Auto elettrica, rifinanziato il bonus con il decreto fiscale

Intanto il ministro Cingolani annuncia una gigafactory da 45 GWh di batterie, ma resta critico su alcuni aspetti della corsa verso i veicoli alla spina.

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Roberto Cingolani è tornato a parlare di auto elettrica e, come in altre occasioni, ha lasciato spazio a dubbi e ambiguità, mentre il governo ha appena rifinanziato per il 2021 gli incentivi per le auto a basse emissioni e lo stesso Cingolani ha annunciato che ci sarà un bando per realizzare una gigafactory da 45 GWh di batterie.

Il tema delle auto alla spina è stato affrontato dal ministro nella corposa audizione in Parlamento sul Piano di transizione ecologica.

Cingolani, infatti, ha sottolineato gli impatti ambientali nella filiera di produzione dei veicoli elettrici e le contraddizioni, a suo dire, tra le stesse politiche europee, che puntano a bandire la vendita di auto termiche dal 2035 e al contempo spingono verso una nuova normativa Euro 7 sui motori a combustione interna.

Per quanto riguarda gli incentivi, il decreto fiscale approvato in Consiglio dei ministri ha rifinanziato per il 2021 con 100 milioni di euro il fondo ecobonus per acquistare veicoli a basse emissioni.

In particolare, 65 milioni di euro sono destinati alle automobili elettriche e ibride plug-in nella fascia di emissione 0-60 g/km CO2, mentre per acquistare vetture nella fascia 61-135 g/km CO2 si può contare su un plafond pari a 10 milioni di euro.

Altri 20 milioni sono disponibili per l’acquisto di veicoli commerciali di categoria N1 o M1 speciali, di cui 15 milioni riservati ai veicoli esclusivamente elettrici. Infine, 5 milioni sono indirizzati all’acquisto di auto usate con emissioni comprese tra 0-160 g/km CO2.

Tornando alle affermazioni di Cingolani, il ministro ha sottolineato che la produzione delle auto elettriche è molto impattante sull’ambiente, perché l’estrazione di litio e cobalto produce molta CO2.

Su questo punto specifico, rimandiamo a questo articolo in cui abbiamo spiegato, dati alla mano, che le emissioni di CO2 sul ciclo di vita di un’auto elettrica (quindi compresa la produzione di veicolo e batterie) sono nettamente inferiori rispetto alle vetture termiche.

Cingolani poi è perplesso sulle scelte di Bruxelles.

L’Europa, ha detto, “sta spingendo per fare la normativa Euro 7. Se investiamo centinaia di miliardi per l’Euro 7, non lo facciamo per togliere dopo nove anni il motore a combustione interna. Altrimenti perché fare una normativa che costa enormemente?”.

Tuttavia, un recente studio dell’organizzazione indipendente Transport & Environment (TE) ha spiegato perché resta di fondamentale importanza introdurre nel 2025 il nuovo e più severo standard sulle emissioni delle automobili, anche in previsione di abbandonare i motori termici.

In sostanza, TE stima che tra 2025 e 2035 si venderanno in Europa quasi 100 milioni di automobili, che in parte continueranno a circolare fino al 2050, considerando che in alcuni paesi Ue la vita media delle vetture è intorno a 15 anni. Pertanto, senza uno standard più rigoroso in sostituzione di quello attuale Euro 6, ormai obsoleto e pieno di scappatoie, in Europa si rischia di aumentare le emissioni dei trasporti stradali.

Per quanto riguarda, infine, la fabbrica di batterie, Cingolani ha riferito l’intenzione di mettere circa 650-700 milioni per realizzare una gigafactory da 45 GWh “in uno stabilimento automotive che sarà dismesso a breve perché produce motori inquinanti. Così difendiamo la supply chain italiana ed evitiamo una crisi del lavoro per 2.500 famiglie”.

Cingolani ha precisato di aver parlato del progetto con il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, e con la commissaria per la concorrenza, Margrethe Vestager, spiegando che non si tratta “di aiuti di Stato” ma di “un’operazione di alta strategia industriale di Paesi che stanno aprendo la strada alla decarbonizzazione”.

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