Con una dotazione di 1,5 mld di euro, la Missione 4 del PNRR destinata a Istruzione e Ricerca finanzia la specifica Misura “Sviluppo del sistema di formazione professionale terziaria (ITS)”.
Si punta al potenziamento dell’offerta degli enti di formazione professionale terziaria attraverso la creazione di network tra sistemi educativi/formativi, aziende, università, centri di ricerca tecnologica/scientifica e autorità locali.
Nasceranno così nuovi ITS, che si chiameranno Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy), a cui potranno accedere giovani con diploma di scuola secondaria superiore o di istituto professionale quadriennale.
Al potenziamento dei laboratori, con tecnologie 4.0, sarà affiancata la formazione dei docenti perché siano in grado di adattare i programmi formativi ai fabbisogni delle aziende locali. La Misura prevede inoltre lo sviluppo di una piattaforma digitale nazionale per le offerte di lavoro rivolte agli studenti in possesso di qualifiche professionali.
L’obiettivo è conseguire un aumento almeno del 100% degli attuali iscritti a percorsi ITS (18.750 frequentanti e 5.250 diplomati all’anno).
Il decreto attuativo della legge 15 luglio 2022, n. 99 di riforma degli ITS (pdf), definirà le aree tecnologiche a cui ogni ITS Academy potrà fare riferimento, a condizione che non sia già presente nella medesima area.
I fondatori degli ITS Academy dovranno essere come minimo un istituto di istruzione secondaria, una struttura formativa accreditata dalla regione, una o più imprese e una Università o Dipartimento universitario.
I corsi di laurea in Ingegneria elettrica: Università vs ITS Academy
La sfida degli ITS Academy riguarda anche le Università, che dovranno al contempo promuovere i propri corsi avvicinando i laureati al mondo delle imprese e del lavoro.
Infatti, i corsi di laurea in ingegneria elettrica continuano a rimanere le cenerentole di Università e Politecnici, pur nel pieno di una transizione che riguarda in prima istanza il settore elettrico, dalla produzione alla distribuzione di energia elettrica, dal sistema dei trasporti a quello del riscaldamento e raffrescamento. (vedi “La transizione energetica ha bisogno di ingegneri elettrici, ma non si trovano”).
Le nuove iscrizioni rimangono inferiori alla disponibilità di posti, con un numero di laureati risibile rispetto alla domanda delle imprese, che assumono ingegneri laureati in altre discipline o i diplomati degli ITS più professionalizzati.
Le Università individuano le cause dello scarso appeal di Ingegneria elettrica in parte nella proliferazione di corsi concorrenti dai nomi esotici, in parte nell’orientamento inadeguato.
Dall’altra parte, qualche laureato in ingegneria elettrica lamenta sbocchi occupazionali pari a quelli cui accedono i colleghi diplomati agli ITS, pertanto scarsamente remunerati in prima battuta anche se poi valorizzati nelle progressioni delle carriere.
In mezzo le imprese, che assicurano di garantire giuste remunerazioni e di riconoscere le diverse competenze e conoscenze tra laureati e diplomati e hanno bisogno di professionalità.
L’Università dell’Aquila, che aveva partecipato alla nostra indagine sulla carenza di ingegneri elettrici, ha cercato e trovato un modo per potenziare il numero degli iscritti. A partire dall’anno accademico 2023/2024, con Enel, avvierà un programma sperimentale destinato a 15 studenti e studentesse del corso di laurea magistrale (LM) in Ingegneria Elettrica aperto anche a studenti provenienti da altri Atenei che, in caso di accoglimento, dovranno trasferirsi all’Università dell’Aquila.
I soggetti selezionati avranno la possibilità di essere assunti in Enel prima del termine degli studi, con un contratto a tempo indeterminato di Apprendistato di Alta formazione e Ricerca, e saranno affiancati individualmente da un tutor aziendale e da un tutor universitario in un percorso che comprende attività didattiche in aula, laboratori universitari e esperienze lavorative in azienda, in linea con gli obiettivi del PNRR arricchendo il titolo universitario con contenuti formativi altamente professionalizzanti.
A Genova, invece, si punta sulla specificità di una laurea in ingegneria elettrica che fa riferimento al polo di ricerca del DITEN, il Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica, Navale e delle Telecomunicazioni.
Qui, i corsi di Ingegneria Elettrica sono profondamente integrati con le specificità di una città portuale e di mare, con la presenza storica in Liguria di molte prestigiose aziende italiane e internazionali (Ansaldo, ABB, Hitachi Grid, Hitachi Rail, AXPO, Rina, ecc.) e importanti Centri di Ricerca operanti sui temi dell’energia, delle rinnovabili, dell’automazione di processi, dell’elettronica di potenza, della sostenibilità, della mobilità di terra e di mare, delle smart city.
Presso il DITEN è in corso di avanzata realizzazione il progetto Ship-In-the-Loop (ShIL), co-finanziato dalla Regione Liguria e dall’Università di Genova. Il progetto – del valore di oltre 1 milione € – prevede la realizzazione di una micro-rete di test i cui componenti sono direttamente controllabili dal simulatore real-time in grado di riprodurre il funzionamento di sistemi navali e portuali gestibili in simulato da una sala controllo.
Sul tema dell’automazione delle reti elettriche al DITEN si è da poco concluso il progetto Podcast, con capofila AlgoWatt, azienda genovese di ICT. Si tratta di un progetto del valore di oltre 2 milioni di euro che ha visto la messa a punto di una smartgrid a Sanremo, presso la rete elettrica di AMAIE, comprensiva di produzione rinnovabile fotovoltaica, smart meter e sistemi di accumulo.
“Ciò nonostante – ci dice Stefano Massucco, professore ordinario e coordinatore del corso di studi in Ingegneria Elettrica dell’Università di Genova – il numero di iscritti alla laurea Triennale a Genova è di circa 60 all’anno, con circa il 10-12% di ragazze, in linea con le altre Università italiane. È importante però rilevare che, diversamente da altre Università, quasi tutti i laureati Elettrici Triennali a Genova transitano poi alla Laurea Magistrale in Ingegneria Elettrica”.
“Quanto al confronto tra laureati e diplomati – continua Massucco – se inizialmente il divario in termini di stipendio può essere solo di poche centinaia di euro, le prospettive di sviluppo di carriera per un laureato magistrale sono molto più ampie. Inoltre, solo un laureato Magistrale può poi accedere al Dottorato di Ricerca che prepara una figura di elevato profilo atta ad inserirsi in ruoli chiave nella gestione della ricerca e dello sviluppo tecnologico per la transizione energetica e digitale, tutti obiettivi sfidanti del PNNR”.
Edoardo Fiorucci, Professore ordinario di Misure Elettriche ed Elettroniche e Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Elettrica dell’Università dell’Aquila, rileva la necessità di figure professionali per la filiera dell’industria elettrica che si distribuiscano in modo coerente con le esigenze delle diverse realtà operanti nel settore.
“Gli ITS – spiega Fiorucci – sono realtà che negli anni hanno formato con successo figure apprezzate nel mondo produttivo, come in Abruzzo dove c’è l’ITS Efficienza Energetica dell’Aquila, o l’ITS Meccatronica di Lanciano, in provincia di Chieti, per citarne alcuni più vicini al mondo elettrico e con i quali il nostro Ateneo collabora da anni”.
“È però auspicabile – continua Fiorucci – che vi sia una corretta informazione ai giovani diplomati, sulla differenza tra corsi di laurea triennale e magistrale, corsi di laurea a orientamento professionale e ITS. In particolare, questi ultimi due sono in relazione tra loro, ai sensi di legge, per il possibile riconoscimento di crediti formativi. Si potrebbe quindi creare un’ambiguità che non aiuta la definizione di competenze, ruoli e carriere dei possessori dei diversi titoli di studio”.
“Rimane poi da ribadire – conclude – che la figura dell’ingegnere, elettrico in particolare, si matura tendenzialmente con una laurea magistrale che si basa su corsi propedeutici di natura scientifica a valle dei quali si maturano conoscenze tecniche e tecnologiche. Può essere fuorviante, in un momento in cui le competenze e le conoscenze richieste ai giovani sono sempre più complesse ed in evoluzione, pensare che si risolvano i problemi della transizione energetica puntando principalmente sulle figure professionali formate dagli ITS. È necessario, quindi, bilanciare e supportare la crescita culturale, e numerica certamente, di tutti i professionisti dell’energia elettrica”.
Fiorucci ricorda il precedente relativo all’introduzione a fine anni ‘90 della laurea triennale, e la fine della laurea quinquennale del vecchio ordinamento. A quel tempo nel mondo industriale molti si espressero in modo entusiastico, prevedendo la soluzione all’annoso problema della mancanza di tecnici.
Il problema, invece, persiste poiché oggi la percentuale di studenti laureati triennali che non proseguono con un corso magistrale è marginale.
L’auspicio, di tutti, è che questa riforma degli ITS dia i frutti sperati ma, soprattutto, che si incrementi in generale il numero di laureati STEM, elettrici in primis, visto che il nostro paese continua ad essere tra quelli con il minor numero rispetto ad altri paesi.