Idrogeno, quando usarlo è un favore alle compagnie delle fossili

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Il fondatore di BloombergNEF spiega perché alimentare le auto con l'idrogeno e utilizzarlo per altre applicazioni come il riscaldamento domestico è una pessima strategia.

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Michael Liebreich, il fondatore di BloombergNEF, ora analista e consulente indipendente, è un fermo sostenitore di una rapida decarbonizzazione.

È anche fortemente contrario all’uso dell’idrogeno pulito in alcuni settori in cui ci sono soluzioni elettriche più economiche, già pronte ed efficienti, come per le automobili e il riscaldamento domestico.

La posizione di Liebreich è in netto contrasto con una narrativa abbastanza comune, che vede nell’idrogeno un coltellino svizzero erroneamente buono per tutti gli usi, come detto in un precedente articolo riferito al nostro Pnrr.

È una posizione in netto contrasto anche con chi all’interno del settore degli idrocarburi sta investendo decine di milioni di euro per fare pressione sulla politica, affinché avvalli e sussidi tali usi inefficienti dell’idrogeno.

Per fare chiarezza e guidare governi e aziende lontano dai mulinelli propagandistici, Liebreich ha creato quella che ha chiamato la sua “Hydrogen Ladder”, cioè “scala dell’idrogeno“: un grafico che mostra quali applicazioni dell’idrogeno non sono competitive, quali sono inevitabili per la decarbonizzazione, e quali si trovano in una fascia intermedia.

In cima alla scala, indicati come “inevitabili“, quindi opportuni da perseguire, si trovano gli usi esistenti dell’idrogeno grigio, altamente inquinante, prodotto da combustibili fossili – come i fertilizzanti a base di ammoniaca e la raffinazione del petrolio, che sono responsabili del 3-4% di tutte le emissioni globali di CO2.

Anche l’immagazzinamento di energia stagionale, l’acciaio, i prodotti chimici, il trasporto marittimo e l’aviazione a lungo raggio (che utilizzano idrogeno liquido o combustibili sintetici derivati dall’H2) sono in cima alla lista.

In fondo alla scala, indicate come “non competitive“, ci sono le auto e il riscaldamento domestico a idrogeno, che secondo lui non hanno senso quando si hanno oramai a disposizione veicoli elettrici a batteria (BEV) e pompe di calore.

Le compagnie petrolifere e del gas sanno benissimo che l’idrogeno è una pessima scelta per queste due applicazioni, ma le promuovono comunque, secondo Liebreich,  sostenitore del partito conservatore britannico che siede nel consiglio dei tecnici consultati dal governo britannico oltre ad essere anche un consulente del gigante petrolifero norvegese Equinor.

“Se sei una compagnia petrolifera e del gas, in un certo senso, l’idrogeno è una scommessa a doppio senso [come puntare contemporaneamente sul rosso e sul nero alla roulette], perché se funziona, ti sei sistemato nell’industria dell’idrogeno, ma se non funziona, hai ritardato il passaggio alla cosa su cui non investi, cioè l’elettricità. Queste aziende hanno interesse a che [l’elettrificazione] non si muova troppo velocemente, temo, nonostante tutte le loro belle parole”, ha detto Liebreich a Recharge.

Le lobby dell’idrogeno, i cui principali attori sono le società di gas fossili, ha dichiarato una spesa annuale complessiva di 58,6 milioni di euro per cercare di influenzare la politica di Bruxelles, secondo un rapporto dello scorso anno del Corporate Europe Observatory.

È contraddittorio usare idrogeno sporco per le applicazioni esistenti e proporre idrogeno pulito per auto che non esistono, se non in misura infinitesimale, secondo l’analista.

“Se fossi un governante, ogni volta che qualcuno viene a parlarmi di idrogeno… e inizia a fare presentazioni su auto, camion e treni, quello che direi è qualcosa come, ‘aspetti, lasci che la interrompa. Qual è il suo piano per i fertilizzanti? Qual è il suo piano nella vostra raffineria, visto che ora prendete il gas metano e lo usate per i fertilizzanti o nell’idrocracking. Qual è il vostro piano per passare a un idrogeno più pulito per queste applicazioni?”.

Ragioni contro le auto a idrogeno

“È così ovvio che l’idrogeno è meno efficiente perché ha questi processi chimici… tutti hanno fatto i calcoli che mostrano che se hai elettricità pulita e vuoi guidare da qualche parte, l’ultima cosa da fare è metterla in un elettrolizzatore e poi avere tutte queste altre perdite di energia e poi metterla in una cella a combustibile e avere altre perdite ancora. Non puoi infrangere le leggi della fisica, si tratta di termodinamica, è la microeconomia di qualcosa che è molto semplice contro qualcosa che è molto complesso”, ha detto Liebreich a Recharge.

Le auto elettriche sono tre volte più efficienti delle auto con celle a combustibile, e le auto a idrogeno non vincono né sullo scatto, né sulla velocità, né sul peso, ha aggiunto Liebreich.

“Quello su cui vincono è essere in grado di collegarla al bocchettone e riempirla di idrogeno per 400 miglia in cinque minuti – mettendo da parte il fatto che il bocchettone poi diventa molto freddo e in realtà la prossima persona deve aspettare che si riscaldi. Questo è molto importante [solo] se stai andando a fare un viaggio di 600 chilometri, perché al di sotto di questo tanto vale comprare un’auto elettrica. Quindi, in questo momento, l’unico vantaggio dell’auto a idrogeno, ammesso di riuscire a trovarne una da comprare, è che si può guidare per arrivare da qualche parte dove però non potrai fare rifornimento perché non ci sono stazioni di rifornimento di idrogeno”, ha proseguito l’analista.

A chi dice che le auto a idrogeno saranno necessarie perché l’infrastruttura elettrica non sarà in grado di far fronte alla ricarica di milioni di BEV, Liebreich risponde così.

“Questa è una sciocchezza. Nel 1995, la gente diceva ‘non useremo mai internet perché non ci sono abbastanza modem’. Nel 2000, ‘non faremo mai video online perché non c’è abbastanza banda’, poi, ‘non puoi fare streaming video perché non avrai mai la fibra fino a casa’. Abbiamo 30 anni da qui al 2050 e avremo sempre più investimenti. Abbiamo scavato le strade per il telefono, il gas, la fibra, l’elettricità. È una cosa che sappiamo fare. Non è fisica quantistica”.

“L’idea che si dica: no, non dobbiamo fare quell’estensione dell’infrastruttura esistente, dobbiamo costruirne una completamente nuova per il rifornimento di idrogeno; è una sciocchezza”, ha chiosato Liebreich.

Ragioni contro l’idrogeno per il riscaldamento domestico

Il settore degli idrocarburi, in particolare le società di distribuzione del gas, hanno fatto pressioni per convertire le loro reti per il funzionamento con l’idrogeno.

La conversione delle reti gas all’idrogeno, che ha molecole più piccole del metano, richiederebbe la sostituzione di tutti i tubi sotterranei del gas in metallo con quelli in polietilene, compresi quelli nascosti nei muri e sotto i pavimenti delle case. Ogni valvola del gas e ogni compressore in ogni rete dovrebbero essere sostituiti, inoltre l’energia necessaria per pompare idrogeno nella rete del gas è tre volte superiore a quella richiesta per il gas naturale.

Le pompe di calore sono invece quasi sei volte più efficienti dal punto di vista energetico delle caldaie a idrogeno, richiedendo il 150% in meno di energia primaria per produrre la stessa quantità di calore.

Ci sono anche questioni relative alla sicurezza dell’uso dell’idrogeno infiammabile nelle case, così come la qualità dell’aria, perché bruciare l’idrogeno produce ossidi nitrosi velenosi che sono anche potenti gas serra, ha sottolineato Liebreich.

“Il riscaldamento a idrogeno semplicemente non accadrà“, ha detto.

La ragione per cui le compagnie di distribuzione del gas stanno facendo pressione per l’uso dell’idrogeno nel riscaldamento domestico è perché “vogliono che rimaniamo legati all’uso delle loro condutture per la decarbonizzazione, perché è la loro risorsa”, ha aggiunto Liebreich.

Anche l’idea di mescolare l’idrogeno pulito nella rete del gas naturale assieme al metano per ridurre le emissioni di carbonio è “stupidamente inefficiente“, ha aggiunto.

“Se metti il 20% di idrogeno nel tuo gas, quel 20% del tuo volume fornisce solo il 7% di energia. E se è idrogeno verde, hai iniziato con l’elettricità. Un’unità di quell’elettricità avrebbe potuto produrre tre unità di calore [con una pompa di calore]. Quindi hai perso il 30% [dell’energia]. Poi hai messo l’idrogeno nella rete del gas, gli hai fatto varie altre cose. E alla fine l’hai messo nella tua caldaia e ne hai ricavato l’85% di efficienza. Così da 1 kWh di elettricità, hai un riscaldamento che vale mezzo kWh.

“Se si tratta di idrogeno blu [derivato dal gas naturale con la cattura e lo stoccaggio del carbonio], si tornerà sempre al mio punto precedente, che è: ‘Non sono disposto ad avere questa discussione finché non mi avrete detto come farete a decarbonizzare i fertilizzanti”, ha concluso Liebreich.

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