Petrolio, la variante Omicron spinge verso l’oversupply

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Alcune condizioni indicherebbero un prossimo periodo con un maggiore equilibrio sui mercati petroliferi. Le previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia.

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L’impennata di nuovi casi di Covid dovrebbe rallentare la ripresa della domanda globale di greggio l’anno prossimo, mentre l’offerta aumenterà, ponendo le condizioni per un periodo di maggiore equilibrio sui mercati petroliferi.

Lo ha indicato l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) nel suo ultimo rapporto mensile sui mercati petroliferi.

La comparsa della variante Covid-19 Omicron alla fine di novembre ha scatenato forti vendite di greggio, per il timore che nuove chiusure delle attività economiche avrebbero affossato la domanda di petrolio, ma il pessimismo iniziale ha ora lasciato il posto a una risposta più misurata, ha notato la Iea.

Il quadro permane comunque incerto: il prezzo del greggio Brent di riferimento per l’Europa è crollato di 15-17 dollari al barile a novembre, toccando un minimo di 68,87 dollari il 1° dicembre, prima di risalire a circa 74 dollari al barile al momento, in calo di oltre 10 dollari rispetto ad ottobre.

La Iea ha rivisto al ribasso la domanda media di petrolio di circa 100.000 barili al giorno dal rapporto del mese scorso sia per il 2021 che per il 2022. La domanda globale di petrolio è ora destinata ad aumentare di 5,4 milioni di barili al giorno nel 2021 e di 3,3 milioni di barili al giorno nel 2022, quando tornerà ai livelli pre-pandemici di 99,5 milioni di barili al giorno, secondo l’agenzia.

L’impennata dei nuovi casi di Covid dovrebbe quindi rallentare solo temporaneamente, senza interrompere, la ripresa della domanda di petrolio che è in corso.

La produzione mondiale di petrolio è comunque destinata a superare la domanda da questo dicembre, guidata dalla crescita delle estrazioni negli Stati Uniti e nei paesi OPEC+. La produzione ha infatti superato la soglia degli 80 milioni di barili al giorno per la prima volta dall’inizio del 2020.

Stati Uniti, Canada e Brasile sembrano destinati a pompare ai ritmi annuali più alti di sempre, aumentando la produzione globale non-OPEC+ di 1,8 milioni di barili al giorno nel 2022, ed estendendo quindi la tendenza al rialzo della produzione fino a 2022 inoltrato.

Anche l’Arabia Saudita e la Russia potrebbero raggiungere dei record di produzione se i restanti tagli fissati nei mesi scorsi dall’OPEC+ venissero completamente annullati. In tal caso, dice la Iea, l’offerta globale salirebbe di 6,4 milioni di barili al giorno l’anno prossimo, rispetto all’aumento di 1,5 milioni di barili al giorno atteso per il 2021.

A breve termine, ulteriori barili potrebbero provenire dalle riserve strategiche di petrolio (SPR). Gli Stati Uniti hanno annunciato il 23 novembre un rilascio fino a 50 milioni di barili dalle loro SPR, con azioni parallele da parte di Cina, India, Corea del Sud, Giappone e Regno Unito, nel tentativo di alleggerire i prezzi dell’energia.

Mentre i dettagli sui volumi e le tempistiche sono ancora scarsi, i rilasci combinati delle SPR potrebbero potenzialmente ammontare a 70 milioni di barili, secondo la Iea.

Questi volumi, se assorbiti dal mercato, potrebbero aiutare a riempire le scorte industriali esaurite. Le scorte di settore nei paesi OCSE sono infatti scese di 21 milioni di barili in ottobre calando a 737 milioni di barili, circa 240 milioni sotto la media quinquennale più recente. E le stime parlano di un ulteriore calo di 23 milioni a novembre, ha indicato la Iea.

Il costante aumento dell’offerta, combinato con l’allentamento della domanda, ha notevolmente placato le tensioni sui mercati.

Supponendo che l’OPEC+ continui a ridurre i suoi tagli produttivi, un’eccedenza di 1,7-2 milioni di barili al giorno potrebbe materializzarsi fra il primo e secondo trimestre dell’anno prossimo, ponendo le condizioni per un periodo di maggiore bonaccia per il settore, ha concluso la Iea.

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