Pichetto: “nel nuovo Pniec 80 GW di rinnovabili”

L'anticipazione sul nuovo Piano nazionale Energia e Clima che il ministro si è impegnato a presentare entro il 30 giugno. Ma Pichetto non ci tiene a fare dell'Italia un esempio internazionale di green economy.

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“Nel nuovo Piano nazionale Energia e Clima prevediamo 80 GW di rinnovabili nei prossimi 7-8 anni, per ribaltare la proporzione con le fonti fossili”.

Lo ha annunciato ieri, 17 maggio, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto, intervenendo nell’ambito del Forum PA, al convegno “Politica, tecnologie e infrastrutture per la sicurezza energetica di lungo periodo”.

Il ministro ha ricordato le scelte fin qui prese per diversificare l’approvvigionamento energetico, riferendosi a interventi che riguardano in primis il gas naturale: “con la rotta sud dall’Africa”, “la pianificazione di nuovi rigassificatori”, “la crescita della potenzialità impiantistica e infrastrutturale”.

La nostra sfida amministrativa, ha spiegato Pichetto, “riguarda l’impatto dei cambiamenti climatici, come ci ricordano i fatti dell’Emilia-Romagna”.

“L’obiettivo – ha detto – è globale, non ci interessa essere noi una best-practice. O raggiungiamo tutti il risultato o le conseguenze le abbiamo di fronte a noi”.

Ma un tale approccio, secondo la nostra testata, è errato in partenza, perché i fatti e la storia ci dimostrano che non avremo mai una sintonia o armonia sulle strategie di transizione con tutti i paesi avanzati, né in termini di target né tanto meno di simultaneità o tempistica. Troppe le differenze tra paese e paese e tra aree geografiche. Continuare a fare queste dichiarazioni non fa che proteggere lo status quo, fodamentalmente fossile.

Essere una best pratice, invece, può dare un vantaggio competitivo all’economia. Anche se bisognerebbe saper pianificare questo processo. E qui abbiamo parecchie, troppe, perplessità sulla nostra politica.

Pensiamo anche solo al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici: dopo essere rimasto nei cassetti per oltre 5 anni al momento (da febbraio) è in consultazione per la valutazione ambientale strategica.

Tra i temi affrontati dal ministro anche il Pnrr, sul quale ha ricordato “l’impegno del governo per la semplificazione, con interventi sullo sblocco delle rinnovabili, la corsia veloce sull’idrogeno, le liberalizzazioni del ‘minieolico’ e dell’agrivoltaico”.

Tra i nodi individuati dal ministro sul settore pubblico, “la ricerca di nuove competenze in linea con le complessità crescenti e una migliore governance delle scelte ambientali”.

Sui tempi del Pniec, ricordiamo, lo scorso 10 maggio il ministroha ribadito l’impegno a presentarlo entro il 30 giugno (“a costo di licenziare tutti”, aveva dichiarato).

Il Mase prevede di aver raccolto tutte le osservazioni e i dati entro fine maggio, e, nella prima settimana di giugno, di fare una verifica rispetto alle grandi pianificazioni di Enel, Eni e Terna.

Sul Pnrr, Pichetto ci aveva spiegato che si sta valutando “quali misure sono ancora attuali e se sono fattibili nel triennio che abbiamo davanti”, prima della scadenza” del Pnrr, come noto al 2026: le misure “essenziali e necessarie, ma che non abbiamo la certezza che si concludano entro il 2026”, dovranno essere trasportate sul fondo di sviluppo e coesione, che non ha la scadenza 2026, oppure sui fondi strutturali ordinari”.

In quella occasione, cioè solo otto giorni fa, il ministro aveva dichiarato che il decreto con gli incentivi a comunità energetiche e autoconsumo collettivo sarebbe tornato da Bruxelles “spero a ore, ma diciamo a giorni”.

Ma ad oggi il decreto ancora non si è visto. Stando alle anticipazioni di Pichetto, dovrebbe rimanere “quasi uguale” alla versione inviata (si veda QualEnergia.it), ma, è probabile che si rivedano “leggermente al ribasso” i premi.

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