Il Governo taglia gli sconti sui carburanti: come sale l’accisa di benzina e gasolio

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La rimodulazione delle aliquote accisa sui carburanti con una riduzione degli sconti introdotti dal precedente Governo Draghi.

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Nel corso dell’ultimo Consiglio dei ministri il Governo ha deciso di rimodulare le aliquote accisa sui carburanti, optando per una riduzione degli sconti introdotti dal precedente Governo Draghi lo scorso 22 marzo per contrastare il caro carburanti.

Dal primo dicembre l’accisa sulla benzina è passata da 0,4784 a 0,5784 €/l, per gli oli da gas e il gasolio usato come carburante si va da 0,3674 a 0,4674 €/l, mentre il GPL ha visto aumentare l’accisa da 0,18261 a 0,21667 €/kg.

Quindi da questo mese, lo sconto rispetto alle “vecchie” accise di gasolio e benzina si contrarrà da circa 25 centesimi €/litro a 15 centesimi €/l (al netto dell’Iva).

Gli autotrasportatori, che prima della riduzione di marzo rivolta a tutti gli utenti, godevano di uno sconto sulle normali accise del carburante pari a 0,21 €/l (sospeso con l’entrata in vigore dei tagli), potranno contare nel frattempo su una compensazione riservata al gasolio commerciale di circa 12 centesimi. Su questo fronte, Assotir chiede invece il ripristino integrale della riduzione dedicata agli autotrasportatori professionisti.

“Ai fini di una valutazione complessiva – spiega in una nota il Segretario Generale di Assotir, Claudio Donati – occorre conoscere di preciso l’importo dello sconto riconosciuto al gasolio commerciale, che a nostro avviso dovrebbe tornare ad essere quello di sempre, vale a dire di 0,21 €/litro. È infatti evidente che, se dal 1° dicembre il gasolio costerà 15 centesimi in più al litro e la compensazione riservata al gasolio commerciale sarà di circa 12 centesimi, il rispristino del gasolio commerciale, al momento, si risolve in un lieve aumento dell’incidenza delle accise sul prezzo finale del gasolio, circa 3 centesimi in più”.

Nel grafico l’andamento del prezzo medio settimanale di benzina e gasolio tasse incluse (fonte: MiTE).

Si dichiara contrario alla riduzione degli sconti il Codacons, che in una nota spiega come “per un automobilista si tratta di un rincaro secco pari a +6,1 euro per un pieno, +146 euro su base annua ipotizzando due pieni mensili”.

A tali effetti diretti si aggiungono quelli indiretti: l’aumento dei prezzi dei carburanti alla pompa determinerà un effetto domino sui prezzi al dettaglio e sulle tariffe di una moltitudine di beni e servizi, con conseguenze disastrose sull’inflazione, in un momento in cui al contrario i listini andrebbero calmierati con ogni mezzo possibile, spiega l’associazione.

Secondo gli utlimi dati del Ministero della Transizione Ecologica i prezzi dei carburanti sono calati rispetto al picco di marzo e dei mesi estivi, anche se restano su livelli elevati: benzina e gasolio nella prima settimana di dicembre segnano rispettivamente 1.689,44 e 1.764,68 euro per mille litri di carburante; al picco del 14 marzo, con gli sconti sull’accisa già attivi, erano arrivati a 2.028,44 e 1.981,63 euro.

La decisione del Governo punta a recuperare risorse da una misura popolare e ben accolta da milioni di automobilisti ma molto dispendiosa per le finanze pubbliche.

Il taglio dell’imposta sui carburanti è costato 4,5 miliardi tra marzo e ottobre, quando il servizio studi del Senato e il servizio bilancio della Camera hanno fotografato gli effetti finanziari degli interventi contro il “caro energia”.

La successiva proroga al 18 novembre ha aggiunto al conto ulteriori 465 milioni di euro, portando il totale a 5,1 miliardi di euro in 8 mesi, finanziati attraverso l’extragettito iva.

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