Clima, sul fondo da 100 mld$ della Cop 15 i paesi ricchi non stanno mantenendo la promessa

Le stime dell'Oxfam sul sostegno finanziario dei paesi ricchi ai paesi poveri per l'ambiente: ecco perché le cifre ufficiali sono inaccurate.

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Il sostegno economico ai paesi più poveri (da parte dei paesi più ricchi e industrializzati), dovrebbe essere una parte essenziale della lotta contro i cambiamenti climatici e dell’impegno a realizzare un sistema economico più sostenibile sotto il profilo ambientale.

Tuttavia, un nuovo studio dell’Oxfam spiega che le cose stanno andando diversamente.

La finanza per il clima, infatti, è ampiamente sovrastimata, rispetto alle cifre reali che i paesi in corso di sviluppo possono utilizzare per i loro progetti di tutela ambientale.

In teoria, i paesi industrializzati nel 2009 – alla quindicesima conferenza Onu sul clima a Copenhagen – si erano impegnati a destinare 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020 alle nazioni più povere, in modo da aiutarle a investire in misure di adattamento e mitigazione per quanto riguarda i rischi climatici (programmi di ripristino e conservazione degli ecosistemi, prevenzione delle calamità naturali, installazione di fonti energetiche rinnovabili, riduzione delle emissioni inquinanti e così via).

Eppure siamo ancora lontani da quei cento miliardi.

Il grafico seguente, tratto dal documento Climate finance shadow report 2020 (link in basso), riassume le stime riportate dall’Oxfam.

Secondo le stime ufficiali dei governi, nel 2017-2018 la finanza pubblica per il clima ha raggiunto in media 59,5 miliardi di dollari l’anno, oltre dieci miliardi in più in confronto al 2015-2016 (44,5 miliardi di $).

Ma a ben guardare, scrive l’Oxfam, questi numeri sono inaccurati, per due motivi.

Innanzi tutto, si legge nel rapporto, è più corretto fare riferimento ai soldi che i paesi poveri possono effettivamente utilizzare per i progetti di adattamento e mitigazione.

Si parla di climate-specific net assistance, vale a dire, i trasferimenti finanziari netti ai beneficiari, escludendo varie voci tra cui, ad esempio, gli interessi da ripagare sul debito.

Il punto, infatti, osserva l’Oxfam, è che c’è un uso eccessivo di prestiti e di altri meccanismi finanziari non agevolati, circa il 40% del totale nel 2017-2018. E solo il 20% della finanza per il clima destinata ai paesi poveri è stato concesso sotto forma di sovvenzioni.

In sostanza, secondo l’Oxfam, i trasferimenti finanziari netti per i paesi poveri sono ammontati a 19-22,5 miliardi di dollari/anno nel 2017-2018, in lieve aumento rispetto al biennio precedente (15-19,5 miliardi di $). C’è ancora un mare di strada da fare, quindi, per onorare l’impegno dei cento miliardi/anno.

E poi – ecco il secondo motivo che spiega perché le cifre ufficiali sono inaccurate – lo studio evidenzia che in molti casi i finanziamenti riguardano progetti presunti ambientali che in realtà hanno a che vedere solo in parte con le strategie di adattamento e mitigazione dei rischi climatici.

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