Le debolezze del nucleare francese nei nuovi rilievi dell’Autorità di sicurezza

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Edf dovrà valutare meglio i margini di intervento, la gestione dei rifiuti e il prolungamento della vita dei reattori. La nota Asn.

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Continuano ad arrivare grattacapi di non poco conto per il nucleare francese.

A segnalare diverse criticità per il presente e il futuro dei reattori atomici transalpini è la stessa Autorità per la sicurezza nucleare francese, Asn (Autorité de sûreté nucléaire).

In una nota, afferma che il 2021 (traduzioni nostre dal francese, con neretti) “ha evidenziato le debolezze industriali del parco nucleare e degli impianti per il ciclo del combustibile, e ha sottolineato la necessità di considerare meglio i requisiti di sicurezza nelle discussioni sugli orientamenti energetici”.

Il presidente della Asn, Bernard Doroszczuk, ha spiegato che la prima debolezza riguarda i reattori Edf, perché una serie di eventi programmati e non programmati ha portato a una minore disponibilità della generazione elettrica nucleare.

Ricordiamo che il sistema elettrico francese è entrato in particolare difficoltà a dicembre 2021, a causa delle nuove e urgenti manutenzioni agli impianti nucleari di Chooz e Civaux annunciate da Edf, che hanno messo offline 6 GW totali di capacità: 3 GW di Chooz spenti a dicembre, da aggiungere ai 3 GW già indisponibili di Civaux, per i quali era stato prolungato il fermo.

Tanto che il Governo ha deciso di aumentare temporaneamente la generazione a carbone.

I quattro reattori dovrebbero tornare disponibili tra qualche mese, a marzo-aprile 2022.

Questa minore disponibilità del nucleare, secondo il presidente, ha mostrato il “bisogno imperativo”, rimarcato più volte dalla Autorità negli anni passati, di mantenere margini di intervento adeguati nel dimensionamento del sistema elettrico, al fine di evitare problemi concorrenti di sicurezza e di approvvigionamento energetico.

Una seconda debolezza riguarda gli impianti industriali per il ciclo del combustibile nucleare.

A questo proposito, si citano alcuni eventi che riflettono una “mancanza di precauzione“: il ritardo nella costruzione della piscina centralizzata di stoccaggio del combustibile esaurito Edf, le difficoltà operative presso alcuni impianti (ad esempio la corrosione degli evaporatori più rapida del previsto a La Hague).

Alla luce di queste considerazioni, Doroszczuk ritiene che le scelte di politica energetica per il 2050 “debbano basarsi su ipotesi solide, giustificate in termini di sicurezza, con margini sufficienti per poter far fronte a seri pericoli contingenti (in particolare anomalie di natura generica)”.

Quindi Edf dovrà soppesare attentamente la scelta di mettere in arresto definitivo programmato altri 12 reattori entro il 2035, salvo imperativi di sicurezza, data la necessità di mantenere adeguati margini nel sistema elettrico.

Allo stesso tempo, però, Edf dovrà verificare entro i prossimi 5 anni la capacità dei suoi reattori più vecchi di continuare a funzionare oltre 50 anni.

Inoltre, servirebbe un “esame approfondito” entro il 2025 per valutare la possibilità di mantenere in esercizio alcuni reattori per più di 60 anni.

Infine, ha dichiarato Doroszczuk, la prospettiva di una politica energetica che includa il nucleare a lungo termine “deve essere imperativamente accompagnata da una politica esemplare in termini di gestione dei rifiuti e degli impianti nucleari storici. Asn ritiene che tutto il settore debba mobilitarsi per implementare, nel più breve tempo possibile, soluzioni concrete e sicure per la gestione dei rifiuti del parco attuale o ereditati da situazioni passate”.

Il presidente ha anche sottolineato che se la Francia vorrà realizzare i nuovi reattori Epr-2 di Edf, avrà bisogno di un vero “Piano Marshall” per la filiera industriale nucleare, che sta incontrando sempre nuove difficoltà a completare la centrale di Flamanville.

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