La casa “intelligente” e connessa non è ancora una vera smart home: in molti casi, infatti, le diverse applicazioni del “web delle cose” (IoT, Internet of Things) non sono in grado di comunicare tra loro, perché appartengono a mondi chiusi e separati.
Ma il quadro è destinato a cambiare: Amazon, Apple, Google e la Zigbee Alliance (quest’ultima include diverse aziende come Ikea, Legrand, NXP Semiconductors, Resideo, Samsung SmartThings, Schneider Electric), hanno appena annunciato un accordo per il progetto Connected Home over IP con cui rendere più aperto e compatibile l’intero universo dell’Internet of Things.
In pratica, i colossi del web lavoreranno insieme, si legge in una nota, per sviluppare e promuovere l’adozione di un nuovo standard di connessione per incrementare la compatibilità dei prodotti per le case intelligenti, con particolare attenzione agli aspetti che riguardano la sicurezza.
L’obiettivo quindi è duplice: da un lato, semplificare la progettazione dei dispositivi grazie alla diffusione di un linguaggio comune basato sul protocollo internet (IP), e dall’altro permettere agli utenti finali un utilizzo più semplice, sicuro e affidabile dei vari dispositivi.
Così il gruppo di lavoro seguirà un approccio open-source e royalty-free per definire e implementare il nuovo protocollo di connettività; il progetto sfrutterà i contributi di diverse tecnologie testate sul mercato da Amazon, Apple, Google, Zigbee Alliance, estendendo la possibilità di partecipare all’iniziativa anche ad altri nomi dell’industria del settore.
Ricordiamo, più in generale, che l’IoT è una delle tecnologie che potrebbe trasformare il modo di produrre, utilizzare e scambiare l’energia; impianti fotovoltaici e batterie per l’accumulo energetico, ad esempio, potrebbero diventare oggetti connessi nell’ambito di reti elettriche smart dove ogni nodo della rete stessa (ogni singolo impianto FV) può fornire determinati servizi, come il bilanciamento tra domanda-offerta di energia in tempo reale.
In pratica, si aprono le porte alle comunità energetiche più avanzate, incentrate sull’auto-consumo elettrico.
Ma il web delle cose può trasformare qualsiasi dispositivo fisico in un dispositivo sempre connesso alla sfera digitale: una lampadina, un frigorifero, una telecamera di sorveglianza, un termostato, una caldaia.
Si parla insomma di domotica, efficienza energetica, connettività permanente, possibilità di gestire ogni apparecchio da remoto con un’applicazione mobile.
E ci sono già scienziati che stanno sperimentando nuove micro-celle solari capaci di convertire in energia elettrica la luce artificiale degli ambienti interni, pensando proprio alla possibilità di alimentare i milioni di oggetti connessi che entreranno nelle case e negli uffici.
Il mercato italiano e globale
Intanto, nel 2018, il mercato della domotica in Italia ha raggiunto 380 milioni di euro con una crescita del 52% rispetto al 2017, secondo gli ultimi dati disponibili nell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico milanese.
L’incremento, hanno spiegato gli autori della ricerca, è dovuto in gran parte al lancio nel nostro paese degli smart home speaker, gli “altoparlanti intelligenti” Google Home e Amazon Echo, che hanno fatto da traino anche alla crescita delle soluzioni IoT legate all’energia, come quelle per gestire e monitorare la climatizzazione, le luci e gli elettrodomestici.
Dopo il lancio dei nuovi prodotti Google e Amazon, infatti, si è riscontrato nel 2018 un incremento significativo delle vendite di altri oggetti smart per la casa intelligente, legati in primo luogo al riscaldamento e all’illuminazione.
A livello globale, secondo i dati diffusi recentemente da IDC (International Data Corporation), il mercato degli apparecchi intelligenti per le abitazioni nel 2019 dovrebbe crescere del 23% circa in confronto al 2018, con oltre 800 milioni di dispositivi venduti in tutto il mondo.
E le previsioni parlano di superare 1,39 miliardi di dispositivi commercializzati nel mondo nel 2023 con una crescita media annua del 14% circa nel quinquennio 2019-2023 grazie a tre fattori: discesa dei prezzi, diffusione degli assistenti vocali e crescente consapevolezza nei consumatori dei vantaggi ottenibili con le applicazioni smart, tra cui la riduzione dei consumi energetici.