Qualcosa sta cambiando? Con una lettera ad alcune amministrazioni comunali dell’Alta Valtellina lo scorso 1° giugno, 2i Reti gas, uno dei principali operatori italiani nella distribuzione di gas, rinuncia a portare avanti il progetto di metanizzazione in quell’area.
La causa, secondo l’operatore, è nella mancanza dell’approvazione dei tracciati interni da parte di alcuni Comuni.
Ricordiamo però che a maggio l’Autorità Garante della Concorrenza e dei Mercati (Agcm) aveva recepito una denuncia dell’associazione Fiper che evidenziava come i ventilati progetti di metanizzazione dell’Alta Valtellina avrebbero recato danni alla concorrenza ad altre tecnologie come il teleriscaldamento a biomasse, peraltro anche poco efficienti economicamente (con i costi scaricati alla fine sui consumatori) e contrari al necessario processo di decarbonizzazione.
Progetti di questo tipo andrebbero ad ostacolare, si ammoniva, l’opportunità di investimenti nel teleriscaldamento efficiente, che prevedono il 50% di utilizzo di fonti rinnovabili o il 50% calore di scarto o il 75% di calore da cogenerazione ad alto rendimento o il 50% di una combinazione delle precedenti fonti.
Sul passo indietro 2i Rete gas, Walter Righini, presidente Fiper, ha affermato che “ci fa ben sperare sullo sviluppo di nuove iniziative di teleriscaldamento alimentato a biomassa legnosa derivante dalla gestione dei boschi locali, come pure le valutazioni di alcuni Comuni montani del Piemonte o della Bresciana di voler passare dal metano già esistente alle fonti rinnovabili”.
Una posizione da sempre sostenuta dalla Fiper, che oggi sta recependo da parte di alcune amministrazioni comunali montane l’idea di voler intraprendere fattivamente la via del teleriscaldamento efficiente. “Decisioni che consolidano la convinzione che per le aree montane, da sempre dotate di importanti fonti rinnovabili locali, sia indispensabile attivarsi a livello locale e nazionale per avviare progetti che mirano all’autonomia dalle fonti fossili e creino reddito sul territorio”, ha detto Righini.
Proprio in vista delle Olimpiadi 2026, che si fondano sulla sostenibilità ambientale, il tema energetico è strategico per il marketing territoriale e il settore turistico e anche per questo è importante un utilizzo di fonti rinnovabili e non certo di fonti fossili.
“Mi auguro che anche altri Comuni non metanizzati, tra cui i 47 del Trentino oggetto di un altro progetto di metanizzazione, valutino le altre possibilità green che il territorio offre loro”, ha detto il presidente Fiper.
Ne avevamo parlato su QualEnergia.it raccontandolo come un caso di conservatorismo energetico: quei Comuni del Trentino occidentale, tra la Val di Non e la Val di Sole, stanno infatti chiedendo, in accordo con la Provincia autonoma di Trento, di essere metanizzati, mentre oggi sono alimentati da gasolio o gpl; la Provincia dovrebbe pubblicare il bando in autunno.
Eppure, sarebbero ancora in tempo per rivedere questa scelta puntando su un diverso modello di fornitura energetica: pompe di calore, anche geotermiche, energia solare, energia da biomassa a filiera corta per impianti di riscaldamento o anche teleriscaldamento.
Un recente studio di Elemens dimostra che il teleriscaldamento potrebbe contribuire in modo rilevante a diminuire le importazioni italiane di gas dalla Russia e migliorare la sicurezza energetica nazionale.
Sviluppando tutto il potenziale di questa tecnologia in Italia – grazie ai nuovi impianti di quarta generazione ancora più efficienti – si potrebbero tagliare le importazioni di gas di circa 2,12 miliardi di Smc (standard metri cubi), quasi il 10% del combustibile fossile oggi acquistato da Mosca.
Fiper torna poi alla carica sulla necessità di una rapida emanazione del Bando previsto dalla misura del Pnrr riguardante la promozione di sistemi di teleriscaldamento efficiente che era previsto per fine aprile.
Sul tema si erano svolte a fine 2021 diversi incontri tra il Ministero della Transizione Ecologica e le associazioni di categoria.
Secondo Righini “è prioritario recuperare il ritardo sui tempi di emanazione, altrimenti il rischio è di non raggiungere l’obiettivo di avvio di ampliamento reti esistenti e realizzazione di nuovi impianti nei tempi previsti da Bruxelles, ovvero giugno 2026”
“Proprio in questo momento di emergenza – dice Righini – accelerare la transizione verso sistemi di teleriscaldamento alimentati a fonti rinnovabili, in particolare le biomasse legnose, è un’opportunità strategica per emanciparsi dal metano e contenere i costi del riscaldamento per i clienti”.
In conclusione vogliamo citare un progetto europeo, RES-DHC, che ha affrontato la complessità dei progetti di teleriscaldamento, sviluppando strumenti in grado di accompagnare tutte le fasi, dalla pianificazione strategica su scala locale o regionale, fino alla progettazione di singole reti e delle loro centrali di produzione, soprattutto nell’ottica di un teleriscaldamento di quarta o di quinta generazione, che faccia quindi massiccio ricorso a diverse tipologie di fonti rinnovabili che operano anche in sinergia (Gli attrezzi giusti per un teleriscaldamento efficiente).