Irena: bisogna raddoppiare gli investimenti in rinnovabili al 2030

Necessario spostare il denaro dai progetti fossili verso le tecnologie pulite. In sintesi la “ricetta” economica per arrivare al 56% di elettricità verde in dieci anni a livello globale.

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Siamo appena entrati nel decennio che potrebbe portare a una trasformazione ancora più radicale del mix energetico, grazie alla diffusione delle fonti rinnovabili in tutto il mondo: a patto, però, di “spostare” verso le tecnologie pulite una quantità enorme di denaro togliendola ai nuovi investimenti in combustibili fossili.

Questo, in sintesi, il messaggio lanciato dall’Agenzia internazionale delle energie rinnovabili (IRENA: International Renewable Energy Agency) durante la sua decima assemblea annuale di Abu Dhabi, dove ha presentato un documento che riassume i progressi compiuti dal 2010 a oggi e le prospettive che attendono il mercato mondiale delle fonti “verdi” come l’eolico e il fotovoltaico.

Si parla, infatti, di più che raddoppiare la quota delle rinnovabili nel mix elettrico al 2030, dal 26% attuale al 57% tra dieci anni; ciò richiederebbe investimenti annuali per circa 750 miliardi di dollari su scala globale (oggi: circa 330 miliardi di $).

E una buona fetta di un simile sforzo economico potrebbe essere ottenuta dirottando sulle rinnovabili gli investimenti già pianificati nelle fonti tradizionali: l’industria fossile, scrive l’agenzia in una nota, potrebbe spendere quasi 10.000 miliardi di dollari al 2030 per progetti nel gas, carbone e petrolio, aumentando così il rischio di stranded asset (impianti e infrastrutture non più remunerative perché sopravanzate dalla concorrenza delle rinnovabili e dalle leggi per diminuire le emissioni inquinanti).

La soluzione alla crisi climatica, in sostanza, non può che arrivare da una crescita della nuova potenza installata nelle rinnovabili e da una contemporanea forte diminuzione dei finanziamenti alle energie convenzionali; ricordiamo, tra l’altro, che la stessa Banca europea per gli investimenti, alla fine del 2019, ha deciso di non finanziare più le fonti fossili dal 2021.

Intanto l’agenzia ha siglato un memorandum con la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), volto a promuovere e accelerare la diffusione dei progetti nelle rinnovabili nei paesi “coperti” dall’intervento della banca stessa.

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