Fatta la legge trovato il ritardo: così le rinnovabili sono bloccate

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L'elenco dei principali decreti attuativi che mancano per sbloccare gli investimenti green in Italia.

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Dal decreto Fer 2 con gli incentivi alle fonti rinnovabili innovative a quello sui certificati bianchi, passando per i provvedimenti sulle modifiche sostanziali/non sostanziali agli impianti e sui controlli del Gse (e la lista può continuare).

Sono tanti i decreti attuativi ministeriali che ancora oggi, spesso dopo attese di parecchi anni, sono assenti dal panorama legislativo italiano e così frenano lo sviluppo delle tecnologie pulite, proprio adesso che le rinnovabili dovrebbero decollare per colmare il divario che le separa dagli obiettivi al 2030 previsti dal Pniec (Piano nazionale su energia e clima).

Un aggiornamento dei principali decreti mancanti, sempre chiusi nei cassetti dei ministeri, si trova sul blog personale di Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura.

Ricordiamo che più volte, nelle ultime settimane, associazioni e operatori del settore hanno denunciato la lentezza con cui sta avanzando il mercato delle energie verdi in Italia e rimarcato i compiti prioritari per il nuovo ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani: semplificare le procedure per le autorizzazioni, accelerare gli investimenti, promuovere settori finora poco considerati, come il fotovoltaico agricolo.

E ricordiamo che in Italia, nel 2020, si sono installati solamente 785 MW di rinnovabili mentre servirebbe un ritmo decisamente più elevato per stare in linea con i traguardi del Pniec.

Fer 2

Nel “ritardometro” di Re Rebaudengo spicca innanzi tutto il ritardo del decreto Fer 2.

Tale provvedimento, spiega il presidente di Elettricità Futura sul blog, è un grave freno all’innovazione perché manca un quadro chiaro e certo per favorire gli investimenti delle imprese.

Con il Fer 2, infatti, il Governo avrebbe dovuto completare lo schema degli incentivi alle fonti rinnovabili con il sostegno alle tecnologie più innovative, tra cui l’eolico offshore, l’energia oceanica, le biomasse, il biogas, il solare termodinamico e la geotermia.

Poichè il termine previsto per questo decreto era il 10 agosto 2019, il ritardo accumulato finora supera 600 giorni.

Certificati bianchi

Si fa molto sentire anche la mancanza del decreto sui certificati bianchi.

Il vuoto normativo è particolarmente pesante per gli operatori del settore, vista la fase critica che sta attraversando il mercato dei Titoli di efficienza energetica con prezzi in aumento, scarsità di titoli, logiche speculative; si veda questo articolo per approfondire i contenuti della bozza del decreto in arrivo.

Al momento il ritardo accumulato è di oltre 120 giorni (dicembre 2020 era il termine originariamente previsto).

Modifiche sostanziali

Tra i decreti più in ritardo in assoluto, nel campo delle rinnovabili, con più di 3.680 giorni, troviamo quello sulle modifiche sostanziali, atteso da marzo 2011.

Il problema, infatti, spiega Re Rebaudengo, è che senza questo decreto manca una chiara distinzione tra le modifiche sostanziali agli impianti, che necessitano di Autorizzazione unica, e modifiche non sostanziali che invece richiedono una più semplice e rapida Procedura abilitativa semplificata (Pas), come previsto dal decreto 28/2011 poi modificato dal decreto Semplificazioni 76/2020.

Controlli Bis

Non brilla per tempestività nemmeno il decreto controlli bis che si fa attendere da gennaio 2018.

Tale provvedimento, si precisa sul blog, deve aggiornare la disciplina del precedente decreto del 31 gennaio 2014, alla luce delle modifiche intervenute sull’articolo 42 del d.lgs. 28/2011, in modo da definire le regole e le modalità con cui il Gse effettua i controlli sugli impianti rinnovabili che accedono agli incentivi e applica sanzioni in caso di violazioni.

Piattaforma PPA

Da oltre 600 giorni si fa attendere anche il decreto che dovrebbe istituire la piattaforma di mercato per la contrattazione dei PPA (Power purchase agreement), i contratti di lungo termine con cui acquistare forniture di energia elettrica rinnovabile.

La piattaforma è prevista dal decreto Fer 1 (art. 18). Il Gme, si legge sul ritardometro, ha svolto nei tempi la consultazione pubblica ma non ha mai realizzato la piattaforma né rese note le ragioni.

Prezzi minimi per le bioenergie

In fortissimo ritardo è poi il decreto, di cui si sono perse le tracce dal 2011, sui prezzi minimi garantiti per le bioenergie.

Sul ritardometro, infatti, si precisa che il governo, ai sensi del già citato d.lgs. 28/2011, fornisce all’Arera gli indirizzi per definire prezzi minimi o integrazioni dei ricavi per la produzione da impianti rinnovabili che non ricevono gli incentivi, e per i quali la salvaguardia della produzione non è assicurata dalla partecipazione al mercato elettrico, con specifico riferimento alle bioenergie.

Valori obiettivo di riduzione delle emissioni

Da ottobre 2013 manca anche il decreto sui valori obiettivo di riduzione delle emissioni.

Secondo l’art. 8 comma 9 del decreto ministeriale 6 luglio 2012, si legge sul blog, Enea e Comitato termotecnico italiano avrebbero dovuto predisporre una procedura per definire i valori obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per gli impianti a biomasse, procedura necessaria per poter accedere al premio di 10 euro/MWh stabilito dall’art. 8 comma 6 lettera a) dello stesso decreto.

I ritardi del passato

Nel ritardometro, infine, sono citati diversi provvedimenti che sono stati poi adottati ma in grave ritardo.

Tra questi ricordiamo, in particolare, il decreto sugli incentivi per il biometano, pubblicato a marzo 2018 dopo una gestazione di quasi sei anni.

Mentre per la pubblicazione, da parte del Gse, delle procedure applicative per la manutenzione degli impianti Fer si è dovuto attendere oltre un anno, da settembre 2016 a dicembre 2017.

E sono passati quasi quattro anni, da luglio 2013 ad aprile 2017, prima di vedere pubblicate le linee guida del MiSE per il rilascio dei certificati bianchi.

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