Enel: Starace contro gas, Ccs e mito della “neutralità tecnologica”

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L’ad del gruppo afferma anche che per il fotovoltaico “ce la faremmo anche solo con i tetti”.

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È un Francesco Starace durissimo sulla cattura della CO2 e sulla dipendenza italiana dal gas, vera responsabile del caro energia in atto, quello che emerge dall’intervista al Corriere della Sera pubblicata ieri (link in basso). Ma nelle parole dell’amministratore delegato di Enel c’è anche una certa prudenza sui grandi impianti FV ed eolici in Italia.

Starace è netto nel ribattere alle accuse che la transizione energetica sia tra le cause del caro energia in atto, perché gli obiettivi di sostenibilità Esg impedirebbero di allargare la capacità oil&gas.

“Un argomento debole”, spiega: “quand’è che il prezzo del gas è stato stabile? Qualcuno lo sa? Queste commodity vivono di instabilità” che, aggiunge “è intrinseca alla natura di questo business, non ha niente a che vedere con gli investimenti Esg”.

La strada per far scendere i prezzi elettrici per l’ad di Enel è quella di abbandonare il gas, come il gruppo si è impegnato a fare entro il 2040: se avessimo il mix previsto per il 2030, con prevalenza delle rinnovabili, osserva, il gas fisserebbe il prezzo del MWh elettrico solo “per pochissime ore al giorno l’anno”, quindi “il prezzo medio dell’energia sarebbe molto più basso”, “vicino a zero”.

“Più rinnovabili abbiamo nel mix, meno il gas pesa sulla spesa degli italiani”, sottolinea.

L’obiettivo è far passare al 100% di elettricità4 milioni di clienti che bruciano gas”, rimarca Starace, “entro il 2040 ce la faremo. Non è un problema e conviene ai clienti. Lo stesso vale per i nostri fornitori. Prima elettrificano e abbandonano il gas, prima attraggono investimenti Esg”.

Netto anche il giudizio su cattura e sequestro della CO2 (Ccs): “quante volte dobbiamo riprovare una cosa che non ha funzionato? L’industria elettrica ha speso 15 miliardi di dollari in 15 anni tentando di trovare la via della Ccs”, afferma, spiegando che la tecnologia è “economicamente fuori dal mercato, oltre a non funzionare dal punto di vista tecnologico. Funziona solo laddove si usa la CO2 per spingere fuori il petrolio dai pozzi”.

Quella della neutralità tecnologica, “è una trappola semantica”, afferma Starace, “non si parteggia per l’una o l’altra, una tecnologia si afferma da sola. È solo questione di quanto uno vuole perdere nel non capire. Il mondo va verso l’elettrificazione con rinnovabili per la loro convenienza”.

Come detto il manager è invece cauto sul tema rinnovabili e paesaggio: “ci sono strategie per mitigare. Per le pale eoliche, non vedo molti altri posti in Italia dove si possano mettere”.

“L’Italia – prosegue – è più forte sul solare, perché si presta a taglie piccole”. Ci sono “milioni e milioni di ettari sui tetti”, secondo Starace, “anche limitandosi a quello, comunque ce la faremmo”.

Un’affermazione questa contestata quasi in diretta dal forum di Italia Solare (qui il nostro pezzo): secondo il vicepresidente dell’associazione Attilio Piattelli, infatti, le coperture idonee per il FV vanno dai 68.000 agli 89.000 ettari teorici: tradotto in GW parliamo di 66-86 GW di FV, cioè il 30-40%” dei 200 GW di fotovoltaico che secondo Rse saranno necessari al 2050.

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