Anche quest’anno Legambiente ha pubblicato un’anticipazione del consueto rapporto “Pendolaria“, che racconta il cambiamento, in termini di quantità e qualità, dei treni in circolazione e di conseguenza degli effetti sulla vita quotidiana dei pendolari di tutta Italia.
Secondo il rapporto, spiega una nota introduttiva dell’associazione ambientalista, i disagi per i cittadini sono ancora rilevanti da Sud a Nord: in troppe aree del Paese infatti anno dopo anno i treni si riducono; i tempi di percorrenza si allungano, con la conseguenza che sempre più persone abbandonano questa modalità di trasporto perché trovano convogli sempre più affollati, vecchi e con continue cancellazioni.
Il risultato è che molti sono così costretti a spostarsi in auto o pullman con evidenti ripercussioni anche sull’inquinamento delle nostre città.
L’ex Circumvesuviana – gestita da EAV – la Roma Nord-Viterbo e la Roma-Ostia Lido – gestita da ATAC – anche quest’anno si confermano le linee ferroviarie peggiori d’Italia secondo l’anticipazione del dossier.
A completare la classifica delle 10 linee peggiori, che nel complesso coinvolgono oltre 3 milioni di pendolari, troviamo tratti ferroviari che coinvolgono tutta la Penisola: la Milano-Chiasso, la Torino-Chivasso-Ivrea-Aosta, la Genova-Ovada-Acqui Terme, la Verona-Rovigo, la Terni-Sansepolcro, la Battipaglia-Potenza-Metaponto, la Agrigento-Palermo.
Un dato positivo indubbiamente c’è – evidenzia Legambiente – si riduce l’età dei mezzi in circolazione. Continua infatti la dismissione dei convogli più vecchi in molte regioni, con l’età media arrivata a 15,4 anni rispetto al 2017 (quando il dato era di 16,8), grazie al trend iniziato negli scorsi anni con l’immissione di nuovi convogli da parte di Trenitalia.
Il miglioramento è avvenuto soprattutto al Nord e al Centro, dove è diminuita l’età media ed il numero di treni con più di quindici anni di età per l’immissione di nuovi convogli e di dismissione di quelli più vecchi.
In Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna si vedranno miglioramenti nei prossimi anni grazie agli investimenti programmati nei Contratti di Servizio con Trenitalia. In Campania nonostante gli investimenti in corso, l’età media rimane alta (19,7) soprattutto a causa dell’anzianità del parco rotabile di EAV (ex Circumvesuviana, Sepsa e Metro Campania NordEst); stessa situazione nel Lazio, dove sono sempre più evidenti le differenze tra la penosa condizione dei mezzi ATAC e quelli delle linee FL frequentate dai convogli Trenitalia.
La seconda, grande, questione – aggiunge l’associazione – riguarda il numero di treni in circolazione. Purtroppo, malgrado negli ultimi dieci anni i pendolari siano aumentati passando da 2,7 a 2,9 milioni sui treni regionali (+7%), il numero di treni in circolazione nelle regioni è aumentato solo dell’1,1%.
Pendolaria in Lombardia
Dal dossier – sottolinea una nota di Legambiente Lombardia – si evince che il sistema ferroviario lombardo è sicuramente molto sviluppato rispetto al resto d’Italia, ma ancora oggi deve risolvere problemi decennali: il 53% delle linee è a binario unico, molte linee non sono elettrificate e le motrici viaggiano a diesel ed infine ad un costante aumento dei passeggeri non corrispondono un miglioramento della qualità del trasporto e del servizio.
Un dato positivo – aggiunge la nota – come sottolineato anche a livello nazionale, è la riduzione dell’età dei treni in circolazione, con una media si 16,3 anni e il 46% dei 473 convogli circolanti in regione ha più di 15 anni, grazie ad una progressiva dismissione di quelli più vecchi e l’introduzione di nuovi mezzi.
A gennaio, infatti, arriveranno i primi nuovi treni di Trenord, ne sono previsti 180 con 1 miliardo e 600 mila euro d’investimento, ma continuano a circolare convogli di oltre 30 anni di servizio, con punte di 45.
Per quanto riguarda i tagli ai servizi, la Lombardia non ha operato una sforbiciata alle tratte previste sul territorio, come è invece avvenuto in altre regioni, a fronte però di un aumento tariffario del 30,3 % e di una riduzione di risorse a Milano sul trasporto pubblico locale per 3,6 milioni nel 2020 oltre al contributo straordinario di 6milioni e 600mila.
“Per aumentare il numero di treni in circolazione servono risorse e nuove politiche da parte della Regione, a cui è stata trasferita la responsabilità in materia di treni locali dal 2000”, spiega Barbara Meggetto, Presidente di Legambiente Lombardia.
“Non basterà avere nuovi convogli se la manutenzione delle linee sulle quali viaggiano non è all’altezza del servizio che oggi viene richiesto dai tanti utenti che vogliono lasciare a casa l’auto e abbracciare uno stile di vita più sostenibile – continua la Presidente – serve aumentare l’intermodalità, ma per farlo, occorre un sistema flessibile con l’integrazione di mezzi che sempre più abbiano la priorità rispetto al traffico privato. Solo così la richiesta sempre crescente dei pendolari potrà essere soddisfatta. In caso contrario sono solo chiacchiere di amministratori poco coraggiosi”.
Ogni anno il dossier elegge le 10 tratte peggiori d’Italia. Nel 2018 era stata indicata come peggiore la linea Brescia-Casalmaggiore-
Quest’anno è la Milano-Chiasso a ricevere la maglia nera per il peggior servizio a causa del numero di ritardi e soppressioni senza preavviso registrati nell’arco dell’anno e del sovraffollamento dei treni: tra Seregno e Milano, infatti, viaggiano ogni giorno circa 40.000 utenti su un numero di convogli inadeguato perché questa linea si interseca a Seregno con la S9 (Saronno-Seregno-Milano-
La Milano-Chiasso risente già oggi del passaggio dei treni internazionali che percorrono la direttrice verso il nord Europa e ancora di più ne risentirà con il completamento del sistema AlpTransit, previsto nel 2021. Questa linea è infatti parte integrante del sistema di collegamento ferroviario internazionale, ad oggi però solo parte dei lavori di ammodernamento e sistemazione delle linee è in corso.
“La linea scelta come peggiore in Lombardia è esemplificativa delle tante difficoltà che sono costretti ad affrontare i pendolari nel loro viaggio casa-lavoro e casa-scuola ogni giorno – sottolinea Meggetto – Non dimentichiamo altre tratte che registrano costantemente forti disagi per gli utenti, come la Brescia-Treviglio-Milano, la Asso-Seveso-Milano, la Milano-Tirano e la Lecco-Bergamo-Milano. Stupisce, infatti, che i collegamenti tra i capoluoghi siano ancora così poco efficienti e sempre più problematici, come nel caso della Bergamo-Brescia o della Como-Lecco, tracciando un quadro di isolamento tra province attigue”.