L’Italia resta tra i Paesi con intensità energetica minore in Europa: è al quinto posto nel rapporto tra consumo lordo di energia e Pil, che nel 2024 è migliore del 16% rispetto alla media Ue.
Ma stiamo perdendo terreno – eravamo quarti nel 2024 – mentre altri, come Germania, Francia e in parte Spagna, tra il 2014 e il 2023 hanno risalito la graduatoria, riducendo il gap.
E soprattutto, gli investimenti italiani non sono in linea con gli obiettivi che dobbiamo rispettare per arrivare ai target 2030, irraggiungibili senza nuove politiche.
Questo il messaggio che arriva dall’Energy Efficiency Report 2025 dell’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, presentato oggi (link in basso).
Serve un cambio di marcia
Nel 2024, emerge dal rapporto, in Italia si sono investiti in efficienza energetica tra i 58 e i 66 miliardi di euro, decisamente meno dei 75-85 del 2023 e ancora per metà concentrati nel settore residenziale, nonostante il calo dovuto alle modifiche al Superbonus.
Invece, per allinearci pienamente agli obiettivi energetici dell’Unione europea, nello scenario più ambizioso dovremmo ridurre i consumi finali di energia a 93 Mtep entro il 2030 (target poco realistico con le sole misure attualmente previste o attuate) e portare gli investimenti addirittura a 308 miliardi di euro nel 2030, secondo gli autori del report.
“Secondo le nostre stime, tra il 2024 e il 2030 gli investimenti cumulati in efficienza energetica dovrebbero superare i 240 miliardi di euro negli scenari che si prefissano gli obiettivi Pniec ed Ue – commenta Federico Frattini, vicedirettore di Energy&Strategy e direttore scientifico del report – soprattutto nel settore residenziale, ma anche nel terziario, cosa che riflette il peso strategico del patrimonio edilizio nella riduzione dei consumi energetici”.
La condizione, come sottolinea Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy, è “un salto di qualità in termini di visione strategica, stabilità delle regole e semplificazione amministrativa per trasformare le misure esistenti in un volano reale di decarbonizzazione”.
In Italia, mostra infatti il report, il Pniec rivisto nel 2024 rafforza sì il ruolo dell’efficienza energetica, ma conferma una dinamica ancora troppo lenta nella riduzione dei consumi, e gli strumenti incentivanti sono molti ma frammentati. In particolare, sottolinea il rapporto, “l’assenza di un coordinamento strutturato tra i vari meccanismi rischia di ridurre l’efficacia complessiva delle misure, con sovrapposizioni, lacune settoriali e incertezze per gli operatori”.
Gli investimenti 2024
Nel 2024 gli investimenti in efficienza energetica nel settore residenziale sono calati bruscamente, passando da 44-49 miliardi di euro del 2023 a 29-32 miliardi.
Più stabili gli altri comparti: l’industria ha allocato 2,3-2,7 miliardi, con crescita per fotovoltaico (+26%), pompe di calore, illuminazione e sensoristica, ma un forte rallentamento sugli interventi nei processi produttivi e nei sistemi ad aria compressa (rispettivamente -68% e -57%).
Le aziende di medie dimensioni si distinguono per dinamicità. In lieve calo anche PA e terziario, che puntano soprattutto a ridurre i fabbisogni termici (70% delle risorse), trascurando soluzioni digitali più avanzate. Interventi che non hanno dato risultati proporzionati: +14% di investimenti, ma risparmi fermi al 13%.
Il sondaggio su cittadini e imprese
L’Energy Efficiency Report 2025, con un sondaggio su 2.500 cittadini, evidenzia un interesse elevato: l’85% ha realizzato interventi negli ultimi cinque anni, privilegiando soluzioni semplici (illuminazione, elettrodomestici smart, caldaie a condensazione), mentre tecnologie più complesse come fotovoltaico o accumuli restano marginali. Nonostante una soddisfazione del 65%, ostacoli come costi, burocrazia e difficoltà di accesso al credito frenano investimenti più ambiziosi.
Tra le 250 imprese intervistate, il 70% ha puntato su tecnologie consolidate e a rapida implementazione, come autoproduzione da fotovoltaico e illuminazione efficiente. Piccole e medie imprese hanno investito più delle grandi (+22,5% e +21,5%), segnale di maggiore fiducia o reattività.
Le priorità per i prossimi 5 anni, secondo il campione intervistato, saranno fotovoltaico, accumulo, illuminazione efficiente, pompe di calore e software di gestione, ma restano criticità come tempi lunghi di ritorno, incertezza normativa e carenza di competenze. Il 65% delle aziende non monitora gli impatti delle proprie iniziative e solo il 15% prevede premi al personale legati agli obiettivi energetici.
Gli scenari al 2030
Il report traccia tre possibili scenari al 2030, costruiti tenendo conto di variabili di natura normativa, economica e sociale.
Lo scenario conservativo, basato sulle sole politiche vigenti, prevede una riduzione limitata dei consumi di energia finale (-0,5 Mtep rispetto al 2022) e investimenti pari a circa 137 miliardi di euro nel periodo 2024-2030, insufficienti a raggiungere i target europei.
Lo scenario Pniec – intermedio, ma che comunque necessita di politiche stabili e ben strutturate – propone di ridurre i consumi a 102 Mtep entro il 2030, grazie a misure già attuate o pianificate, e di aumentare gli investimenti fino a circa 243 miliardi di euro tra 2024 e 2030, con un ruolo centrale dei settori residenziale e terziario.
Infine, lo scenario con gli obiettivi Ue, il più ambizioso, punta a 93 Mtep di consumi finali al 2030, un traguardo che il Pniec stesso ritiene irraggiungibile con le sole misure attuali. Gli investimenti dovrebbero salire fino a circa 308 miliardi, trainati soprattutto dal settore residenziale, anche in risposta alla direttiva europea EPBD, e questo è irrealizzabile senza adeguati incentivi. Un quadro stabile e coerente, caratterizzato da continuità delle misure di supporto, è essenziale per mobilitare i capitali e guidare gli interventi.
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