PNIEC poco ambizioso sulle rinnovabili e con troppo gas: le critiche delle associazioni ambientaliste

Greenpeace, Legambiente e WWF in audizione alla Camera sul Piano nazionale per l’energia e il clima al 2030.

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Molte critiche al Piano nazionale per l’energia e il clima al 2030 (PNIEC) sono arrivate dalle associazioni ambientaliste, sentite in audizione dalla X commissione Attività produttive della Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva su come adeguare la strategia energetica nazionale agli obiettivi del PNIEC.

(Si veda anche la raccolta di QualEnergia.it – Tutto sul Piano nazionale integrato Energia e Clima)

In sostanza, il piano dell’Italia secondo Greenpeace, Legambiente e WWF è poco ambizioso e poco innovativo, perché continua ad assegnare un ruolo preponderante al gas naturale.

In particolare, scrive Greenpeace nella sua memoria (vedi allegati in basso), nel piano (neretti nostri in tutte le citazioni) “vengono ampiamente sottostimate le energie rinnovabili, soprattutto quelle elettriche” mentre il gas “consolida la propria importanza per i decenni a venire” perché viene utilizzato “come centro del modello energetico”.

Altri due punti negativi, si legge nel documento, sono la mancanza di uno scenario per azzerare le emissioni nette di CO2 al 2050 e per quanto riguarda la mobilità, l’eccessivo peso assegnato alla diffusione delle auto ibride plug-in rispetto alle vetture elettriche “pure”.

E per accelerare la transizione fuori dei combustibili fossili, Legambiente propone, ad esempio, di cancellare tutti i sussidi diretti-indiretti alle fonti inquinanti e di ridurre il ruolo previsto per il gas al 2030, grazie a un mix di misure (più efficienza energetica e rinnovabili, stop agli investimenti in nuove infrastrutture per il gas).

Anche il WWF è molto critico sull’idea del PNIEC di “spingere il settore gas nei suoi usi tradizionali”.

Nella sua memoria, il WWF, infatti, ricorda che il meccanismo del capacity payment (vedi anche qui gli ultimi aggiornamenti sul tema) “ha visto richieste di autorizzazione già per circa 8.000 MW a gas” mentre il meccanismo “ha una sua valenza ambientale solo se l’infrastruttura che viene realizzata è a supporto della penetrazione delle rinnovabili, altrimenti si trasforma in un incentivo alle fonti fossili”.

 

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