Nel corso delle ultime settimane il grido d’allarme sulla risalita del costo gas è stato lanciato da diversi analisti.
Il think tank italiano per il clima Ecco, ad esempio, già a metà dicembre stimava rincari per l’anno termico 2024-2025 prendendo in considerazione l’esempio di tre città in condizione climatica differente: Milano, Roma e Palermo.
La scorsa settimana, invece, Arera ha segnalato come il costo finale del metano per i clienti nel servizio di tutela della vulnerabilità sia aumentato del 2,5% tra novembre e dicembre 2024.
È del 6 gennaio, infine, un’analisi diffusa da Unimpresa, secondo la quale le Pmi italiane pagheranno cumulativamente quasi 1,6 miliardi di euro in più per le forniture di gas quest’anno, con l’inevitabile spettro di un riflesso sul prezzo dei prodotti finali e sulla tenuta occupazionale.
Un discorso che non migliora se la riflessione si sposta sul piano europeo. Goldman Sachs, infatti, la scorsa settimana ha segnalato che sul finire del 2024 i prezzi gas nel Vecchio Continente sono saliti del 14%, fino a poco più di 50 euro per MWh.
A complicare tutto ciò ci sono diversi fattori, noti e meno noti: il blocco delle forniture dalla Russia attraverso l’Ucraina scattato il 1° gennaio 2025; i livelli degli stoccaggi in ribasso rispetto agli anni precedenti (in Italia -2,4% a fine 2024 rispetto a fine 2023, comunque sopra la soglia di guardia); il freddo atteso in questo inverno; i giochi di borsa.
A richiamare quest’ultimo aspetto è un recente approfondimento del Corriere della Sera, per il quale le quotazioni al mercato europeo di riferimento del gas, il Ttf di Amsterdam, hanno una proporzionalità diretta rispetto alle strategie di 380 fondi di investimento che, ovviamente, hanno logiche d’azione del tutto private.
Lo stop dell’import russo, intanto, non preoccupa l’Ue che la scorsa settimana ha riunito il suo Gas Coordination Group. La Commissione e gli Stati membri dell’Europa centro-orientale hanno fatto il punto della situazione rilevando che, “grazie all’efficiente lavoro preparatorio e al coordinamento non vi sono problemi di sicurezza dell’approvvigionamento”.
A garantire tale ottimismo è l’Italia insieme alla Germania, che offrono “rotte alternative” rispetto alla direttrice Mosca-Kiev. La prospettiva dello Stivale “hub del gas”, d’altro canto, è una sorta di evergreen che spesso ritorna, ma che evidentemente non produce un effetto diretto sui prezzi al consumo, a prescindere dalla liquidità del mercato nazionale.
Cause ed effetti di un mercato gas “nervoso”
A offrire una sintesi sul piano europeo di quanto detto è Arne Lohmann Rasmussen, analista capo e responsabile della ricerca della danese Global Risk Management, società che si occupa della gestione dei rischi legati alla volatilità dei prezzi energetici.
Sui suoi profili social Rasmussen parla appunto di “mercato del gas nervoso dal primo giorno del nuovo anno”. In particolare, “ritengo che l’aumento del 25% dei prezzi del gas Ttf nel quarto trimestre 2024 sia dovuto a vari fattori e non solo al timore che il transito del gas attraverso l’Ucraina si fermi”.
All’ascesa dei prezzi hanno dunque contribuito, secondo l’analista, il calo dello stoccaggio gas Ue, “ora inferiore di quasi 15 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, l’elevata domanda di gas da ottobre e il calo dell’import di Gnl nell’Europa nord-occidentale (-22% nel IV trimestre sullo stesso periodo 2023).
Quest’ultimo dato si giustifica con una “competizione globale per il Gnl che si è intensificata, soprattutto da parte dell’Asia. Per gran parte del 2024 è stato più redditizio per i produttori statunitensi spedire gas naturale liquefatto in Asia e non in Europa. Le importazioni cinesi, ad esempio, sono state superiori del 10% e del 22% nel 2024 rispetto al 2023 e al 2022”.
Rasmussen, poi, conferma quanto scritto dal Corriere della Sera in Italia, parlando di un possibile effetto “speculatori” sul prezzo gas al Ttf.
Guardando al prossimo futuro, “vi è un rischio crescente che l’Unione europea esca dall’inverno con bassi livelli di stoccaggio del gas, il che rende costoso il loro rifornimento nel 2025”.
Soluzioni e alternative per la crisi del gas
Le proposte per superare questa situazione non mancano di certo, almeno in Italia.
Per quanto riguarda la politica, ad esempio, si segnala l’intervento del responsabile energia FdI, Riccardo Zucconi, che cita il ministro Pichetto rilanciando una proposta di maggioranza: sostenere in Europa la revisione del price cap gas a un massimo di 60 euro/MWh.
Le riforma delle regole del gioco, però, non costituisce una misura strutturale come rappresentato dalla promozione delle fonti rinnovabili.
In questa direzione, ad esempio, va Unimpresa che, nell’analisi sul costo gas per le Pmi propone anche interventi immediati di incentivazione dell’efficienza energetica e della generazione da fonti rinnovabili.
Sulla stessa linea il Coordinamento Free che poco prima della pausa natalizia spiegava: “In Italia, nel 2022, la spesa per le importazioni di gas naturale è salita a 85,4 miliardi di euro, dai 12,4 miliardi del 2019, un incremento del 588,71% che testimonia la vulnerabilità del sistema”.
L’Italia, secondo il presidente Attilio Pittelli, “è tra i Paesi europei più dipendenti dal gas nel mix energetico elettrico, con solo il 43,8% di rinnovabili, una condizione che si traduce in prezzi dell’energia più elevati rispetto ad altre nazioni come Spagna e Germania, dove le rinnovabili coprono una quota oltre il 60% del fabbisogno energetico. Un divario che comporta un costo medio dell’energia in Italia superiore fino al 40% in confronto alla Spagna e al 30% per la Germania”.
Di costo gas e alternative che arrivano dalle Fer, infine, ha parlato anche Annalisa Corrado, responsabile Clima del Pd: “Occorre accelerare ogni azione possibile per far penetrare nelle bollette i benefici del basso costo delle rinnovabili, il modo più rapido ed efficace che abbiamo di correre ai ripari, abbassando la nostra dipendenza dal gas di qualunque provenienza, che rende elevati e instabili i costi”.
Inoltre, “torniamo a chiedere al Governo e a tutte le forze politiche di prendere in considerazione la nostra proposta di riforma dell’Acquirente Unico, innanzitutto a immediata tutela dei consumatori vulnerabili”.