L’Europa ha bisogno di investimenti “senza precedenti” nelle reti elettriche, sia a livello di trasporto che di distribuzione, per realizzare una “Supergrid Ue” che incorpori più energie rinnovabili, sostenga l’elettrificazione, stabilizzi i prezzi e aumenti la sicurezza energetica del Continente.
Sono le principali conclusioni del Consiglio Ue Energia di ieri, 30 maggio, riportate in un documento ufficiale (link in basso) che prende le mosse dal Piano d’azione europeo per le reti elettriche presentato dalla Commissione lo scorso novembre.
In particolare, si raccomanda all’esecutivo Ue di fornire informazioni sulle effettive necessità di investimento rispetto ai fondi stanziati e di “cercare modi per aumentare gli investimenti”, anche servendosi dei finanziamenti della Bei.
La Commissione, inoltre, è invitata a proporre un quadro normativo rafforzato per garantire che la pianificazione e l’implementazione della rete siano conformi agli obiettivi climatici ed energetici dei 27 Stati membri. L’obiettivo è aumentare la trasparenza e la tracciabilità dell’intero processo di pianificazione e sviluppo della rete di trasmissione.
Le conclusioni chiedono inoltre a Bruxelles di sviluppare misure per migliorare il quadro di governance per quanto riguarda la pianificazione, la selezione e la realizzazione delle infrastrutture transfrontaliere.
Secondo uno studio del think tank britannico Ember pubblicato lo scorso marzo, 11 dei 26 piani di rete nazionali analizzati sottovalutano la velocità con cui aumenterà la potenza da rinnovabili, basandosi su stime di minore diffusione dell’energia eolica e solare rispetto agli obiettivi fissati dai rispettivi governi: negli sviluppi della rete è prevista una potenza totale di 205 GW inferiore rispetto a quanto atteso dal mercato.
SolarPower Europe (SPE), associazione che riunisce 280 organizzazioni nella filiera del solare europeo, ha espresso soddisfazione per l’esito del Consiglio Energia, ma allo stesso tempo in una nota si rammarica che i ministri “non abbiano affrontato le sfide legate all’incremento dello stoccaggio tramite batterie e di altre soluzioni di flessibilità”.
“Siamo molto indietro rispetto all’obiettivo di 200 GW di batterie di accumulo necessarie entro il 2030 – fa notare SPE – nonostante la flessibilità sia la soluzione più rapida ed economica per evitare prezzi negativi nei mercati dell’elettricità”.
L’Ue abbandona il Trattato sulla Carta dell’Energia
Con le decisioni formalmente adottate ieri al Consiglio, l’Unione europea e l’Euratom sanciscono inoltre la propria uscita dal Trattato sulla Carta dell’Energia, dopo il via libera del Parlamento europeo durante l’ultima sessione plenaria di aprile.
L’accordo era entrato in vigore nel 1998 e contiene disposizioni sulla protezione degli investimenti e sul commercio nel settore energetico, ma non è più ritenuto in linea con l’accordo di Parigi e con le ambizioni dell’Ue in merito alla transizione energetica.
Con gli anni è partito un processo di modernizzazione, con la Commissione europea che nel 2021 ha proposto di eliminare la protezione del Trattato agli investimenti in carbone, petrolio e gas naturale. Gli Stati membri che vorranno rimanere all’interno dell’accordo, dopo il ritiro dell’Ue e dell’Euratom, potranno votare durante la prossima Conferenza sulla Carta dell’Energia – prevista entro la fine del 2024 – approvando o meno l’adozione di un trattato modernizzato.
Ricordiamo che l’Italia è uscita nel 2016, ma continuerà a subirne gli effetti per diversi anni per gli investimenti realizzati entro quella data.
L’accordo sul SoutH2-Corridor
A margine del Consiglio, i governi di Italia, Germania e Austria hanno sottoscritto una dichiarazione di intenti per lo sviluppo del cosiddetto SoutH2-Corridor, la dorsale dell’idrogeno lunga 3.300 km che unirà il Nordafrica e l’Europa centrale, passando lungo il nostro Paese.
L’iniziativa è già stata selezionata a livello europeo come Progetto di interesse comune (Pci). Dovrebbe rappresentare uno dei cinque corridoi di importazione di idrogeno su larga scala, per arrivare all’importazione di 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030.
Ricordiamo che il SoutH2-Corridor si suddivide in quattro tratte dall’Italia alla Germania passando per l’Austria: Italian H2 Backbone di Snam (2.800 km di cui il 73% su gasdotti esistenti riconvertiti), “H2 Readiness of the Tag pipeline system” di Tag (conversione in idrogenodotto di una delle tre linee del gasdotto da Arnoldstein a Baumgarten), “H2 Backbone Wag + Penta-West” di Gca (creazione di scambi bidirezionali per 150 GWh/giorno di H2 tra Slovacchia e Austria e tra Austria e Germania) e “HyPipe Bavaria – The Hydrogen Hub” di Bayernets e Terranets (rete di idrogenodotti attraverso la Baviera).
“Sviluppare il potenziale dell’energia pulita del continente africano e collegarlo all’Europa, promuovendo la crescita e la sicurezza su entrambe le sponde del Mediterraneo, è tra le priorità del governo italiano”, ha commentato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Il progetto rientra nel Piano Mattei, che mira a partenariati reciprocamente vantaggiosi con i Paesi africani.
Le reti europee e il Piano Mattei
Proprio ieri, in concomitanza con l’uscita delle conclusioni del Consiglio Energia, si è svolta a Palazzo Chigi la quarta riunione del Tavolo Tecnico di Coordinamento sulla Sicurezza Energetica nell’ambito del Piano Mattei per l’Africa. La riunione – precisa il governo in una nota – ha dato il via al progetto “Una tabella di marcia per connettere l’Africa all’Europa per la produzione di energia pulita”, finanziato dalla Commissione europea e attuato dalla Banca Mondiale.
Verrà sviluppata una mappatura complessiva delle infrastrutture di interconnessione energetica (esistenti e in fase di progettazione) capaci di sostenere un afflusso di energia pulita dall’Africa all’Europa tramite il territorio nazionale, assicurando all’Italia un ruolo di snodo strategico fra i due continenti.
L’obiettivo del Tavolo Tecnico, istituito nel novembre 2023 assieme al ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, è quello di assicurare la condivisione delle diverse iniziative legate alla produzione, trasmissione e distribuzione dei flussi energetici fra l’Europa e il continente africano, assicurando una maggiore sicurezza e diversificazione energetica.