% perché garantiva loro maggiori margini di guadagno e sicurezze.

Il secondo pericolo è che troppe poche persone che avrebbero diritto ad usufruire della misura non ne vengano mai a sapere: le famiglie con ISEE sotto i 15mila euro generalmente hanno altre priorità rispetto a progettare l’installazione di pannelli fotovoltaici sui propri tetti, “per cui servirà che i Comuni creino sportelli permanenti con la cittadinanza, informandola proattivamente”, spiega Zanotti. Solo con un’attenta promozione che parta dal territorio si può scongiurare il rischio che il target non venga raggiunto.

Insomma, si tratta di una misura che va nella direzione giusta perché punta a coprire di pannelli fotovoltaici tetti di abitazioni che altrimenti difficilmente sarebbero stati raggiunti, e perché consente allo Stato di aprire un circolo virtuoso agendo da vero e proprio investitore.

Ma c’è grande attenzione sulle norme applicative ancora da scrivere, che dovranno tenere conto di queste criticità per evitare che il Reddito energetico si trasformi da una buona opportunità in un flop.

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