Auto elettrica, il prossimo commissario Ue conferma il target 2035

Il greco Tzitzikostas, designato ai Trasporti, in audizione al Parlamento ribadisce gli obiettivi per la riduzione della CO2 ma alcuni punti del suo discorso sono vaghi. Per TE occorre investire 310 miliardi di euro l'anno al 2030 per decarbonizzare i trasporti.

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Supportare l’industria automobilistica europea nel passaggio verso l’elettrico, con il pieno sostegno agli obiettivi per la riduzione della CO2 fissati dal Green Deal.

Nel suo discorso di ieri in Parlamento per ottenere la conferma dell’incarico, il commissario Ue designato ai Trasporti sostenibili e al Turismo, il greco Apostolos Tzitzikostas, ha ribadito il suo impegno a raggiungere il target del 2035, che prevede lo stop de facto alla vendita di nuove auto con motori endotermici.

Anche se diversi punti della sua audizione sono rimasti un po’ vaghi e mancano dettagli, ad esempio, su come attuare l’annunciato piano d’azione industriale per il settore automotive e come promuovere l’elettrificazione delle flotte aziendali con una specifica legge.

Nel rispondere alle domande degli eurodeputati delle commissioni Trasporti e Ambiente, Tzitzikostas ha detto che “abbiamo standard di CO2, abbiamo obiettivi specifici e dobbiamo attenerci al piano” che prevede di ridurre le emissioni del 15% al 2025 e del 100% al 2035.

Il commissario designato ha anche confermato l’apertura Ue al possibile utilizzo dei carburanti sintetici di origine rinnovabile, cosiddetti “e-fuel”: la loro inclusione “sarà garantita come parte della revisione prevista nel 2026”. Ricordiamo che Italia e Germania spingono per anticipare al 2025 la clausola di revisione prevista dal regolamento Ue sulle auto, per ottenere una maggiore neutralità tecnologica (anche se con posizioni differenti: Roma punta sui biocombustibili, mentre Berlino guarda più agli e-fuel).

“Ciò che dobbiamo fare – ha aggiunto Tzitzikostas – è aiutare il settore automobilistico a fare la transizione, a raggiungere gli obiettivi di CO2. Come lo faremo? Creando un mercato, creando veicoli più economici e accessibili ai cittadini, mettendo l’infrastruttura necessaria affinché i cittadini siano fiduciosi e si sentano sicuri […] di fare un viaggio, un viaggio a lunga distanza”.

Senza dimenticare che avendo questi obiettivi, “l’Europa sarà in grado di continuare ad avere un ruolo di primo piano ed essere protagonista nell’industria nel mondo”. Ricordiamo anche che dal 31 ottobre sono entrati in vigore i dazi Ue antidumping sulle importazioni di veicoli elettrici made in China, allo scopo di rilanciare la produzione europea di veicoli a batteria.

Tra i primi commenti al discorso di Tzitzikostas, quello dell’organizzazione indipendente Transport & Environment (TE), che ha sottolineato le luci e ombre del suo intervento davanti ai parlamentari Ue.

Secondo William Todts, direttore esecutivo di TE, Tzitzikostas “ha mostrato impegno per la mobilità elettrica, l’aumento dei carburanti puliti per gli aerei e le navi e la risoluzione del problema dei biglietti ferroviari [con la proposta di un sistema unico Ue di biglietteria]”.

Tuttavia, “ha detto molto poco su cosa avrebbe fatto esattamente una volta nominato commissario. Il suo ripetuto rifiuto di impegnarsi per una legge Ue molto attesa per elettrificare le flotte di auto aziendali è stato sconcertante”.

Quanti miliardi servono

Per decarbonizzare i trasporti europei, TE ha stimato che serviranno investimenti totali pari a 310 miliardi di euro l’anno fino al 2030, di cui l’87% da investitori privati, incluse banche e industrie, mentre circa 39 miliardi di euro dovranno arrivare da fondi pubblici nei diversi settori (trasporti stradali, batterie, punti di ricarica, aviazione, navi).

In particolare, evidenzia TE nello studio intitolato “Financing transport decarbonisation” (link in basso), occorre creare un Fondo europeo per le batterie, con uno stanziamento complessivo da 25 miliardi di euro fino al 2030, capace di stimolare investimenti privati per ulteriori 42 miliardi di euro al fine di “sostenere la produzione europea, attualmente troppo fragile in confronto all’industria cinese”.

Inoltre, si osserva, i carburanti sintetici (e-fuel) per decarbonizzare aerei e navi sono attualmente troppo costosi e nelle fasi iniziali di sviluppo, pertanto gli investitori privati sono riluttanti ad assumersi rischi.

I governi nazionali dovrebbero quindi fornire, tramite prestiti e garanzie, almeno un terzo degli 86 miliardi di euro richiesti al 2030 per far partire la produzione di e-fuel nel nostro continente.

Sarà poi necessario modernizzare e potenziare le infrastrutture energetiche europee, per assicurare che le reti elettriche possano accogliere la domanda aggiuntiva derivante dai milioni di veicoli a batteria.

Si chiede quindi ai governi di raddoppiare gli attuali investimenti sulle reti, dagli attuali 36 miliardi di euro/anno a 67 miliardi al 2050, spostando parte dei fondi ora utilizzati per la costruzione di nuove strade verso l’espansione delle reti.

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