Più tasse anti-CO2 sui voli: la richiesta a Bruxelles dell’Italia e di altri otto paesi

Dichiarazione congiunta dei ministri dell’economia alla Commissione Ue per rilanciare il dibattito sull’opportunità di tassare maggiormente i biglietti aerei.

ADV
image_pdfimage_print

C’è anche l’Italia, con la firma del ministro dell’economia Roberto Gualtieri, tra i nove paesi (gli altri sono: Danimarca, Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Svezia) che hanno chiesto alla nuova Commissione europea di avanzare una proposta su come riformare la tassazione aerea.

In una dichiarazione congiunta, dopo aver ricordato che l’aviazione a livello globale ha un impatto rilevante sull’ambiente essendo responsabile di circa il 2,5% delle emissioni di CO2, i paesi affermano che queste emissioni e le conseguenti “esternalità negative” (l’inquinamento atmosferico in modo particolare) non sono incorporate in modo sufficiente nel prezzo dei biglietti dei voli.

Il problema, infatti, evidenziano i ministri delle finanze che hanno siglato il documento, è che manca una politica coordinata a livello europeo sulla tassazione dei trasporti aerei.

Era stata l’Olanda, nei mesi scorsi, a chiedere per prima un intervento a Bruxelles volto a ridurre le emissioni inquinanti dell’aviazione attraverso misure di carbon pricing; in caso contrario, il governo olandese si era detto pronto a varare una nuova tassa nazionale sui voli dal 2021.

Intanto la Germania dal 2020 farà pagare di più i viaggi aerei e investirà maggiori risorse nelle ferrovie (prevista anche un’Iva agevolata al 7% sui biglietti dei treni), allo scopo di rendere più veloci e competitivi gli spostamenti su ferro sulle medie-lunghe distanze.

Una buona parte del dibattito sull’aviazione ruota intorno alla possibilità di tassare il jet-fuel.

Al momento, infatti, il kerosene impiegato sui velivoli è esente da accise, ma Bruxelles pare sempre più intenzionata a valutare una riforma complessiva dei sussidi ai combustibili fossili, al cui interno potrebbe trovare posto una nuova imposizione fiscale sul carburante aereo (magari una sorta di flight carbon tax).

La partita è apertissima.

D’altronde, l’aviazione è un settore molto difficile da decarbonizzare, perché le alternative all’uso di jet-fuel tradizionale, come il bio-kerosene ricavato dalle biomasse o l’elettrificazione degli aeromobili, sono ancora molto lontane da una possibile applicazione su vasta scala, a causa dei costi elevati e degli attuali limiti tecnologici.

Così un recente studio di Citigroup ritiene che i meccanismi finanziari per compensare le emissioni di CO2 degli aerei (carbon offsetting) diventeranno un business di enormi proporzioni nei prossimi anni, tanto da impattare per svariati miliardi di dollari sui profitti delle compagnie aeree.

Compensare le emissioni significa, in sostanza, pagare un extra costo sulla tariffa aerea standard, che può essere a carico delle compagnie o dei singoli passeggeri, con cui finanziare programmi ambientali in varie parti del mondo o investimenti in mezzi di trasporto (ferrovie, ad esempio) a basse emissioni di CO2.

ADV
×