Cosa sta succedendo sul mercato elettrico finlandese dopo l’entrata in esercizio di Olkiluoto 3

Assieme alle Fer, il nuovo impianto nucleare, acceso con 14 anni di ritardo e costi esorbitanti, ha fatto crollare i prezzi elettrici. Una buona notizia per il paese, che però lascia aperti interrogativi sulla sostenibilità economica delle fonti a costi marginali quasi nulli.

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I prezzi spot dell’elettricità in Finlandia sono scesi sotto zero per due volte la settimana scorsa, registrando un andamento senza precedenti nel Paese e alleggerendo molto le bollette dei consumatori rispetto ai massimi storici di qualche mese fa.

E anche al momento di scrivere, il prezzo dell’elettricità nell’area finlandese della borsa elettrica nordica (Nord Pool) è attorno a zero, oscillando fra il negativo e l’appena positivo.

I prezzi medi dell’elettricità a pronti sono scesi a 60,55 €/MWh in aprile da 245,98 €/MWh a dicembre, con un calo di oltre il 75%, secondo Nord Pool.

Cosa sta succedendo?

Il calo delle quotazioni fino in territorio negativo ha diverse concause:

  • domanda in ribasso sulla scia degli sforzi di risparmio energetico;
  • idroelettrico con produzione in rialzo grazie allo scioglimento primaverile delle nevi;
  • nucleare con produzione in rialzo dopo l’allaccio della centrale Olkiluoto 3;
  • rinnovabili in crescita, soprattutto l’eolico.

Nucleare

Gli unici calcoli che sono stati resi pubblici sono quelli del distributore elettrico finlandese Väre. Secondo la società, la messa in funzione di Olkiluoto 3, avvenuta il 16 aprile di quest’anno, ha ridotto il prezzo dell’elettricità di circa 5 centesimi di euro per kWh.

Cinque centesimi al kWh equivalgono a 50 €/MWh. Il 2 maggio, per esempio, i finlandesi hanno pagato 86,63 €/MWh sul mercato spot. Se non ci fosse stato Olkiluoto 3, ceteris paribus, il prezzo sarebbe stato di 136,63 €/MWh, circa 50 euro in più appunto.

Si tratta di un contributo sensibile, ma insufficiente da solo a spiegare nella sua pienezza l’andamento dei prezzi elettrici. Nella stessa analisi, Väre ha sottolineato che bisogna tenere conto anche dell’aumento della capacità installata delle fonti rinnovabili in Finlandia.

Va considerato inoltre che il reattore nucleare Olkiluoto 3 (OL3), il più grande d’Europa con 1,6 GW di potenza ed entrato in funzione un mese e mezzo fa circa, è giunto in porto ben 18 anni dopo la posa della prima pietra.

La costruzione dell’impianto risale infatti al 2005. L’inaugurazione era prevista inizialmente per il 2009, ma la sua realizzazione è poi stata afflitta da molti problemi tecnici, che ne hanno ritardato l’allaccio di 14 anni e fatto sforare di 8 miliardi di euro il budget di spesa originale.

Il reattore dovrebbe soddisfare circa il 14% della domanda di elettricità della Finlandia, riducendo la necessità di importazioni da Svezia e Norvegia, ha reso noto l’operatore di OL3, Teollisuuden Voima (TVO), di proprietà della società di servizi finlandese Fortum e di un consorzio di aziende energetiche e industriali. Il nuovo impianto dovrebbe produrre per almeno 60 anni.

“La produzione di Olkiluoto 3 stabilizza il prezzo dell’elettricità e svolge un ruolo importante nella transizione verde finlandese”, dichiarò l’amministratore delegato di TVO, Jarmo Tanhua, al momento dell’inaugurazione.

Molto a spanne, il nuovo nucleare finlandese avrebbe contribuito in misura di circa il 36% alla riduzione del prezzo spot il 2 maggio scorso. Il resto della discesa verso zero, è presumibilmente imputabile alle altre concause menzionate.

Rinnovabili

L’energia eolica ha generato ben il 21,5% dell’elettricità in Finlandia tra gennaio e marzo, ha riferito Jukka Leskelä, amministratore delegato di Finnish Energy, al quotidiano Helsingin Sanomat.

Eolico e fotovoltaico assieme hanno raggiunto un livello di copertura record del 29% della produzione elettrica in aprile in Finlandia; l’anno scorso, la capacità eolica del Paese è aumentata del 75%, cioè di oltre 2,4 GW, secondo l’Associazione finlandese per l’energia eolica (FWPA).

Ciò vuol dire che i nuovi parchi eolici hanno una capacità nominale complessiva superiore a quella di OL3, pur con una diversità di “capacity factor” o fattori di capacità, che indicano quanta energia elettrica sia effettivamente prodotta da un impianto, rispetto a quella che avrebbe potuto essere prodotta con un funzionamento continuo e a piena potenza nello stesso periodo.

In altre parole, la centrale nucleare di OL3 avrà presumibilmente una continuità di funzionamento tale, per cui il suo maggiore capacity factor contribuirà a compensare almeno in parte la sua minore potenza rispetto a quella dell’eolico finlandese.

La Finlandia, così come gli altri Paesi con una capacità elettrica nucleare, si trova a dover conciliare la rigidità della generazione atomica, poco modulabile e costante in ogni momento della giornata, con la variabilità delle fonti rinnovabili.

Rapporto fra nucleare e rinnovabili

Un sistema basato sempre più sulle rinnovabili, nel quale una quota rilevante è legata a fonti variabili come fotovoltaico ed eolico, è possibile ma richiede una gestione diversa della rete, ci ha detto Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace.

In una analisi di scenario europeo commissionata da Greenpeace alcuni anni fa, per analizzare uno scenario elettrico con tre quarti di rinnovabili al 2030, erano evidenti due elementi: la necessità di maggiori interconnessioni tra i Paesi, per ridurre le installazioni di accumuli e le misure sul lato della domanda, e una criticità legata alla presenza di produzione nucleare, secondo Onufrio.

“Man mano che la rete accoglie quantità crescenti di rinnovabili variabili, la rigidità della produzione nucleare diventa meno gestibile e dunque delle due l’una: o si abbassa progressivamente la produzione nucleare fino a eliminarla o si avranno sempre maggiori quantità di energia rinnovabile in curtailment”, cioè da stoppare.

Nello studio fatto a suo tempo dall’organizzazione ambientalista, mantenere le quote di nucleare in Europa si traduceva alla fine in maggiori costi.

“Una questione che è poco chiara nel dibattito è che in uno scenario prevalentemente rinnovabile, il concetto di carico di base (baseload) tende a sparire. L’approccio alla gestione della rete deve essere ‘evolutivo’, man mano che risorse come eolico e solare aumentano la loro quota. Alla fine, se serviranno diversi sistemi flessibili [per gestire una domanda altrettanto flessibile], non ci sarà spazio per il carico di base. E dunque per il nucleare che non è una fonte flessibile”, ha spiegato Onufrio.

Regolare l’energia

Il dilemma evidenziato da Onufrio circa la coesistenza di nucleare e rinnovabili non è di facile soluzione. Il caso finlandese ha però mostrato ultimamente che il “curtailment” non riguarda solo le rinnovabili.

La produzione di OL3, infatti, è stata recentemente ridotta in alcuni giorni di maggio. È stato cioè più redditizio, o meno costoso, ridurre il funzionamento del reattore e consentire l’immissione nel sistema elettrico di elettricità eolica e fotovoltaica.

“La produzione della centrale di Olkiluoto 3 è stata ridotta a causa dei prezzi del mercato più bassi“, ha comunicato l’ufficio stampa di TVO. Nel rapporto costi/benefici fra nucleare e rinnovabili, quindi, oltre agli alti costi e alle lungaggini costruttive dell’atomo, il “curtailment” dell’atomo potrebbe peggiorare ulteriormente la posizione del nucleare.

Cosa vuol dire questo per Paesi come la Finlandia, dove presumibilmente nucleare e rinnovabili continueranno a dover coesistere?

La crescente capacità di energia rinnovabile ha creato un’opportunità storica per attrarre in Finlandia investimenti stranieri in settori come quello alimentare e automobilistico, ha detto Leskelä di Finnish Energy, secondo cui, però, l’attenzione si deve spostare adesso su altre priorità.

“Con l’aumento significativo della produzione di elettricità rinnovabile, aumenta anche la necessità di regolare l’energia. Abbiamo bisogno di soluzioni in questa direzione. Dovremmo condurre un ampio studio su questo aspetto e riflettere sulle possibili misure da adottare”, ha dichiarato Leskelä.

Si dovrà cercare non solo di ottimizzare nel lungo periodo il funzionamento della rete rispetto alle caratteristiche opposte di rinnovabili e nucleare, ma anche di contribuire a una riforma del mercato elettrico.

Questa dovrà saper gestire efficacemente l’arma a doppio taglio di fonti energetiche con prezzi marginali decrescenti e tendenti allo zero, se non negativi, in modo da soddisfare non solo le esigenze dei consumatori, ma anche quelle dei produttori energetici e degli investitori, che non possono sostenere prezzi negativi per tempi prolungati.

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