Bolivia, le potenzialità della valorizzazione energetica dei rifiuti grazie a fondi italiani

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Nei paesi a basso reddito la principale soluzione per lo smaltimento dei rifiuti è la discarica a cielo aperto, ma il futuro va nella direzione del riciclo e della valorizzazione energetica. La cooperazione internazionale in Bolivia può indicarne la via.

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Crescita della popolazione, evoluzione tecnologica e mutamento dei consumi. Questi tre fattori caratterizzano i paesi a medio/basso reddito: da un lato la crescita di un paese, dall’altro l’incremento di generazione di rifiuti e l’esponenziale richiesta di energia.

Il rafforzamento del sistema di raccolta rifiuti, così come il loro trattamento e la valorizzazione, sono una priorità anche per la Bolivia dove, benché negli ultimi anni si sia dato inizio ad alcune iniziative pilota di raccolta differenziata e di riciclaggio dei rifiuti urbani, il sistema di trattamento principale è rimasto vincolato alla disposizione finale in discariche, sia controllate che abusive.

La quantità di rifiuto generata nelle grandi città boliviane, dove risiede circa il 60% della popolazione, è pari a 1,6 milioni di tonnellate, che si stima riciclate per meno del 5%. Dati incerti, in quanto il riciclo avviene prevalentemente con sistemi informali. Queste quantità vengono prevalentemente conferite a discarica, con problemi dovuti a frane, contaminazione dell’aria, inquinamento delle acque superficiali e di falda.

Da qui è nato il progetto “LaPazRecicla”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che si pone l’obiettivo di introdurre, nella città di La Paz, sistemi per la valorizzazione dei rifiuti, tra cui il rafforzamento del sistema per la preparazione al riciclo e le potenzialità di uso come combustibile solido secondario.

Parallelamente, il progetto prevede di condurre campagne di informazione, rafforzare le capacità tecniche degli operatori impegnati nella raccolta e selezione dei rifiuti e supportare la ricerca scientifica, oltre che di fornire aiuto concreto per l’implementazione di nuovi sistemi di raccolta e trattamento dei rifiuti da costruzione e demolizione. Insieme, queste attività darebbero supporto concreto alla transizione verso un’economia circolare.

In particolare, l’iniziativa ha il compito ambizioso di studiare la qualità del rifiuto scartato dalla raccolta differenziata per poter quantificare il suo potenziale energetico e dare così inizio a politiche nazionali volte al recupero dell’energia da rifiuti.

Il progetto è coordinato dalla Ong COOPI – Cooperazione Internazionale ed è eseguito con il supporto dell’Università Insubria di Varese – Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate, la facoltà di ingegneria della Universidad Mayor de San Andrés (prima università della Bolivia) e lo stesso Municipio di La Paz.

I quantitativi di rifiuto differenziato nell’impianto di selezione di La Paz, oggetto di rafforzamento in questo progetto, che attualmente non possono essere riciclati nel paese rappresentano circa il 30% del rifiuto. Ciò costituisce una risorsa che può essere sfruttata per il recupero energetico ma che ora è inviata a discarica. Pertanto, tali quantitativi di rifiuti urbani non pericolosi termo-valorizzabili potrebbero essere impiegati interamente nei processi di co-combustione. Ipoteticamente, la co-combustione a livello nazionale potrebbe dare una soluzione concreta al problema della gestione dei rifiuti per almeno il 15-20% dei rifiuti generati.

Ciò nonostante, la valorizzazione energetica dei rifiuti non riciclabili non è ancora stata esplorata in Bolivia. Si prevede quindi l’introduzione di nuove tecnologie per il loro sfruttamento. Come attività preliminare si sta attrezzando un laboratorio presso la Universidad Mayor de San Andrés in modo da poter svolgere misure dedicate alla caratterizzazione delle proprietà di combustione dei materiali, come pure delle emissioni corrispondenti.

Nello specifico, l’obiettivo è classificare il combustibile da rifiuti secondo le norme internazionali che ne discriminano la qualità e ne definiscono il campo di applicazione. In secondo luogo, si intende verificare la possibilità di utilizzare i materiali cellulosici di scarto per la combustione, confrontandone l’emissione con altri tipi di biomassa, come la legna o il truciolato. Si tenga presente, inoltre, che la città di La Paz è posta a un’altitudine che raggiunge i 4.000 m slm, ed è quindi interessata da peculiari caratteristiche di combustione.

Le ricerche che si prevede di realizzare darebbero luogo al primo studio a livello paese relativo all’uso dei rifiuti per la termovalorizzazione. Ciò significa dare un contributo al Ministero dell’Ambiente nazionale fornendo una linea guida e delle basi tecnico-scientifiche relativamente alle potenzialità dell’utilizzo del combustibile da rifiuti e alle precauzioni conseguenti da adottare per un corretto monitoraggio ambientale.

Per anni, la Bolivia ha basato il proprio sistema energetico ed economico sul gas naturale. Ora si trova di fronte a una crisi causata dall’impoverimento dei giacimenti in uso e dalla mancanza di nuovi. È quindi il momento, per il paese, di iniziare a pensare a un’evoluzione che lo porti a un’indipendenza energetica dalle fonti tradizionali assieme a un rafforzamento dell’acceso all’energia secondo quanto indicato nell’obiettivo 7 di sviluppo sostenibile. L’impiego del potenziale energetico da residui non utilizzabili altrimenti dovrebbe rientrare nel piano di sviluppo di una nuova matrice energetica, aggiungendosi ad altre fonti non tradizionali di cui la Bolivia è ricca, prima fra tutte la fonte solare.

Nel contesto boliviano, un esempio di impiego del combustibile solido secondario riguarda la produzione di cemento, molto richiesto per lo sviluppo infrastrutturale. La co-combustione in cementifici, con investimenti pubblico-privati, può essere il primo passo per una trasformazione energetica verso la riduzione dei combustibili fossili.

Non solo, nel breve termine e a piccola scala, si potrebbero impiegare i rifiuti cellulosici e derivanti da biomasse (previa triturazione e compattazione) per la preparazione dei cibi in quelle aree rurali in cui le stufe a legna sono l’unica fonte di energia. Da considerare, inoltre, che l’altopiano boliviano è caratterizzato da temperature molto fredde in determinati periodi dell’anno e l’introduzione di stufe per il riscaldamento degli ambienti porterebbe a indiscutibili benefici.

Nella realtà del paese si possono ipotizzare altri ambiti di applicazione come, ad esempio, l’impiego nei numerosi forni artigianali utilizzati per la produzione di mattoni che attualmente impiegano materiali di qualsiasi natura creando, in determinate aree, vere e proprie situazioni di emergenza ambientale.

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