Raffrescare casa risparmiando energia: mini guida a climatizzatori, condizionatori e altre soluzioni

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Climatizzatori fissi o portatili, con o senza unità esterna, ventilatori, raffrescatori evaporativi, solar cooling: una panoramica sulle soluzioni per stare al fresco senza far schizzare i consumi elettrici.

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Ogni estate, puntuale, si ripresenta il tormentone su come scegliere/utilizzare nel modo migliore il climatizzatore.

Di recente abbiamo pubblicato una guida agli incentivi in vigore nel 2019 e un approfondimento su pro e contro dei climatizzatori fissi con motore integrato, ma le tecnologie per raffrescare la propria abitazione sono diverse. Quali scegliere?

Con l’avvertenza che la fretta, spesso, è una cattiva consigliera, perché spinge a preferire una soluzione la più immediata possibile, con pochi o nulli interventi “invasivi” (opere murarie, fori, modifiche degli impianti). Proponiamo allora una mini-guida di orientamento.

Climatizzatori fissi

Tralasciamo gli apparecchi più economici, quelli on/off di vecchia concezione, per concentrarci sui climatizzatori multi-split in pompa di calore elettrica aria-aria, con tecnologia inverter. Sono quelli più efficienti, silenziosi e versatili.

Per prima cosa, bisogna calcolare la potenza necessaria per raffrescare adeguatamente l’appartamento, espressa in BTU (British Thermal Unit). Il punto di partenza allora è 340 BTU/h x mq. Ad esempio, per una stanza di 20 metri quadrati, servirà un apparecchio con una potenza di almeno 6.800 BTU/h.

Tuttavia, è sempre bene affidarsi a un installatore esperto. Un calcolo più preciso, infatti, dovrebbe includere altri fattori, come il grado di isolamento termico della stanza, il numero delle finestre, le caratteristiche degli infissi.

Un errore da evitare è sovradimensionare le singole unità interne, pensando di raffrescare contemporaneamente più ambienti: ogni stanza dovrebbe avere il suo climatizzatore, per ottenere il massimo beneficio senza far impennare le bollette. Sul corretto utilizzo del climatizzatore, segnaliamo i consigli pratici pubblicati da ENEA, oltre alla nostra guida sugli incentivi disponibili.

Conviene sempre acquistare modelli in classe A+ o superiore. Quando si esamina l’etichetta energetica, bisogna prestare molta attenzione al rapporto di efficienza energetica stagionale (SEER).

Un valore elevato è indice di massima efficienza: significa che la potenza frigorifera espressa dalla macchina richiede un minore assorbimento di elettricità, rispetto a una macchina con un valore SEER inferiore. Altre due “voci” importanti sono il consumo stagionale di energia, espresso in kWh/anno e i livelli di potenza sonora in decibel delle unità esterne e interne.

Climatizzatori portatili

Mediamente più rumorosi e meno efficienti dei parenti fissi, i climatizzatori portatili sono sicuramente pratici, più economici, facili da installare senza alcuna opera muraria/impiantistica, a differenza di quelli fissi che prevedono l’installazione di uno o più motori esterni.

Sulla reale trasportabilità di questi apparecchi c’è da fare un appunto: è vero che si possono sistemare in qualunque angolo della casa, ma è altrettanto vero che si portano dietro il loro tubo flessibile con diametro di una dozzina di centimetri, indispensabile per eliminare l’aria calda in uscita.

Il tubo, quindi, va innestato in qualche modo in una finestra, con un buco nel vetro o semplicemente appoggiandolo sul davanzale e tenendo la finestra socchiusa (in questo caso, però, si fa entrare aria più calda nell’ambiente). In commercio esistono anche delle guarnizioni da montare tra infisso e telaio, in cui inserire il flessibile, ma non sono granché belle a vedere. C’è da dire, insomma, che alcuni vantaggi dei portatili, tra cui compattezza e funzionalità, vengono un po’ sminuiti dall’antiestetica presenza del tubo.

Fissi, ma senza unità esterna

In alcune circostanze, il problema diventa l’unità esterna: appartamenti senza balconi, edifici storici vincolati, regolamenti condominiali che vietano/limitano l’installazione di queste unità sulle facciate dei palazzi.

Allora si può valutare il climatizzatore fisso monoblocco con tubi a muro: di regola, bisogna praticare due fori del diametro di 16 centimetri (uno di ripresa e uno di mandata) in un una parete perimetrale. Oppure si può scegliere una macchina “tutto in uno”, quindi senza unità esterna, che utilizza l’acqua per raffreddare il condensatore.

Il consumo idrico può arrivare a circa un metro cubo giornaliero nelle giornate estive più calde. Ovviamente, un climatizzatore di questo tipo va collegato con due tubi dell’acqua, in entrata e in uscita.

Ventilatori

Di ventilatori esistono tantissimi tipi. A soffitto, a piantana, da appoggio, a torre, senza pale, con nebulizzatore d’acqua integrato.

Rinfrescare l’abitazione, in questo caso, non significa raffreddare l’aria a una determinata temperatura, bensì favorire l’evaporazione dell’umidità dalla nostra pelle. La corrente d’aria generata dal ventilatore serve proprio a dare una sensazione di frescura e benessere.

I principali vantaggi di questi apparecchi sono due: la praticità, innanzitutto, perché basta collegarli a una qualunque presa elettrica e l’economicità, perché costano molto meno dei climatizzatori (si parte da poche decine di euro) e consumano pochissima energia.

I modelli più di design, inoltre, possono essere utilizzati anche come elementi di arredo. I parametri più importanti da valutare sono: grandezza e diametro delle pale, portata massima espressa in metri cubi/ora, rumorosità, possibilità di orientare il flusso d’aria e regolare a diverse velocità la rotazione delle pale.

Raffrescamento evaporativo

Non poteva mancare un accenno al raffrescamento evaporativo, che a differenza dei climatizzatori usa un principio di raffreddamento naturale che non richiede l’uso di gas refrigeranti o di costosi compressori. Ecco in sintesi come funziona: un ventilatore aspira l’aria dall’ambiente, convogliandola contro un pannello di cellulosa, costantemente bagnato grazie a un impianto che attinge l’acqua da una vaschetta o nei sistemi di taglia maggiore da allacci all’impianto idrico.

L’aria, quindi, attraversando il pannello evaporativo, si raffredda cedendo calore all’acqua e facendola così evaporare.

I raffrescatori evaporativi, a differenza dei climatizzatori portatili, non necessitano di un tubo per espellere all’esterno l’aria calda e, inoltre, consentono di tenere porte e finestre aperte. Hanno inoltre costi d’installazione e gestione notevolmente inferiori a quelli di un comune impianto di climatizzazione: ad esempio consumano approssimativamente 1/4 dell’elettricità di un tradizionale condizionatore.

Per l’impiego domestico ci sono molti raffrescatori evaporativi mobili, di dimensioni contenute e facili da trasportare.

I raffrescatori evaporativi hanno però un grosso limite che li rende poco adatti all’uso in casa in ambienti chiusi. Il meccanismo con cui funzionano, far passare l’aria in un filtro bagnato, infatti crea umidità nell’ambiente, con tutti gli svantaggi del caso, in primis un calore percepito maggiore a parità di temperatura.

Raggiunto un certo quantitativo locale di umidità inoltre il processo fisico alla base del funzionamento è sempre più difficile e meno efficiente, diminuendo le prestazioni della macchina, che però continua a far aumentare l’umidità dell’ambiente.

Per questo il raffrescamento evaporativo è indicato soprattutto per esterni o per ambienti in cui c’è un ricambio continuo di aria: è popolare ad esempio nei grandi capannoni industriali, che spesso devono tenere i portoni aperti e che dispongono anche di impianti di aspirazione.

Solar cooling

Infine, parliamo di solar cooling. Questa tecnologia è ancora poco diffusa in Italia, soprattutto in campo domestico, perché gli impianti in commercio (da circa 20 kW di potenza frigorifera in su) sono più adatti ai grandi ambienti industriali e commerciali e ai sistemi centralizzati.

Per solar cooling si intende l’abbinamento del solare termico con una macchina frigorifera ad assorbimento, che sfrutta l’energia termica immagazzinata nel fluido grazie ai collettori solari termici. L’output finale è acqua refrigerata utilizzabile per il raffrescamento estivo degli edifici.

La roadmap sul solare per riscaldamento e raffrescamento recentemente pubblicata dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) prevede, e spera, che il solar cooling sia capace di coprire il 17% della domanda mondiale di freddo nel 2050.

Nonostante questo ambizioso traguardo, però, la realtà appare al momento diversa: negli ultimi 10 anni, infatti, la penetrazione nel mercato di questa tecnologia è stata molto contenuta e spesso limitata, soprattutto per i costi ancora alti anche se, come i climatizzatori fissi, gli impianti di solar cooling in certe situazioni possono usufruire di incentivi quali detrazioni fiscali per ristrutturazioni o efficienza energetica o del nuovo Conto Termico.

 

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