Piccole utilizzazioni geotermiche, in vigore il decreto con le semplificazioni

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Il documento pubblicato in G.U. e un riepilogo delle novità.

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È stato pubblicato in Gazzetta ufficiale ed è entrato in vigore lo scorso 14 ottobre il decreto con le prescrizioni per gli impianti di produzione di calore da risorsa geotermica, che sono destinati al riscaldamento e alla climatizzazione di edifici e alla produzione di elettricità.

In particolare il testo, allegato in basso e firmato lo scorso 30 settembre, individua in quali casi si applica la Pas, la procedura abilitativa semplificata, e quelli in cui invece l’installazione è considerata attività di edilizia libera.

In base all’articolo 3 del DM, l’installazione di un impianto geotermico rientra nell’edilizia libera se:

  • le sonde geotermiche si estendono, se orizzontali, a profondità non superiore a 2 metri dal piano campagna e/o, se verticali, a profondità non superiore a 80 metri dal piano campagna;
  • la potenza termica dell’impianto è inferiore a 50 kW;
  • gli impianti sono realizzati a servizio di edifici già esistenti.

La Pas invece si applica se:

  • le sonde geotermiche si estendono, se orizzontali, a profondità non superiore a 3 metri dal piano campagna e/o, se verticali, a profondità non superiore a 170 metri dal piano campagna;
  • la potenza termica dell’impianto è inferiore a 100 kW.

Nel decreto ci sono anche alcune prescrizioni tecniche di carattere generale. Per esempio, la progettazione degli impianti a sonde geotermiche a circuito chiuso con potenza termica superiore a 50 kW e fino a 100 kW va effettuata determinando i parametri termici del sottosuolo mediante un Trt o mediante una adeguata campagna di indagini per la caratterizzazione geologica e termica dei terreni.

L’articolo 4 precisa inoltre che la progettazione degli impianti a sonde geotermiche a circuito chiuso con potenza termica non superiore a 50 kW può essere effettuata, in alternativa al Trt, desumendo i parametri termici del sottosuolo da dati di letteratura o da stratigrafie già disponibili dell’area interessata o di siti adiacenti.

I materiali, poi, devono avere caratteristiche in linea con le norme tecniche Uni e il fluido vettore da utilizzare negli impianti a sonde geotermiche a circuito chiuso deve essere a basso impatto ambientale, con preferenza per l’acqua potabile, eventualmente addizionata con glicole propilenico a uso alimentare o altro anticongelante con caratteristiche equivalenti in termini di tossicità e biodegradabilità. Non è ammesso l’utilizzo di inibitori della corrosione.

Il provvedimento entra poi nel merito delle prescrizioni tecniche per la perforazione, la qualificazione degli installatori, i dati di progetto e collaudo, e il registro telematico delle piccole utilizzazioni locali.

Il testo, arrivato dopo una lunga attesa, non soddisfa pienamente le aspettative delle associazioni del settore, che ritengono poco determinanti le scelte fatte. In particolare il Coordinamento Free e Arse ritengono che le semplificazioni per i piccoli impianti geotermici rappresentino “un passo avanti troppo timido, che porterà benefici inferiori al 15-20% del potenziale conseguibile”.

Come evidenzia uno studio elaborato da Elemenscitato anche da QualEnergia.it e ricordato da Free e Arse –  l’adozione diffusa della geotermia, abbinata alle pompe di calore di nuova generazione, consentirebbe di ridurre il consumo di gas per riscaldamento nelle abitazioni di almeno 5 miliardi di mc, le emissioni di CO2 equivalenti in atmosfera di circa 13 milioni di tonnellate all’anno e un risparmio per le famiglie italiane di circa 7-8 miliardi di euro all’anno agli attuali prezzi del gas naturale.

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