Come uscirà l’auto elettrica dalla tempesta perfetta del coronavirus?

  • 28 Aprile 2020

Dati di mercato, tendenze, misure per rilanciare il settore automobilistico: intervista con Francesco Naso, responsabile dell'area Technology & Market di Motus-E.

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L’auto elettrica si trova nel mezzo della tempesta perfetta innescata dall’emergenza coronavirus: quasi azzeramento degli spostamenti individuali, chiusura di molte attività produttive e commerciali, crollo delle vendite nei concessionari, costruttori in difficoltà.

E mentre il governo ha annunciato le nuove misure per affrontare la “fase 2” con un graduale allentamento del lockdown, l’Italia – così come gli altri paesi europei – si sta interrogando su come dovrà essere la ripartenza economica nel post-coronavirus.

Ricordiamo che secondo l’organizzazione Transport & Environment i piani di sostegno alle industrie andrebbero vincolati a precisi impegni di sostenibilità ambientale per premiare chi sceglie la mobilità 100% elettrica plug-in.

Così abbiamo chiesto a Francesco Naso, responsabile dell’area Technology & Market dell’associazione Motus-E, di commentare il recente andamento del mercato automobilistico e spiegare a QualEnergia.it con quali iniziative si potrebbe rilanciare il settore.

Partiamo dalle ultime previsioni di Wood Mackenzie, che parlano di un meno 43% di auto elettriche vendute nel 2020 in tutto il mondo. È una stima accurata secondo lei?

È uno scenario plausibile, anche se molto dipenderà dalle misure che saranno messe in campo nei singoli mercati nazionali.

Quali numeri sta facendo l’Italia in questi mesi nel settore auto?

L’emergenza coronavirus ha avuto un impatto devastante sul mercato complessivo dell’auto che in Italia ha registrato un -85% a marzo rispetto allo stesso mese del 2019 e si prefigura un crollo ancora più marcato per aprile.

Va detto però che l’auto elettrica è andata in controtendenza, con una crescita di quasi il 900% lo scorso febbraio e poi del 49% a marzo in confronto agli stessi mesi dell’anno precedente, con 2.500 nuove immatricolazioni solo a febbraio [vedi qui le statistiche dell’Unrae, ndr.].

Perché l’auto elettrica è rimasta a galla?

Perché il bonus per chi acquista vetture a zero emissioni sta funzionando e perché si partiva da numeri molto bassi: nell’intero 2019 si sono vendute nel nostro paese circa 10.500 auto elettriche con una quota di mercato inferiore all’uno per cento, quindi era facile segnare percentuali di crescita così alte.

E poi è importante ricordare che le case auto stanno davvero puntando sull’elettrico, anche grazie alla normativa Ue sulle emissioni di CO2, e che la domanda è ancora contenuta ma in forte espansione.

Prima ha parlato di misure nazionali: cosa dovrebbe fare il governo italiano per sostenere l’industria automobilistica nell’emergenza coronavirus?

Bisogna proseguire sulla strada già tracciata con l’ecobonus per accompagnare il mercato e aiutare la domanda: il governo dovrebbe potenziare l’ecobonus aumentando i fondi complessivamente stanziati, in modo da allargare la platea di chi potrà utilizzare l’incentivo.

In questo momento ci sono 70 milioni di euro l’anno a disposizione che andrebbero almeno raddoppiati.

Bonus a parte, quali altre iniziative potrebbero favorire la domanda di auto elettriche?

Ci sono due punti fondamentali. Il primo riguarda la politica sulle flotte aziendali che dovrebbe promuovere l’acquisto di vetture elettriche. Come Motus-E abbiamo proposto di portare al 100% la deduzione fiscale del costo dei veicoli elettrici, sia quelli utilizzati dai dipendenti (uso promiscuo) sia quelli in pool destinati ad altri utilizzi aziendali [oggi la deduzione è rispettivamente del 70%-20%, ndr].

Inoltre, abbiamo proposto di azzerare la tassazione sui fringe benefit per le auto elettriche.

E il secondo punto?

Occorre aumentare la domanda pubblica di auto elettriche, soprattutto in una fase di mercato che vedrà in calo gli acquisti dei privati.

Quindi vanno sbloccati gli acquisti di vetture a zero emissioni da parte delle amministrazioni pubbliche, ricordando che l’auto elettrica ha un costo iniziale più elevato ma ha un costo totale di possesso che la premia rispetto alle vetture tradizionali.

Ragionando ancora sul “ciclo di vita” delle automobili, a quanto ammonta il beneficio dell’elettrico sul diesel per quanto riguarda le emissioni inquinanti dal pozzo alla ruota?

Possiamo affermare che c’è sempre un miglioramento netto, in termini di emissioni complessive nell’intero ciclo di vita, a vantaggio dell’auto elettrica su quella diesel [si parla non solo delle emissioni associate all’utilizzo dell’auto, ma anche delle emissioni associate alla produzione del veicolo e delle batterie, ndr].

Questo anche nel caso più svantaggioso per l’auto elettrica, cioè un paese come la Polonia che produce la maggior parte dell’energia con il carbone. Lo confermano, oltre a varie ricerche passate come quella pubblicata dall’Agenzia europea per l’ambiente a fine 2018, l’ultimo studio di Transport & Environment e lo studio dell’Università di Cambridge.

In sintesi, secondo Transport & Environment, in Europa l’auto elettrica emette mediamente una quantità di CO2 quasi tre volte inferiore in confronto ai veicoli analoghi con motori termici. Direi che è il caso di mettere un punto definitivo sulla questione delle emissioni di CO2 sul ciclo di vita.

Sappiamo però che l’auto elettrica non è la panacea per tutti i mali del traffico urbano: come vede il futuro della mobilità cittadina post-Covid?

Sarebbe un errore tornare indietro e pensare che la risposta al post coronavirus sia mettere tutti sulle auto private. Occorre promuovere dei piani urbani per la mobilità sostenibile basati su elettrificazione del trasporto pubblico urbano e mobilità dolce individuale. Accogliamo con piacere le notizie sullo sviluppo rapido di piste ciclabili e sugli incentivi per l’acquisto di e-bike.

Come Motus-E avete anche qualche proposta per incentivare l’acquisto di mezzi elettrici dedicati alle consegne delle merci?

Si potrebbe definire un piano di incentivi per rinnovare i veicoli, con bonus diretti per l’acquisto di mezzi 100% elettrici o prestiti garantiti destinati ai piccoli trasportatori. Sarebbe anche utile promuovere gli investimenti nelle colonnine di ricarica veloci, riservandone un certo numero al rifornimento dei veicoli adibiti al trasporto merci.

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