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Anche BP entra nella produzione di idrogeno verde

  • 11 Novembre 2020

La mossa della compagnia petrolifera è l’ultima di una serie da parte di paesi e multinazionali.

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BP ha deciso di muovere i primi passi nel crescente mercato dell’idrogeno verde assieme allo sviluppatore eolico offshore Ørsted per generare idrogeno in una delle sue raffinerie tedesche, alimentando la produzione con l’energia del vento.

Verrà utilizzata in particolare l’energia rinnovabile generata dai parchi eolici del Mare del Nord della danese Ørsted, per scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno presso la raffineria BP di Lingen a partire dal 2024.

La raffineria ospiterà un elettrolizzatore su scala industriale con una capacità iniziale di 50 MW, in grado di produrre abbastanza gas verde da sostituire un quinto della domanda di idrogeno della raffineria, alimentata attualmente con combustibili fossili.

La decisione della compagnia petrolifera di iniziare a produrre idrogeno verde, che può sostituire il gas fossile senza emissioni di carbonio, è un passo importante per il suo obiettivo di diventare un’azienda neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2050.

BP ha infatti promesso di ridurre la sua produzione di combustibili fossili del 40% nei prossimi 10 anni e di aumentare gli investimenti in soluzioni energetiche sostenibili come appunto l’idrogeno verde, l’elettricità rinnovabile e la cattura del carbonio.

L’idrogeno verde sta assumendo sempre più nei piani di molti operatori e governi mondali il ruolo nevralgico di anello di congiunzione, finora mancante, fra le esigenze di densità energetica dell’industria e dei trasporti pesanti e le esigenze della decarbonizzazione e della salvaguardia del clima, come accennato in un precedente articolo.

L’idrogeno verde, prodotto cioè con elettrolisi alimentata da energie rinnovabili invece che da gas naturale o altri combustibili fossili, riuscirebbe a soddisfare quei comparti produttivi ­– come le acciaierie o i trasporti pesanti – che attualmente fanno fatica a funzionare con un’alimentazione elettrica. L’idrogeno verde, prodotto con economie di scala che ne riducano i costi, eliminerebbe insomma le ragioni per continuare a puntare ancora con forza sulle fossili per i settori più energivori, che  male si adattanno ad essere alimentati direttamente da fotovoltaico ed eolico.

È con questa prospettiva che in estate la Commissione europea ha pubblicato la sua strategia sull’idrogeno, con obiettivi ambiziosi per la produzione di idrogeno mediante impianti di elettrolisi dell’acqua, per una potenza di 40.000 MW entro il 2030, alimentati da fonti rinnovabili, come vi abbiamo raccontato in questo articolo.

Anche i maggiori paesi europei, presi individualmente, stanno facendo sforzi importanti a favore dell’idrogeno verde: ci sono infatti attualmente 50 progetti sulla rampa di lancio nel mondo, con una capacità rinnovabile stimata di circa 50.000 MW, per investimenti complessivi di circa 75 miliardi di dollari, per produrre 4 milioni di tonnellate di combustibile l’anno. E alcune delle iniziative più interessanti giungono da Germania e Francia, secondo l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA), come detto in questo articolo.

Per l’Italia, il ministro per lo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha annunciato ieri che “a breve” arriverà la strategia italiana sull’idrogeno e che gli incentivi andranno solo a quello verde, da rinnovabili, mentre è apparso chiaro che nel piano non entrerà l’idrogeno blu, cioè quello prodotto con gas naturale e successiva cattura del carbonio emesso, “sul quale potranno investire i privati, ma per cui non prevediamo un sostegno”.

Sul fronte privato italiano, l’idrogeno è sempre più presente nei pensieri di Snam, e il suo interesse sembra andare oltre l’idrogeno blu, per estendersi a quello verde, da rinnovabili.

Snam ha infatti sottoscritto il mese scorso un accordo con uno tra i maggiori produttori globali di elettrolizzatori, componenti essenziali per ricavare idrogeno da fonti rinnovabili tramite elettrolisi dell’acqua, e cioè ITM Power Plc, una società inglese.

Tornando a BP, Dev Sanyal, responsabile delle attività a basse emissioni di carbonio della società petrolifera britannica, ha detto che l’idrogeno giocherà un ruolo crescente nella decarbonizzazione del mondo e che BP è “determinata a costruire una posizione di leadership in questo settore emergente”.

BP prenderà una decisione finale di investimento sul progetto nel 2022, a seconda della possibilità di ottenere finanziamenti dall’UE.

Si tratta del secondo grande passo di BP verso le rinnovabili: a settembre, infatti, la compagnia ha rilevato una quota per complessivi 1,1 miliardi di dollari in due progetti eolici offshore statunitensi sviluppati dalla compagnia petrolifera statale norvegese Equinor, accordandosi per svilupparne insieme anche altri in futuro.

BP ha comunicato che mira a decuplicare nei prossimi anni le attività dell’idrogeno a Lingen, insieme a Ørsted, per produrre abbastanza idrogeno verde da soddisfare l’intera domanda di idrogeno della raffineria e fornire anche materie prime per altri combustibili.

“Ma prima di tutto, l’idrogeno rinnovabile deve diventare competitivo a livello di costi con l’idrogeno a base fossile, e per questo abbiamo bisogno di progetti come questo, con la raffineria di Lingen della BP che dimostrerà la tecnologia dell’elettrolizzatore su larga scala e mostrerà l’applicazione reale dell’idrogeno basato sull’eolico offshore”, ha detto Martin Neubert, responsabile dell’eolico offshore di Ørsted.

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