Piano Energia e Clima e target 2030, da dove partiamo?

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Visti gli obiettivi al 2030 che il nostro paese vuole darsi in attuazione delle nuove direttive europee, riepiloghiamo i risultati che l'Italia ha raggiunto sui “vecchi” impegni, quelli per il 2020 del “Pacchetto 20 20 20”.

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Rinnovabili al 30% dei consumi finali lordi di energia e al 21,6% di quelli dei trasporti. Riduzione dei consumi di energia primaria del 43% rispetto allo scenario PRIMES 2007 e taglio dei gas serra per i settori non ETS del 33% rispetto al 2005.

Sono questi gli obiettivi per il 2030 che l’Italia vorrebbe darsi, secondo la proposta di Piano Energia e Clima pubblicata dal Governo e messa in consultazione, la cui versione definitiva dovrà essere pronta entro fine 2019, come previsto dal Clena Energy Package europeao e in particolare dal regolamento sulla Governance dell’Unione dell’energia.

Ma come si è arrivati a questi target? Quali altri impegni ha sottoscritto il nostro paese e a che punto siamo rispatto ai traguardi che ci stiamo per porre?

Vediamo di riepilogare.

L’accordo di Parigi

Fin dalla sottoscrizione del Protocollo di Kyoto, l’Unione europea e i suoi Stati membri si sono impegnati in un percorso finalizzato alla lotta ai cambiamenti climatici attraverso l’adozione di politiche e misure comunitarie e nazionali di decarbonizzazione dell’economia.

Percorso confermato durante la XXI Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro per la lotta contro i cambiamenti climatici, svoltasi a Parigi nel 2015, che con decisione 1/CP21, ha adottato l’Accordo di Parigi. L’Accordo stabilisce la necessità del contenimento dell’aumento della temperatura media globale “ben al di sotto dei 2°C” e il perseguimento degli sforzi di limitare l’aumento a 1.5°C, rispetto ai livelli preindustriali.

L’Italia ha firmato l’accordo il 22 aprile 2016 e lo ha ratificato l’11 novembre 2016 e questo è entrato in vigore il 4 novembre 2016, è stato ratificato, ad oggi documento, da 184 delle 197 Parti della Convenzione Quadro.

Gli obiettivi 2020

L’Ue già da molto prima ovviamente è impegnata su fronte clima: con il Consiglio europeo di marzo 2007 per la prima volta è stato previsto un approccio integrato tra politiche energetiche e per la lotta ai cambiamenti climatici, con il Pacchetto Clima-Energia 2020.

Gli obiettivi del Pacchetto, alcuni dei quali vincolanti, sono stati recepiti nelle legislazioni nazionali degli Stati membri a partire dal 2009. Tra gli obiettivi vincolanti, l’Italia ha un target di riduzione delle emissioni di gas serra per i settori non regolati dalla Direttiva ETS del 13% entro il 2020 rispetto ai livelli del 2005.

Per quanto riguarda la promozione delle fonti di energia rinnovabile l’Italia ha l’obiettivo di raggiungere nel 2020 una quota pari al 17% di energia da rinnovabili nei consumi finali lordi di energia e un sotto-obiettivo pari al 10% di energia da rinnovabili nei consumi finali lordi di energia nei trasporti.

I risultati raggiunti sulle rinnovabili

Nel 2017 i consumi finali lordi complessivi di energia (ovvero la grandezza introdotta dalla Direttiva 2009/28/CE ai fini del monitoraggio dei target UE sulle FER) in Italia si sono attestati intorno a 120 Mtep e quelli di energia da FER intorno a 22 Mtep: la quota dei consumi coperta da rinnovabili si attesta dunque sul 18,3%, valore superiore al target assegnato all’Italia dalla Direttiva 2009/28/CE per il 2020.

Per quanto riguarda il settore elettrico, nel 2017 il 35% circa della produzione lorda nazionale proviene da FER; la fonte rinnovabile che nel 2017 ha fornito il contributo più importante alla produzione elettrica effettiva è quella idraulica (35% della produzione elettrica complessiva da FER), seguita dalla fonte solare (23%), dalle bioenergie (19%), dalla fonte eolica (17%) e da quella geotermica (6%).

Nel settore termico proviene da rinnovabili poco meno del 20% dei consumi energetici complessivi. In particolare, nel 2017 sono stati consumati circa 11,2 Mtep di energia da FER, di cui circa 10,3 Mtep in modo diretto (attraverso caldaie individuali, stufe, camini, pannelli solari, pompe di calore, impianti di sfruttamento del calore geotermico) e circa 0,9 Mtep sotto forma di consumi di calore derivato (ad esempio attraverso sistemi di teleriscaldamento alimentati da biomasse).

La fonte rinnovabile più utilizzata nel 2017 per i consumi termici è la biomassa solida (circa 7,9 Mtep), utilizzata soprattutto nel settore domestico in forma di legna da ardere e pellet. Assumono grande rilievo anche le pompe di calore (2,65 Mtep), mentre sono ancora limitati i contributi dei bioliquidi, del biogas, della fonte geotermica e di quella solare.

Per quanto riguarda il settore trasporti nel 2017 sono stati immessi in consumo circa 1,2 mln t di biocarburanti (contenuto energetico pari a 1,06 Mtep), in larga parte costituiti da biodiesel.

I risultati raggiunti sull’efficienza energetica

Sull’efficienza energetica il nostro paese è messo relativamente bene. I consumi finali di energia (esclusi gli usi non energetici) nel 2016 sono stati pari a 115,9 Mtep (fonte: bilanci energetici Eurostat), in lieve diminuzione rispetto al 2015 (-0,3%). Il settore trasporti ha ribadito il calo degli ultimi anni, assestandosi su un consumo di 39,1 Mtep (-1,1%); il consumo del settore residenziale è stato pari a 32,2 Mtep (-1,0% rispetto al 2015).

In controtendenza, invece, i settori servizi e industria, che hanno registrato incrementi dei consumi pari rispettivamente a +0,3% e +1,4%, determinati principalmente dalla dinamica dell’attività economica.

Nel 2016 l’intensità energetica primaria dell’Italia, cioè il rapporto tra consumi di energia e Pil, è stata pari a 107,8 tep/mln€2005; il calo rispetto al 2015 (-1,8%) è determinato dalla riduzione dei consumi primari a fronte della crescita del PIL; in generale, nel 2016 l’Italia ha mostrato una riduzione dell’intensità energetica tra le più importanti dell’Unione europea.

La progressiva incidenza delle FER e la riduzione dell’intensità energetica hanno contribuito, negli ultimi anni, alla riduzione della dipendenza del nostro paese dalle fonti di approvvigionamento estere; la quota di fabbisogno energetico nazionale soddisfatta da importazioni nette rimane elevata, pari al 76,5%, ma più bassa di circa 6 punti percentuali rispetto al 2010.

Nel 2017 riprende a crescere, dopo un decennio di riduzione quasi continua, la domanda di energia primaria (+1,5% rispetto al 2016); questa è soddisfatta sempre meno dal petrolio (che comunque rappresenta un terzo del totale), dai combustibili solidi (al 6,1%) e dall’energia elettrica importata (al 4,9%). Cresce invece il contributo del gas (al 36,2%) e si conferma quello delle fonti rinnovabili (pari a poco meno di un quinto).

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