Fotovoltaico ed eolico, per la Iea dobbiamo quadruplicare le installazioni annuali

Secondo lo scenario Net Zero tracciato dall'Agenzia internazionale per l'energia, servono mille GW di installazioni annuali in queste due fonti, contro i 238 del record raggiunto nel 2020.

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Come sarà il mix elettrico nel 2050 nello scenario net-zero della Iea che prevede di azzerare le emissioni di CO2 a metà secolo?

Guardiamo più da vicino aiutandoci con qualche grafico, ricordando che secondo la Iea si dovranno installare ogni anno impianti eolici e solari a un ritmo super-accelerato rispetto a oggi.

Si parla, infatti, di realizzare 630 GW di nuovo fotovoltaico e 390 GW di nuovo eolico nel 2030, quindi circa mille GW di installazioni annuali in queste due fonti rinnovabili, il quadruplo del record toccato nel 2020 (circa 238 GW).

A metà secolo, nello scenario net-zero, le rinnovabili faranno il 90% della generazione elettrica (il resto sarà quasi tutto da nucleare), con eolico e fotovoltaico al 70% del mix complessivo.

Il grafico seguente, tratto dal rapporto della Iea, riassume la prevista evoluzione del settore elettrico per essere in linea con lo scenario a zero emissioni.

Nel 2030 eolico e fotovoltaico saranno saliti al 40% del mix di produzione globale; intanto già nel 2026 avranno superato il carbone.

Le rinnovabili, complessivamente, produrranno il 60% di energia elettrica, includendo gli impianti idrici e le altre energie verdi (perlopiù bioenergie).

Gas e carbone avranno ancora un ruolo tra dieci anni, anche se molto schiacciati dalla corsa delle rinnovabili, per poi scomparire quasi del tutto nel 2050.

Per quanto riguarda il nucleare, il suo peso nel mix sarà inferiore al 10% a metà secolo. Ma nei prossimi decenni, sostiene la Iea, grazie allo sviluppo di nuovi reattori soprattutto nelle economie emergenti (Cina in primis), la produzione elettrica da nucleare sarà in costante crescita fino a oltre 5.000 TWh nel 2050, circa il doppio in confronto a oggi.

La Iea insomma fa fatica a eliminare la prospettiva di nuovi investimenti nucleari, al contrario di chi ritiene che si possa costruire un mix energetico di sole rinnovabili con accumuli, senza atomo né bioenergie né soluzioni per rimuovere la CO2, si veda anche questo articolo.

Il cambio di rotta della Iea è però di ampia portata, se si pensa che la massima agenzia energetica mondiale, che negli anni passati ha sempre sottostimato il potenziale delle rinnovabili, ora afferma che non bisogna più investire in fonti fossili e puntare unicamente sulle tecnologie pulite.

Così nello scenario net-zero 2050, la domanda elettrica aumenterà fino a 60.000 TWh (23.230 TWh nel 2020) a causa di molteplici fattori, tra cui il crescente utilizzo di elettricità nei consumi finali nei vari settori: trasporti, edifici, industrie, produzione di idrogeno verde da elettrolisi, teleriscaldamento.

Eolico e fotovoltaico produrranno più di 23.000 TWh ciascuno nel 2050.

Lo scenario net-zero prevede quindi di eliminare totalmente entro il 2040 gli impianti a carbone sprovvisti di sistemi CCUS (Carbon Capture Utilisation and Storage) con cui abbattere le emissioni di CO2, come riassume il grafico sotto (la linea a pallini viola mostra i traguardi di uscita dal carbone fissati finora dai governi, APC: Announced Pledges Case).

A metà secolo rimarrà una piccola quota di energia elettrica generata con centrali a gas o carbone con sistemi CCUS (1.330 TWh totali), oltre a circa 840 TWh prodotti con bioenergie abbinate a CCUS.

Guardando infine alla capacità cumulativa installata nelle rinnovabili, la Iea parla di 26.600 GW nel 2050 di cui la fetta maggiore in impianti eolici e solari (grafico sotto).

Serviranno, infatti, circa 15.000 GW di solare e 8.000 GW di eolico, senza dimenticare circa 3.100 GW di batterie per gli accumuli.

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