Lo sviluppo accelerato delle tecnologie pulite abbassa i costi dell’energia, non li aumenta.
Questo il presupposto fondamentale di una transizione energetica più equa e accessibile secondo la Iea (International energy agency), che ritiene che si debba velocizzare l’adozione delle soluzioni tecnologiche a basse emissioni di CO2 in tutti i settori (edifici, trasporti, produzione elettrica, industrie).
Il compito principale dei governi, evidenzia l’Agenzia internazionale dell’energia nel nuovo rapporto intitolato “Strategies for Affordable and Fair Clean Energy Transitions”, è fare in modo che le energie pulite diventino economicamente accessibili per chi ha difficoltà a sostenere i costi iniziali di investimento, ad esempio per riqualificare le abitazioni utilizzando isolamento termico e pompe di calore.
In molti casi, osserva la Iea, le tecnologie pulite sono già più competitive in termini di costi, nel corso della loro vita utile, rispetto a quelle che utilizzano combustibili convenzionali come carbone, gas naturale e petrolio.
Eolico e fotovoltaico, ad esempio, sono spesso le opzioni più economiche, quando si deve realizzare nuova capacità di generazione elettrica; mentre i veicoli elettrici, nonostante abbiano costi iniziali più elevati rispetto ai veicoli endotermici, in genere garantiscono un risparmio complessivo grazie alle minori spese operative.
Lo stesso vale per gli apparecchi ad alta efficienza energetica, come i condizionatori d’aria, rispetto a quelli meno performanti. Tuttavia, occorre sbloccare maggiori investimenti a livello globale nelle diverse tecnologie low carbon, soprattutto nelle economie emergenti, dove questi investimenti sono in ritardo a causa di rischi reali o percepiti che ostacolano i nuovi progetti e l’accesso ai finanziamenti.
Senza dimenticare le distorsioni nell’attuale sistema energetico globale, sotto forma di sussidi ai combustibili fossili.
Difatti, i governi di tutto il mondo hanno speso collettivamente circa 620 miliardi di dollari nel 2023 per sovvenzionare l’uso delle fonti fossili, molto più dei 70 miliardi di dollari destinati a supportare gli investimenti dei consumatori nell’energia pulita.
I prezzi al dettaglio dell’elettricità, rimarca la Iea, sono in genere meno volatili rispetto ai prezzi dei prodotti petroliferi. Tuttavia, oggi circa la metà della spesa energetica totale dei consumatori è destinata ai prodotti petroliferi e solo un altro terzo all’elettricità.
“I dati chiariscono che quanto più rapidamente si procede verso la transizione all’energia pulita, tanto più conveniente sarà per i governi, le imprese e le famiglie”, commenta il direttore esecutivo della Iea, Fatih Birol, precisando che “se i politici e i leader del settore rimandano l’azione e la spesa oggi, domani finiremo tutti per pagare di più”.
In sostanza, per rendere l’energia più equa e accessibile per un maggior numero di persone bisogna accelerare le transizioni, non rallentarle, ma ciò comporta anche un livello più alto di aiuti a famiglie, comunità e imprese in modo da contrastare la povertà energetica.
Nel 2022, durante la crisi energetica globale, i consumatori hanno speso quasi 10 trilioni di dollari (10mila miliardi di $) per l’energia – una media di oltre 1.200 $ per ogni persona sulla terra – anche dopo aver scontato i sussidi e il sostegno di emergenza da parte dei governi.
Si tratta del 20% in più rispetto alla media negli ultimi cinque anni, con i prezzi elevati che hanno colpito più duramente i più vulnerabili, sia nelle economie in via di sviluppo che in quelle avanzate.
Il rapporto quindi rileva che incentivi e sostegni, mirati in particolare alle famiglie più povere, possono migliorare l’adozione delle tecnologie energetiche pulite.
Quali misure si possono adottare?
Tra gli esempi fatti dalla Iea, si parla di:
- programmi di ammodernamento dell’efficienza energetica destinati alle famiglie a basso reddito;
- obbligare le utility a finanziare sistemi di riscaldamento e raffrescamento più efficienti;
- rendere più facilmente disponibili apparecchi a elevata efficienza;
- fornire opzioni di trasporto pulito e a prezzi accessibili, compreso un maggiore sostegno ai trasporti pubblici e ai mercati dei veicoli elettrici di seconda mano;
- sostituire i sussidi ai combustibili fossili con sussidi mirati per i più vulnerabili;
- utilizzare i proventi derivanti dal prezzo della CO2 per affrontare le potenziali disuguaglianze sociali che potrebbero sorgere durante le transizioni energetiche.
L’intervento politico sarà fondamentale per affrontare le forti disuguaglianze che esistono nell’attuale sistema energetico, dove le tecnologie “sostenibili” sono fuori dalla portata di molte persone.
Quasi 750 milioni di persone nelle economie emergenti e in via di sviluppo non hanno accesso all’elettricità, oltre 2 miliardi di persone utilizzano metodi tradizionali per cucinare (come la legna da ardere).
Allo stesso tempo, il 10% più povero delle famiglie nelle economie avanzate spende fino a un quarto del proprio reddito disponibile in energia per la casa e i trasporti, anche se consuma meno della metà dell’energia rispetto al 10% più ricco.
Si rileva infine che il rischio di shock dei prezzi non scompare nelle transizioni verso le fonti rinnovabili.
Le tensioni e gli sconvolgimenti geopolitici, infatti, “rimangono importanti potenziali motori di volatilità, sia nei combustibili tradizionali sia, più indirettamente, nelle catene di approvvigionamento di energia pulita”.
Inoltre, “il passaggio a un sistema energetico più elettrificato mette in gioco anche una nuova serie di rischi che sono più locali e regionali, soprattutto se gli investimenti nelle reti, nella flessibilità e nella risposta alla domanda restano indietro”.
In particolare, “i sistemi elettrici sono vulnerabili all’aumento degli eventi meteorologici estremi e degli attacchi informatici, rendendo cruciali investimenti adeguati nella resilienza e nella sicurezza digitale”.
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