Mai come quest’anno si è toccato con mano quanto le sorprese siano inevitabili nella vita pubblica e privata.
Ciò nonostante, le dinamiche strutturali già in atto prima della pandemia, e che il coronavirus ha per molti versi accelerato, continueranno a dispiegarsi nello scacchiere socio-economico globale, anche, o forse soprattutto, nel settore dell’energia.
A tal proposito, gli analisti della società di ricerche Wood Mackenzie hanno fatto 10 previsioni su cosa aspettarsi nel 2021, che sintetizziamo qui di seguito.
1) Il rimbalzo della domanda di petrolio farà salire i prezzi
Con i vaccini contro il Covid-19 che cominciano a farsi strada in Europa e nord America, si prevede che le chiusure legate al coronavirus cominceranno ad attenuarsi nel primo trimestre.
La previsione è che la domanda mondiale di petrolio aumenterà di 6,6 milioni di barili al giorno su base annua nel 2021, recuperando circa due terzi del crollo di quasi 10 milioni di barili al giorno avvenuto nel 2020. Questa tendenza restringerà il divario tra domanda e offerta entro la seconda metà del 2021 e sosterrà i prezzi del petrolio.
2) Le attività upstream di petrolio e gas languiranno, anche se i prezzi aumenteranno
Gli investimenti in esplorazione, trivellazione ed estrazione di idrocarburi rimarranno invariati a circa 300 miliardi di dollari nel 2021. Le reazioni ai segnali di prezzo saranno asimmetriche: i prezzi bassi portano a tagli rapidi, ma prezzi più alti non porteranno a un’impennata dell’entusiasmo per sfruttare costi dei servizi ai minimi storici.
I progetti saranno sempre più giudicati in base alle loro credenziali ambientali, sociali e di corporate governance (ESG). Il 2020 non sarà tutto a basse emissioni di carbonio e a basso costo, ma la direzione di marcia del settore è segnata.
3) La diversificazione delle società petrolifere e del gas verso l’energia a basse emissioni di carbonio accelererà…
Le major europee hanno già presentato i propri piani di sviluppo a zero emissioni di carbonio per il medio-lungo termine. Nel 2021, continueranno a gettare le fondamenta della loro crescita a zero emissioni, investendo in tecnologie a bassa intensità di CO2.
Il cambiamento nell’amministrazione Usa, il prossimo COP26 e il mutamento del sentimento degli stakeholder aumenteranno la pressione sulle altre affinché seguano il loro esempio.
4) …e più aziende fisseranno obiettivi di riduzione delle emissioni
A dimostrazione di come la pressione degli investitori a favore delle azioni pro-clima stia aumentando, il mese scorso, 30 gestori di fondi con 9.000 miliardi di dollari amministrati si sono impegnati per raggiungere l’obiettivo di detenere in portafoglio solo attività con emissioni nette pari a zero entro il 2050. Si sono impegnati anche a fissare obiettivi intermedi per il 2030 coerenti con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5° C.
Da quest’anno, le autorità di regolamentazione dell’Ue e del Regno Unito inizieranno a spingere le società quotate a comunicare informazioni relative al clima, alle loro emissioni e ai rischi climatici legati alle proprie attività. La pressione combinata di investitori e autorità porterà un numero maggiore di società ad impegnarsi sulle emissioni, anche con obiettivi a medio termine.
5) Ci sarà una mega fusione-acquisizione nel petrolio di scisto americano
Tutti i gli elementi di contesto favorevoli ad un grosso consolidamento [nel comparto dello shale oil] sono al loro posto negli USA. Le aziende finanziariamente forti possono sfruttare costi del capitale vantaggiosi. Fusioni intelligenti possono ridurre i costi di manutenzione e diversificare il rischio di attività petrolifere in difficoltà.
Quest’anno, si prevede quindi una mega-operazione che scuoterà un settore in affanno, a meno che il mercato del greggio si riveli molto volatile. Due grandi nomi si uniranno, forse anche tre, come hanno indicato alcuni recenti accordi. È improbabile che i giacimenti del Permian alla fine avranno solo cinque grandi operatori, come alcuni hanno suggerito, ma si crede che un nome storico (o anche tre) si ritirerà nel 2021.
6) I prezzi dei PPA fotovoltaici scenderanno a nuovi minimi sotto 13 $/MWh. E questa volta non sarà in Medio Oriente
Il settore fotovoltaico (FV) è abituato a vedere cadere ogni pochi mesi i record dei prezzi per i Power Purchase Agreement (PPA). Dei cinque contratti PPA più bassi, tutti tranne uno sono stati stipulati in Medio Oriente, grazie a condizioni ambientali favorevoli, basso costo del capitale, garanzia di prelievo e capitale proprio dei fornitori.
Ci sono due contendenti per strappare agli Emirati Arabi Uniti la corona del prezzo più basso al mondo di 13,50 $/MWh per un PPA fotovoltaico: Spagna e Cile, che terranno aste rispettivamente a gennaio e maggio. Entrambi i paesi hanno mercati all’ingrosso ben consolidati che possono originare offerte competitive da parte degli sviluppatori e generare ricavi post-PPA per i fornitori commerciali.
Si tratta di una tendenza globale, in cui i proprietari di asset introducono modelli di business più flessibili, rinunciando a ricavi completamente contrattualizzati a priori e accettando un’esposizione parziale o totale verso i fornitori commerciali, via via che i costi fotovoltaici calano e la vita attesa degli asset si allunga.
7) Le vendite mondiali di veicoli elettrici saranno quasi 4 milioni, con un aumento del 74% rispetto al 2020
I programmi di stimolo di molti paesi, volti a compensare l’impatto economico della pandemia, includono agevolazioni diffuse per i veicoli elettrici.
La Cina ha esteso al 2022 i suoi generosi sussidi, originariamente destinati a scadere a fine 2020. Diversi paesi dell’Ue, da parte loro, hanno aumentato gli incentivi per i veicoli elettrici, aggiungendo così delle carote al bastone rappresentato da obiettivi di emissione più rigorosi.
Anche l’amministrazione Usa entrante si è impegnata a sostenere i veicoli elettrici, e si prevede che non si opporrà più alla più severa normativa californiana in materia di risparmio di carburante e di emissioni dei veicoli – che le case automobilistiche adotteranno di fatto come standard per tutti gli USA e che favoriranno le vendite.
Tutti questi elementi indicano un anno di rapida crescita, anche se i veicoli elettrici rappresenteranno ancora solo il 5% circa del totale delle vendite mondiali di veicoli.
8) Più governi entreranno nel capitale di catene di fornitura cruciali per la transizione energetica
Quando Joe Biden entrerà alla Casa Bianca, il 20 gennaio, tutte le più grandi economie del mondo avranno governi che hanno fissato obiettivi per le emissioni di gas serra a zero entro 30 o 40 anni.
Le catene di approvvigionamento di energia a basse emissioni di carbonio saranno più strategiche che mai. Per alcune risorse, compresi quelli che a volte vengono chiamati “i metalli della transizione energetica” come il litio, il nichel e il cobalto, si prevede che i governi adotteranno delle misure per garantire la sicurezza delle forniture.
Fra queste, ci saranno probabilmente l’assunzione di partecipazioni azionarie in attività critiche e l’offerta di garanzie finanziarie per gli investimenti del settore privato in paesi finora non investibili, ma detentori di risorse essenziali.
9) Il divieto della Cina sulle importazioni di carbone dall’Australia durerà tutto l’anno
Anche se avere accesso al carbone australiano facilita certamente le cose per gli acquirenti cinesi, ci sono molte fonti alternative disponibili, se sono disposti a pagare di più. Le catene di approvvigionamento internazionali possono essere riallineate per continuare a soddisfare la domanda cinese.
L’anno scorso i prezzi del carbone cinese sono stati lasciati salire vertiginosamente, a dimostrazione della volontà del governo cinese di finanziare la transizione nell’approvvigionamento delle sue importazioni.
10) L’amministrazione Biden ci andrà con i piedi di piombo sulla politica energetica
Joe Biden ha vinto le elezioni presidenziali americane impegnandosi ad “agire sul clima immediatamente e con ambizione, perché non c’è tempo da perdere”. Ma la realtà economica potrebbe limitare la sua velocità d’azione. Al Senato Biden potrà contare su una risicata, ma determinante, nuova maggioranza democratica che potrebbe consentirgli anche di mirare alto con l’introduzione di legislazioni climatiche ambiziose.
Però, almeno inizialmente, la fragilità dell’economia potrebbe impedirgli di adottare misure energetiche che porterebbero alla perdita immediata di posti di lavoro, come un giro di vite sull’industria del petrolio e del gas. Gli Usa adotteranno comunque alcuni importanti provvedimenti simbolici, tra cui il ritorno degli Stati Uniti all’accordo di Parigi sul clima e la fissazione di un obiettivo di emissioni nette pari a zero per gli Stati Uniti non oltre il 2050.
In termini di politiche concrete, c’è da attendersi che l’amministrazione Biden utilizzerà più le carote, come lo sblocco degli investimenti nell’eolico offshore, che i bastoni.
E infine, un pensiero di speranza per i prossimi anni:
11) La scienza ci sta mostrando un futuro più luminoso
In mezzo al buio del 2020, i progressi della scienza e della tecnologia hanno offerto speranza. I vaccini sono naturalmente al centro dell’attenzione, ma stiamo assistendo a un’incredibile accelerazione in molti campi, non solo in immunologia ed epidemiologia, ma anche nell’intelligenza artificiale, nell’informatica avanzata e nella chimica quantistica.
Nel settore dell’energia, questi passi avanti potrebbero sostenere un rapido sviluppo delle nuove tecnologie a emissioni zero, aumentare significativamente l’efficienza energetica, aiutare a sfruttare gli enzimi mangia-plastica e ridefinire i tratti salienti della transizione energetica.