Auto elettrica, tutto quello che c’è da sapere per la ricarica in condominio

Aspetti problematici, obblighi, cosa chiedere all'assemblea condominiale, come ripartire i costi, gestione "intelligente": spunti, consigli e soluzioni da Altroconsumo e Motus-E/Anaci.

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Come si può caricare l’auto elettrica all’interno di un condominio? Quali opzioni ci sono e quali le principali difficoltà nell’installare e gestire le colonnine?

Approfondiamo i principali aspetti con l’aiuto della guida (allegata in basso) pubblicata da Motus-E in collaborazione con l’Anaci (Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari).

Prima però anticipiamo alcuni risultati di un questionario inviato tra il 28 e il 31 ottobre da Altroconsumo a 402 consumatori iscritti alla community ACmakers, che possiedono un’auto elettrica o ibrida plug-in, allo scopo di valutare la loro esperienza di ricarica.

I problemi più frequenti

Al questionario, che QualEnergia.it ha potuto consultare in anteprima, hanno risposto 351 utenti; è bene precisare che il sondaggio non ha valenza statistica, non essendo rappresentativo della popolazione italiana nel suo complesso.

Tuttavia, dalle risposte emergono alcune criticità che possono riguardare anche gli edifici condominiali.

La maggioranza dei rispondenti (288) ha un box o posto auto privato, ma quelli che usano una wallbox sono 147, mentre ben 106 utenti utilizzano una normale presa Schuko (modalità di ricarica che andrebbe però usata soprattutto in caso di emergenza).

L’assenza di un sistema di ricarica privato o condominiale ha diverse motivazioni: costi elevati, mancanza di spazio, inadeguatezza dell’impianto elettrico esistente, mancanza di consenso condominiale, spazi e impianti non a norma per ottenere l’autorizzazione.

Alla domanda su quali azioni aiuterebbero nell’installazione di sistemi di ricarica privati/condominiali, le persone hanno indicato soprattutto la necessità di incentivi economici, la semplificazione delle procedure burocratiche, la possibilità di svincolarsi dalla delibera condominiale, maggiore informazione e collaborazione con i fornitori di energia.

Modalità di ricarica e obblighi

Il tipo di ricarica da utilizzare negli ambienti privati e condominiali è il “Modo 3” in corrente alternata tramite singole wallbox o stazioni di ricarica, che fornisce energia elettrica (230V monofase o 400V trifase) al caricabatteria interno del veicolo.

I principali connettori compatibili con gli impianti residenziali sono:

  • il “Tipo 2” (Mennekes), lo standard europeo per le stazioni di ricarica in corrente alternata;
  • il “Tipo 3” (Scame) dedicato alla ricarica dei veicoli elettrici leggeri, come gli scooter.

Quali sono gli obblighi per installare i punti di ricarica in condominio?

La realizzazione delle colonnine in immobili e aree private anche aperte a uso pubblico, evidenzia la guida, resta attività libera non soggetta ad autorizzazione né a segnalazione certificata di inizio di attività se il punto di ricarica rispetta i seguenti requisiti:

  • non richiede alcuna modifica all’impianto elettrico esistente;
  • è conforme ai vigenti standard tecnici di sicurezza e alle certificazioni antincendio;
  • l’installazione è effettuata da un soggetto abilitato e nel rispetto delle norme di sicurezza elettriche;
  • l’installazione è completata con il rilascio di un certificato di conformità dell’impianto e del suo funzionamento nel rispetto delle norme di sicurezza elettrica, come previsto dall’art. 7 del decreto 37/2008.

Si ricorda che nei casi in cui è prevista una prevenzione incendi (autorimessa sopra 300 mq) e conseguente presenza di dispositivi di sicurezza, come il pulsante di sgancio per i Vigili del Fuoco, onere del condominio è avere una progettazione a norma di legge a cura di professionista abilitato, che includa la connessione al circuito di sgancio esistente.

Cosa chiedere all’assemblea condominiale

Per caricare l’auto elettrica in un box o posto auto privato all’interno di un condominio, quando non è tecnicamente possibile allacciarsi al POD/contatore domestico, bisogna sottoporre all’assemblea condominiale la richiesta di:

  • realizzare un nuovo impianto elettrico condominiale centralizzato, con POD dedicato all’alimentazione dei dispositivi di ricarica;
  • oppure adeguare il POD esistente se necessario, ad esempio tramite un aumento di potenza e la derivazione di una linea dedicata ai veicoli elettrici.

La tabella sotto, tratta dalla guida, riassume la casistica delle installazioni di punti di ricarica condominiali.

Osservazione importante: occorre installare wallbox con contatore integrato oppure sub-contatori non fiscali per ogni singolo punto di ricarica privato, in modo da contabilizzare l’energia consumata e ripartire in maniera precisa tutti i costi tra i singoli utenti.

Inoltre, se il numero dei box è elevato, per evitare il distacco del contatore, potrà essere necessario impostare delle potenze massime di ricarica complessive o per singolo utente.

L’amministratore deve raccogliere le richieste dei condòmini e convocare l’assemblea dedicata al tema; in questa sede, può decidere di farsi promotore dell’iniziativa per verificare se esistono le condizioni per implementare il progetto.

Come ripartire i costi dell’installazione

I costi di installazione dell’infrastruttura di ricarica saranno a carico dell’intero condominio, se l’installazione è stata approvata dall’assemblea in prima o seconda convocazione, con le maggioranze previste dall’articolo 1136, primo, secondo e terzo comma del Codice civile (l’impianto diventa così di proprietà comune).

In seconda convocazione è sufficiente un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno un terzo del valore dell’edificio.

Altrimenti, i costi potranno ricadere sui soli utenti interessati al servizio, se la decisione dell’assemblea riguarda un gruppo di condòmini. Si intende valido il diritto di riscatto per i condòmini che intendano utilizzare l’impianto in seguito, pagando la loro quota-parte dell’investimento.

La tariffa applicata alla ricarica dei veicoli è la BTAU – bassa/media tensione altri usi – solitamente più onerosa rispetto alla tariffa domestica. Può essere anche necessario richiedere un aumento della potenza del POD condominiale, con conseguente incremento dei costi fissi da ripartire tra i condòmini.

Colonnine negli spazi comuni e gestione “smart”

Altra possibilità, se non ci sono box o posti auto privati, ma il condominio ha un suo parcheggio o cortile comune, è destinare uno o più spazi alla ricarica dei veicoli elettrici.

Anche in questo caso, le persone interessate dovranno chiedere all’amministratore di condominio di convocare l’assemblea per deliberare l’installazione delle infrastrutture di ricarica. La spesa sarà poi suddivisa tra i soli condòmini che utilizzeranno le colonnine, fermo restando il diritto di riscatto pro-quota dell’impianto per chi inizialmente non ha partecipato all’investimento.

È importante sapere che occorrerà disciplinare i modi di utilizzo delle colonnine, in particolare se queste non sono sufficienti per tutti i condòmini interessati o nel caso in cui l’utilizzo contemporaneo comporti un sovraccarico.

Inoltre, si può installare un sistema “intelligente” per gestire gli accessi, con una centralina elettronica, cui sono collegati tutti i punti di ricarica, che può svolgere diverse funzioni, tra cui la gestione degli accessi secondo le regole condivise (orari, numero massimo di ricariche settimanali o altro), limitazione della potenza per non sovraccaricare il contatore condominiale (load balancing), calcolo degli addebiti ai singoli condòmini e invio automatizzato all’amministratore.

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