Il recente rapporto EY “Nucleare Italia: il punto della situazione” (pdf) dello scorso febbraio “a sostegno” del Decreto delega al governo sul nucleare è in sostanza un “riconfezionamento” dello studio Ambrosetti già presentato lo scorso settembre a Cernobbio, e criticato da GB Zorzoli sulla Staffetta Quotidiana del 25 ottobre scorso, per le ipotesi indimostrate che assume per calcolare i costi del “nuovo” nucleare.
Come leggiamo nel rapporto di EY, tra i progetti di maggior rilievo è il NuWard su cui si è costituita una collaborazione tecnologica tra aziende francesi e italiane:
Tra i progetti di maggior rilievo si trova NUWARD, un concetto europeo di reattore modulare (SMR) sviluppato da EDF. Questa tecnologia, progettata per rispondere alle sfide della decarbonizzazione e della sicurezza energetica, è al centro di una collaborazione tra EDISON, ANSALDO ENERGIA, ANSALDO NUCLEARE ed ENEA.
Il progetto NUWARD era originariamente basato su “tecnologie innovative” con unità da 170 MW elettrici, ma è stato abbandonato dalla società francese TechnicAtome nel luglio 2024.
Sempre a luglio 2024, EDF aveva annunciato di voler riprogettare il reattore – dopo 4 anni di studi sul precedente progetto – scegliendo “tecnologie provate” (PWR) con una potenza da 400 MWe; dunque, fuori dalla definizione IAEA di SMR che è si riferisce a unità massime 300MW.
Ma al di là delle definizioni formali, quello che emerge è che si tratta di un progetto di nuovo reattore basato però su tecnologia convenzionale, reattori ad acqua pressurizzata: proprio la stessa tecnologia bocciata dal referendum del 2011 che cancellò di fatto il memorandum of understanding firmato da Berlusconi e Sarkozy, che prevedeva la costruzione di quattro reattori di generazione III+ EPR, sempre reattori ad acqua pressurizzata, solo di potenza maggiore.
Peraltro, l’annuncio di voler “semplificare” il progetto andrà valutato sul piano della sicurezza del reattore: le “complicazioni” dell’EPR sono legate infatti all’obiettivo di avere una sicurezza maggiore.
Il rapporto EY cita le stime dello studio Ambrosetti, che assume un costo dei nuovi reattori di 6.500 €/kW installato, inclusi gli oneri finanziari.
Le analisi IEA assumono un costo simile per i reattori di maggior potenza, ma “overnight”, cioè senza oneri finanziari.
Il costo a consuntivo del reattore EPR di Flamanville – come stimato dalla relazione della Cour des Comptes dello scorso 14 gennaio – è stato di 23,7 miliardi di euro per 1.630 MW di potenza elettrica netta. Dunque, oltre 14.500 €/kW installato, oneri finanziari inclusi.
Che reattori di potenza un quarto dell’EPR possano avere un costo totale del kW installato meno della metà dei reattori di maggior potenza contraddice tutta la storia della tecnologia nucleare.
Che, infatti, è andata costruendo reattori via via di maggior potenza proprio per ridurre i costi specifici del kW installato, con l’economia di scala.
Questo è un altro elemento che evidenzia il carattere propagandistico di questi rapporti: ci sarebbe economia di scala costruendo impianti più piccoli anziché di potenza maggiore.
Un’affermazione sconfessata non solo dalla storia della tecnologia, ma anche dalla recente analisi del MIT sul costo futuro dei reattori AP1000 e della loro versione SMR, AP300 (piccoli reattori modulari da 300 MWe): il costo dell’elettricità prodotta dagli AP300 è stimata maggiore di quasi il 50% rispetto a quella che in futuro potrà essere prodotta dai più grandi, e finora costosissimi, reattori AP1000.
Nel caso degli EPR francesi, come ha scritto recentemente Robert Wright sul Financial Times, i costi di questi reattori sono andati crescendo dal primo costruito in Finlandia a quelli in costruzione nel Regno Unito. Una “curva di disapprendimento”: anziché scendere, come accade per le rinnovabili, i costi del nucleare salgono nel tempo e persino per lo stesso tipo di reattore.
Quali siano invece dati ed elaborazioni citati nel Piano nazionale energia e clima, alla base dell’affermazione che lo scenario col nucleare costi meno di quello solo con le rinnovabili, non è ancora dato sapere.
A gennaio abbiamo chiesto un accesso agli atti per leggere un rapporto la cui pubblicazione era stata annunciata per lo scorso ottobre. Non vorremmo che qualcuno stia “aggiustando” i numeri per renderli coerenti con l’affermazione del minor costo di uno scenario col nucleare, affermazione indimostrabile con i dati di fatto qui citati.
La richiesta è stata poi girata alla “Piattaforma per un nucleare sostenibile”, un ossimoro istituzionale. Attendiamo la risposta.
Un altro elemento per così dire “bizzarro” nel rapporto di EY è quello che il nucleare sarebbe integrabile in uno scenario dominato dalle rinnovabili.
Grazie alla capacità di regolare la fornitura di energia alla rete elettrica, essenziale per garantire la stabilità della rete data l’intermittenza delle rinnovabili, il nuovo nucleare può dare un grande aiuto alla rete, riducendo la necessità di stoccaggio per la stabilità della rete.
Operando sulla modulazione di energia, l’energia prodotta dal nuovo nucleare può essere ridotta per lasciare spazio alle rinnovabili o reimpiegata, ad esempio, per la fornitura di calore e per alimentare sistemi di stoccaggio termico o impianti di produzione di idrogeno decarbonizzato.
I reattori nucleari che utilizzano le tecnologie convenzionali non possono modulare la fornitura di energia per compensare la variabilità di fonti come il solare e l’eolico.
Quindi quella affermazione è tecnicamente falsa. Che poi gli impianti nucleari possano far risparmiare rispetto alla costruzione di batterie industriali – che in termini di modulazione non hanno rivali – i cui costi sono invece in rapida discesa, è un’altra affermazione ancora più assurda: i costi sono in continua discesa e il loro massiccio utilizzo come in California e nel “trumpiano” Texas ne sono la prova evidente.
Il rapporto EY, come lo studio Ambrosetti del settembre 2024 ampiamente citato da EY, è solo un esercizio sofisticato di propaganda basato sul nulla.
Di ritorno al nucleare in Italia si parlerà nel corso di un workshop a KEY2025 di Rimini il 6 marzo (ore 14,15): “Nucleare: può rappresentare una sfida per il futuro in Italia? Prospettive tecnologiche ed economiche a confronto” (Sala Diotallevi 1, Hall Sud). Tra i relatori Giuseppe Onufrio (Greenpeace Italia).