Individuare meccanismi che stimolino la combinazione delle diverse attività che di solito si affrontano in momenti diversi: involucri opachi, serramenti, impianti, pertinenze condominiali o esclusive. E – soprattutto – facilitare la cessione del credito rendendo molto più veloce il trasferimento.
Questo in estrema sintesi l’invito che arriva da Rete Irene in vista del cosiddetto “decreto di aprile“, che dovrebbe contenere, tra le altre misure per affrontare l’emergenza economica, modifiche atte a rafforzare le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica “ecobonus”, con particolare riferimento alle riqualificazioni a pieno edificio.
“La logica con cui il MiSE pare intenda affrontare la questione – spiegano da Rete Irene – è quantitativa, agendo sull’intensità delle detrazioni per contrastare la tendenza al ribasso della domanda, in questa fase di congiuntura drammaticamente negativa. Naturalmente, non sfugge a nessuno che la domanda sarà stimolata non solo da percentuali di detrazione altissime, ma anche (e soprattutto) dalla prospettiva di evitare di dover affrontare l’anticipazione delle risorse finanziarie necessarie, per mezzo del ricorso ai meccanismi di trasferimento dei crediti d’imposta.”
Per questo la rete di imprese ha fatto presente, direttamente e tramite ANCE, che “aumentare solo le detrazioni non è sufficiente perché, in assenza di provvedimenti risolutivi dei problemi anche dell’offerta, si determinerà uno stress finanziario ulteriore per le imprese”, in questo momento già stremate, “con la probabile conseguenza di favorire fenomeni inflazionistici, quando va bene, se non anche la criminalità organizzata.”
“La soluzione finanziaria promossa da molti, di consentire la cessione delle detrazioni ai soggetti finanziari – spiega il coordinatore del comitato tecnico scientifico di Rete Irene Virginio Trivella – oltre ad essere avversata dalla Ragioneria generale dello Stato probabilmente è anche inutile. Le banche non sono interessate a ingessare i propri bilanci con crediti fiscali decennali. Il loro interesse sarebbe condizionato alla facoltà di cartolarizzare i crediti fiscali acquisiti, ma si tratta di una soluzione talmente radicale che nessuno la propone nemmeno.”
Per Trivella non resta dunque che agire sui tempo: è noto che il trasferimento di titolarità delle detrazioni, che oggi si avvera solo il 10 di marzo dell’anno successivo all’esecuzione dei lavori (salvi i ricorrenti ritardi imposti dall’Agenzia delle entrate) ha tempistiche del tutto incompatibili con l’equilibrio finanziario delle imprese. Le banche, infatti, non sono disponibili a finanziare in misura sufficiente le imprese nella fase preliminare al trasferimento dei crediti d’imposta.
Analogamente, i soggetti industriali disponibili all’acquisto delle detrazioni non accettano di pagarle prima del loro trasferimento formale, salvo assumere la qualifica di contraenti principali e relegare imprese e installatori a un inaccettabile ruolo ancillare.
“L’unica soluzione a portata di mano che si intravede – fa presente l’esperto – è quella di rendere molto più veloce il trasferimento dei crediti, al massimo entro tre mesi dall’emissione della fattura, in tempi compatibili con quelli del regolamento delle transazioni commerciali che le imprese devono onorare. Non è difficile. A rigore non servirebbe nemmeno una legge, ma se una legge lo disponesse l’Agenzia non potrebbe esimersi dal regolamentare di conseguenza”.