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Niente da fare anche nei trasporti: di nuovo bocciato il PNIEC italiano

Al pari degli altri paesi Ue, l’Italia incappa nelle critiche di Transport & Environment sulle misure definite nei piani per l’energia e clima al 2030, considerate scarse e inefficaci.

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Arriva un’altra schietta bocciatura per il Piano nazionale integrato sull’energia e il clima al 2030 (PNIEC) trasmesso dall’Italia a Bruxelles.

Dopo le critiche di Wind Europe e di Eurelectric è l’associazione indipendente Transport & Environment (TE) a mettere il semaforo rosso, o giallo nei casi più fortunati, sui programmi con cui gli Stati membri Ue puntano a ridurre le emissioni inquinanti e promuovere le tecnologie pulite.

Nei giorni scorsi, anche il commissario europeo per il Clima, Miguel Arias Cañete, ha chiesto maggiore chiarezza al governo italiano su obiettivi e strumenti del PNIEC, pur condividendo la sua impostazione generale (vedi qui).

La bocciatura di TE riguarda l’intera politica italiana/europea dei trasporti, che secondo l’organizzazione non consentirà di raggiungere gli obiettivi climatici previsti per il 2030.

Olanda, Gran Bretagna e Spagna sono le tre nazioni più virtuose, evidenziano le analisi di TE, soprattutto perché hanno pianificato di bandire la vendita di auto con motori a combustione interna tra il 2030 e il 2040, ma anche i loro piani restano incerti e poco efficaci in molti aspetti, si legge nel Draft National Energy and Climate Plans transport ranking (allegato in basso).

L’Italia è al diciassettesimo posto su 28 nazioni; “scarso” (poor) è il giudizio complessivo dato da Transport & Environment alla nostra politica per i trasporti al 2030, come riassume la mappa seguente.

Tra gli elementi positivi del PNIEC italiano, precisa la scheda-paese compilata dagli esperti di TE, c’è la volontà di potenziare i collegamenti ferroviari per le merci e le persone, senza dimenticare le misure per favorire gli spostamenti intermodali bici-treno.

E poi c’è il capitolo dedicato allo sviluppo delle auto elettriche e dei punti per la ricarica, con progetti che coinvolgono le nuove tecnologie per il rifornimento “intelligente” come il Vehicle-to-Home (V2H), in modo da consentire il dialogo bidirezionale tra la rete domestica e la batteria del veicolo.

Tuttavia, prosegue l’analisi, all’Italia è rimproverato il peso eccessivo rivolto all’utilizzo futuro di gas nelle sue varie forme, in particolare il metano per autotrazione e il gas naturale liquefatto per navi e camion; inoltre, il PNIEC ignora il settore aereo e tende a sovrastimare la diffusione di veicoli ibridi plug-in (PHEV: quelli con motori benzina/diesel abbinati alla trazione elettrica con la possibilità di ricaricarsi alla presa di corrente), a scapito dei modelli alimentati esclusivamente dalle batterie.

Il giudizio poi è totalmente negativo per quanto riguarda l’impiego di biocarburanti: l’Italia, infatti, sostiene TE, fa troppo affidamento sul biometano per centrare il suo traguardo sui combustibili “verdi” avanzati nei trasporti (quelli non ricavati da colture alimentari), ma lo stesso biometano è richiesto anche da altri settori, quindi non si capisce bene come saranno suddivisi i consumi di tale risorsa.

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