Via libera degli Stati Ue ai dazi sulle auto elettriche cinesi

La Commissione europea ora ha campo libero per varare le tariffe antidumping fino al 36,3% sui modelli a batteria fabbricati in Cina.

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La Commissione europea adesso ha campo libero per imporre dazi antidumping sulle auto elettriche cinesi.

A spianare la strada a Bruxelles è stato il voto di oggi, venerdì 4 ottobre, degli Stati membri nella Commissione per la difesa commerciale (Trade Defence Instruments Committee), composta da funzionari dei governi.

Difatti, riferisce l’agenzia Euractiv, non si è raggiunta la maggioranza qualificata – 15 Stati membri che rappresentano il 65% della popolazione – necessaria per bloccare la proposta della Commissione Ue di varare dazi sulle vetture elettriche importate dalla Cina.

Dieci Paesi si sono espressi a favore delle nuove tariffe antidumping, tra cui Italia e Francia; cinque hanno votato contro, tra cui in particolare la Germania, mentre 12 governi si sono astenuti.

Da un punto di vista tecnico-formale, quindi, l’esito del voto è una “non decisione” che consente a Bruxelles di decidere i prossimi passi.

Il voto era previsto per il 25 settembre ma era stato rinviato, per permettere alle autorità cinesi ed europee di trovare una eventuale soluzione negoziale.

Entro il 30 ottobre è atteso il regolamento di esecuzione della Commissione con le conclusioni definitive della sua indagine anti-sovvenzioni iniziata a settembre 2023. L’inchiesta Ue ha rilevato che i costruttori auto cinesi hanno beneficiato di sussidi pubblici ritenuti sleali, perché hanno consentito la vendita di modelli a prezzi eccessivamente bassi, così falsando la concorrenza sul mercato.

Le tariffe compensative sulle auto elettriche cinesi, tra cui BYD, Geely e Saic, saranno in vigore per cinque anni e avranno aliquote differenziate tra le diverse aziende, fino a un massimo del 36,3% come indicato nella bozza di decisione dello scorso agosto.

Come evidenziato dall’associazione tedesca dei costruttori auto, però, i dazi potrebbero avere impatti negativi sui consumatori e sulle stesse aziende europee. Diversi marchi, come Volkswagen e BMW, hanno investito in stabilimenti produttivi in Cina e potrebbero essere colpiti dalle tariffe per i modelli realizzati nel gigante asiatico.

In tema di dazi, da segnalare la posizione sostanzialmente favorevole dell’organizzazione indipendente Transport & Environment, a patto di affiancare il rispetto degli obiettivi Ue sulla riduzione delle emissioni.

Secondo Andrea Boraschi, direttore di TE Italia, “tariffe più alte sull’import dalla Cina hanno senso in combinazione con gli obiettivi climatici previsti per auto e van. Sono le due facce di una medesima politica industriale, che deve accompagnare l’ingresso sul mercato di un maggior numero di BEV [Battery Electric Vehicle] europee”.

Se invece l’Ue “ritardasse o indebolisse gli obiettivi di riduzione della CO2 fissati per il 2025, ostacolando al contempo l’arrivo di auto elettriche a prezzi competitivi dalla Cina, gli effetti sarebbero estremamente negativi per la decarbonizzazione dei trasporti”.

Ricordiamo che alcuni Stati membri, in particolare Italia e Germania, premono per ridiscutere in anticipo il percorso che condurrà all’azzeramento delle emissioni dei veicoli al 2035, tra cui l’obiettivo intermedio al 2025, che impone di ridurre del 15% (rispetto ai valori del 2021) le emissioni medie delle nuove auto.

Intanto il governo italiano ha dato il suo benestare allo stop ai nuovi veicoli diesel e benzina dal 2035, ma con tre condizioni, tra cui soprattutto la neutralità tecnologica dando spazio anche all’uso di biocombustibili e idrogeno.

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