A che punto siamo con gli impegni sul clima? Ecco i voti ai paesi del G20

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Un’analisi degli impegni di riduzione delle emissioni (NDC) al 2030 messi finora sul tavolo dalle potenze mondiali.

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Come si stanno posizionando le varie potenze sulla riduzione degli obiettivi di riduzione della CO2?

È interessante fare il punto proprio oggi che inizia il vertice virtuale sul clima a cui Biden ha invitato 40 leader mondiali (e che durerà fino a domani) e con l’Unione europea che solo ieri ha raggiunto un accordo sul suo target al 2030.

In aiuto ci viene BloombergNEF, che in un nuovo report (documento in basso) analizza gli impegni climatici dei paesi del G20 “traducendo” i diversi metodi di calcolo e baseline usati, per consentire un confronto su quattro parametri:

  1. riduzione assoluta delle emissioni
  2. carbon intensity
  3. emissioni pro-capite 
  4. scostamento dallo scenario business as usual (Bau).

Per stilare la sua classifica, BNEF ha creato punteggi aggregati per paese: ciascuno guadagna 5 punti se, con una qualsiasi delle quattro metodologie di misurazione, il target viene considerato compatibile con uno scenario a +1,5 °C, oppure 3 punti se coerente con l’obiettivo di fermare il global warming a 2 °C.

Come si vede, sulla base di questo sistema misto, l’Ue-27 e il Regno Unito sono i primi della classe.

L’incognita è il nuovo impegno degli Stati Uniti (ancora non noto): se si limiterà a estendere la traiettoria del suo obiettivo per il 2025, si spiega, “sarà molto indietro rispetto ai suoi pari europei”.

Potrebbe colmare il divario solo con un obiettivo al limite superiore della forchetta che l’amministrazione Biden sta considerando (un taglio da 48 al 53% sui livelli del 2005).

Riduzione asssoluta delle emissioni

Guardando ai diversi parametri, in quanto a variazione dei volumi assoluti di emissioni dal 2010 al 2030, Regno Unito, Ue e Brasile hanno gli obiettivi più ambiziosi, per tutti e tre coerenti con quanto serve per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C sui livelli preindustriali, come stabilito dall’accordo di Parigi.

Al contrario, secondo il confronto fatto da BNEF, i paesi emergenti, in particolare Turchia, India e Cina, anche raggiungendo i loro obiettivi NDC (Nationally Determined Contributions, gli impegni presi nei negoziati) per il 2030, aumenterebbero notevolmente i gas serra emessi e, poiché sono tra i principali emettitori, i loro contributi farebbero aumentare di oltre il 50% le emissioni dei paesi G20.

Carbon intensity: emissioni in base al Pil

Il problema, infatti, fa notare il rapporto, è che economie emergenti come India e Cina spesso fissano i loro obiettivi alle emissioni non in valori assoluti, ma in rapporto al Pil, con la cosiddetta carbon intensity.

Se consideriamo questo indicatore, cioè la CO2 emessa per unità di Pil, mostra il report, UK ed Europa rimangono in testa come impegni, mentre la Cina sale al settimo posto e l’India all’undicesimo: le grandi potenze emergenti andrebbero cioè meglio rispetto ai calcoli sui valori assoluti delle emissioni, ma i loro obiettivi di carbon intensity non sono comunque abbastanza aggressivi per fermare l’aumento della temperatura globale entro i 2 °C.

Emissioni pro-capite

Guardando alle emissioni pro capite, oggi, l’India ha il valore più basso, mentre i principali produttori e consumatori di combustibili fossili, Canada, Australia e Arabia Saudita, sono nella fascia alta.

Considerando l’aumento della popolazione previsto, su base pro capite, tutti gli obiettivi dei paesi del G20 tranne cinque comporterebbero emissioni inferiori.

Solo il Regno Unito raggiunge però un livello inferiore a 3,5 tonnellate a persona: quanto secondo BNEF servirebbe per stare sotto agli 1,5 °C.

Scostamento dallo scenario business as usual

Il quarto modo che il rapporto usa per leggere gli NDC e valutare la loro ambizione, consiste nel misurare il divario tra il livello di emissioni poste come obiettivo e quello che verrebbe raggiunto in uno scenario business-as-usual (Bau).

Secondo le stime fatte da BNEF con questo metodo, solo l’UE-27 sarebbe in linea con gli impegni presi a Parigi, poiché il suo obiettivo richiede un abbattimento significativo rispetto al Bau.

Per sette nazioni del G20, tra cui Cina e India, invece, le emissioni secondo i loro obiettivi per il 2030 sarebbero addirittura superiori al Bau, ovvero i loro obiettivi non incentivano la riduzione.

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