Emissioni, in arrivo limiti di velocità per le navi sulle autostrade del mare

Secondo un nuovo rapporto, rallentare la velocità delle navi avrebbe molteplici e sensibili benefici: climatici, ambientali ed economici.

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È risaputo che ridurre la velocità di guida sulle strade diminuisce i consumi energetici e gli incidenti.

Meno noto, ma altrettanto vero, è che anche ridurre la velocità delle navi sulle “autostrade” del mare può produrre grandi benefici, per gli esseri umani, la natura e il clima. È quanto afferma un nuovo rapporto di Transport & Environmente Seas At Risk, organizzazione che raggruppa ONG ambientaliste di tutta Europa.

Secondo lo studio, allegato in fondo all’articolo, una riduzione del 20% della velocità di crociera delle navi non solo diminuirebbe l’emissione di gas serra, ma limiterebbe anche gli inquinanti che danneggiano la salute umana, diminuirebbe il rumore subacqueo del 66% e abbasserebbe le probabilità di collisioni con balene del 78%.

Soffermandosi in particolare sui risparmi energetici e sulle emissioni, secondo il rapporto, si può stimare per esempio che, se una nave riduce la sua velocità del 10%, si riduce del 27% anche la potenza sprigionata dal motore, che quindi consuma meno ed emette meno gas nocivi.

Nel conto bisogna includere anche che andando più piano si impiega più tempo a percorrere una determinata distanza. Anche tenendo conto di ciò, si riduce il consumo di circa il 19%.

Nella tabella seguente, tratta dal rapporto, si possono vedere le stime sul potenziale percentuale di calo delle emissioni di CO2 rispetto alle diverse possibili riduzioni della velocità, in base ai principali tipi di navi.

I negoziatori dell’International Maritime Organization (IMO) delle Nazioni Unite si incontreranno a Londra questa settimana per esaminare varie proposte volte a introdurre dei limiti di velocità marittima.

Le navi di ogni tipo e dimensione trasportano infatti circa l’80% delle merci del mondo, in termini di volume, e sono responsabili di una parte non insignificante delle emissioni globali di gas serra, pari a circa il 3% del totale mondiale.

Sebbene i trasporti via mare non fossero contemplati dagli accordi sul clima di Parigi, l’anno scorso il settore ha comunque deciso autonomamente di ridurre le proprie emissioni del 50% entro il 2050 rispetto ai livelli del 2008.

Inquinanti emessi dai motori delle navi, come carbonio nero, zolfo e ossidi di azoto, hanno gravi ripercussioni sulla salute umana, in particolare nelle città e nelle zone costiere vicine alle rotte marittime. Il rapporto ha rilevato che rallentare le navi del 20% ridurrebbe gli ossidi di zolfo e azoto di circa il 24%, con un taglio significativo anche del carbonio nero, minuscole particelle contenute nel fumo di scarico delle navi.

E proprio la riduzione del carbonio nero serve a limitare il riscaldamento climatico nella regione artica, cioè dove il surriscaldamento ha gli effetti maggiori. Infatti quando le navi bruciano carburante nelle zone polari, le particelle di carbonio nero emesso dagli scarichi ricadono sui ghiacci, limitandone la capacità di riflettere la luce solare e accelerando lo scioglimento della coltre ghiacciata.

Si otterrebbero molteplici effetti positivi con una sola misura: “quattro piccioni con una fava,” ha detto John Maggs di Seas at Risk alla BBC.

La scelta sarebbe “vincente dal punto di vista climatico, vincente dal punto di vista della salute umana, vincente per la natura marina, abbiamo un potenziale guadagno in termini di sicurezza e in parte aiutiamo a risparmiare soldi al settore marittimo,” ha detto Maggs. “Ovviamente, è anche di gran lunga la più semplice delle opzioni normative. Grazie a satelliti e transponder sulle navi commerciali è davvero abbastanza facile tenere traccia dei loro movimenti e della velocità a cui viaggiano.”

Gli esperti ritengono che a medio e lungo termine l’industria si sposterà verso carburanti alternativi, ma nel frattempo è importante prendere misure anche a breve termine per contenere le emissioni. E molte compagnie di navigazione sono favorevoli al limite di velocità sulle autostrade del mare.

“Andare un po’ più piano non solo riduce i costi del carburante, ma non richiede lungaggini burocratiche, in quanto è una misura implementabile all’istante, non richiede investimenti da parte degli armatori, può essere facilmente monitorata ed è il mezzo più efficiente per ridurre le emissioni di CO2″, ha dichiarato alla BBC Ioanna Procopiou, proprietario di una compagnia di navigazione greca.

Ciò nonostante, alcuni dei più grandi nomi del settore non sono d’accordo.

“Maersk rimane contraria ai limiti di velocità”, ha dichiarato Simon Christopher Bergulf, direttore degli affari regolatori del conglomerato navale danese. “Preferiamo sostenere il principio dell’applicazione delle misure di limitazione della potenza. Concentrarsi sulla potenza anziché sui limiti di velocità aiuterà a raggiungere gli obiettivi di riduzione di CO2 stabiliti dall’IMO, premiando al contempo le navi più efficienti.”

Dalla parte degli attivisti ci sono comunque dei precedenti storici. Il trasporto marittimo, infatti, ha già sperimentato gli effetti di una minore velocità di crociera delle navi, nel 2008, durante la crisi finanziaria globale, quando i mercantili rallentarono per diminuire i consumi di carburante e ridurre i costi. In quella occasione, con una velocità media inferiore del 12%, il consumo giornaliero di carburante calò del 27%, con una significativa diminuzione delle emissioni.

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