Decreto rinnovabili, CPEM: “si modifichi per tutelare i piccoli”

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L'associazione del minieolico è critica sulla volontà del nuovo governo di approvare il decreto Fer 1 in tempi rapidi e con correzioni minime e rilancia le sue proposte correttive.

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Minieolico e microidroelettrico sono messi a rischio, “oltre che dall’inammissibile ritardo del precedente Governo, proprio dalla bozza del DM Calenda”.

Per questo, i produttori da minieolico riuniti nel CPEM hanno accolto criticamente l’annuncio arrivato nei giorni scorsi dal nuovo MiSE di voler approvare il decreto rinnovabili “Fer 1” lasciato in eredità dal passato governo in tempi rapidi e con correzioni minime.

“Lo scorso aprile, anche grazie all’intervento del CPEM e alla forte pressione esercitata sulle due forze dell’attuale coalizione, che all’epoca cominciavano a dialogare anche in materia di energia, il DM Calenda era stato messo in discussione e definitivamente bloccato”, scrive in una nota il presidente dell’associazione Carlo Buonfrate.

Quelle arrivate dal MiSE martedì, per il CPEM, sono “affermazioni poco accorte e superficiali nel momento in cui il Governo, cosiddetto del cambiamento, ha l’occasione storica di imprimere una svolta alla politica energetica del nostro Paese.”

Per l’associazione, prolungare l’attesa per il decreto sarebbe sì “particolarmente doloroso per il settore delle Fer, soprattutto per quelle di piccola taglia, in asfissia da molti mesi” ma “un’impostazione del DM attenta alla realtà del nostro Paese, sarebbe salutare e di aiuto per impostare una nuova e duratura strategia energetica.”

A proposito il CPEM ricorda le proposte recentemente avanzate alle due forze politiche della coalizione di Governo per rivedere le misure che riguardano sia il minieolico che il micro-idroelettrico (documento in allegato in basso), come il ripristino dell’accesso diretto e l’eliminazione della neutralità tecnologica che mette in concorrenza, anche nella piccola taglia, impianti eolici e fotovoltaici.

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