Tra le tante idee di rilancio economico “verde” per l’Italia, arrivate in questi giorni al governo durante gli stati generali dell’economia terminati ieri, domenica 21 giugno, a Villa Pamphilj, spiccano quelle presentate da Legambiente: 33 proposte di semplificazioni per sbloccare gli investimenti green e 170 opere pubbliche prioritarie, come quelle incentrate sui trasporti sostenibili e intermodali nelle grandi città.
Intanto il premier Giuseppe Conte, nel suo discorso conclusivo degli Stati generali, ha citato la transizione ecologica-energetica come uno dei cardini per la ripresa economica italiana, in linea con le recenti affermazioni della stessa Commissione europea quando ha lanciato il Recovery Plan (vedi qui).
“Con l’incontro di oggi (sabato, ndr) – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – abbiamo voluto indicare nuovamente al premier Conte e al suo esecutivo quella che è la giusta strada da seguire per un rilancio del Paese”.
E secondo Ciafani, “non si deve sbloccare qualsiasi opera purché ripartano i cantieri, ma solo quelle che servono davvero, partendo dalle 170 che abbiamo indicato nel nostro dossier; senza dimenticare gli interventi infrastrutturali da mettere in campo anche nelle grandi città per aumentare la qualità della vita di milioni di pendolari”, perché in Italia “il dibattito politico sui trasporti e le infrastrutture ignora completamente le aree urbane”, dove invece “bisognerebbe concentrare gli investimenti e puntare sempre di più su una mobilità sostenibile, intermodale e a zero emissioni raddoppiando, ad esempio, la rete ciclabile come previsto nei PUMS [Piani urbani della mobilità sostenibile, ndr] e ampliando l’offerta dei mezzi in condivisione diminuendone i costi”.
Legambiente ha poi ribadito che se il Paese mettesse in pratica questa ricetta, andrebbe incontro a importanti vantaggi economici. Ad esempio, con i cantieri per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio si metterebbero in moto investimenti, tra diretti e indiretti, per quasi 9 miliardi di euro l’anno con 430 mila occupati e con risparmi in bolletta per le famiglie pari a circa 620 euro all’anno.
Più in dettaglio, in tema di semplificazioni, Legambiente ha presentato 33 proposte suddivise in tre campi di intervento: semplificazione delle procedure con 12 proposte per accelerare gli investimenti; rilancio dell’economia con fondi già stanziati da politiche nazionali e su cui indirizzare le risorse del Green Deal europeo (12 interventi); sblocco di risorse e di provvedimenti ministeriali in stallo con 9 interventi che vanno dalla mobilità (sblocco del “buono mobilità” per le famiglie contenuto nel decreto clima, delle risorse per le piste ciclabili della legge di Bilancio 2020), alla riqualificazione del patrimonio edilizio (legge Bilancio 2020) e alla realizzazione delle foreste urbane (decreto clima).
Mentre in tema di opere prioritarie, si parla di opere suddivise per regione e per tipologia di intervento (messa in sicurezza, bonifica, trasporti, infrastrutture), che permetterebbero di risolvere 11 emergenze nazionali tra cui: risanamento dei siti inquinati industriali, realizzazione degli impianti di depurazione, bonifica delle discariche abusive, necessità di avere siti per il corretto smaltimento dell’amianto, deposito per le scorie radioattive a media e bassa attività, smantellamento delle piattaforme offshore non produttive, interventi di adattamento e riduzione del rischio idrogeologico, abbattimento degli edifici abusivi, ricostruzione post terremoto nel centro Italia, costruzione di impianti anaerobici per la produzione di biometano e compost di qualità.
Tra le 170 opere veramente necessarie al Paese, c’è ad esempio la bonifica delle falde delle province di Vicenza, Padova e Verona dai Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) per garantire l’acqua potabile, oltre alla bonifica della Valle del Sacco nel Lazio; poi Legambiente ricorda i 129 comuni calabresi in infrazione europea per la mancata e cattiva depurazione, il porto di Gioia Tauro senza collegamento ferroviario, la diga sul Metrano ancora incompiuta.
Mentre in Veneto un quarto degli interventi ritenuti urgenti nel 2010 per la mitigazione del rischio idrogeologico è ancora da mettere in cantiere; in Campania, pur essendoci finanziamenti disponibili, i comuni non riescono a individuare i siti e realizzare gli impianti per trattare l’organico differenziato necessari per chiudere il ciclo dei rifiuti. La linea ferroviaria che collega Parma con La Spezia è per il 50% a binario unico, nonostante rappresenti un pezzo potenziale del corridoio Tirreno-Brennero. Roma aspetta, da oltre vent’anni, l’avvio dei lavori per gli ultimi 10 chilometri dell’anello ferroviario.
Infine, in tema di mobilità, nell’ultimo rapporto Pendolaria, Legambiente ricorda che nelle aree urbane spicca il maggior ritardo infrastrutturale italiano rispetto ai Paesi europei. Ad esempio la nostra dotazione di linee metropolitane si ferma a 247,2 chilometri (in 7 città in cui vivono circa 15 milioni di persone), lontano dai valori del Regno Unito (oltre 672 km), della Germania (649,8) e della Spagna (609,7).
I dati Istat raccontano che 25,8 milioni di persone (il 42% della popolazione nazionale) vivono nelle 16 principali aree metropolitane e conurbazioni italiane, dove si registra la quota prevalente degli spostamenti delle persone e dove il tasso di auto di proprietà è tra i più alti al mondo: 70,7 veicoli ogni 100 abitanti.
Ma non basta disporre di linee metropolitane, occorre anche che i treni metropolitani passino con la giusta frequenza, per garantire un’offerta di qualità. E poi occorre potenziare la sharing mobility e raddoppiare le piste ciclabili; vedi anche le proposte di Legambiente nel dossier sulle Comunità rinnovabili 2020.