L’aria condizionata inquina e alle Olimpiadi se ne sono accorti

Il raffrescamento degli ambienti tramite condizionamento dell'aria causa il 3,2% delle emissioni globali. Ad esempio nel villaggio Olimpico non è previsto, ma non tutte le delegazioni hanno approvato la soluzione degli organizzatori.

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Gli appartamenti del villaggio olimpico che ospitano gli atleti impegnati alle Olimpiadi di Parigi non sono dotati di aria condizionata.

Il Comitato olimpico si è impegnato per ridurre il più possibile l’impatto ambientale dei Giochi, e l’efficienza energetica degli alloggi è un tema che non è stato trascurato.

Con l’intento di abbattere la significativa domanda di energia e le emissioni di gas refrigeranti inquinanti, gli organizzatori di Parigi 2024 hanno optato per una gamma di diverse soluzioni per il raffrescamento degli ambienti.

Gli appartamenti sono stati costruiti per evitare il più possibile l’esposizione al Sole e sono dotati di un isolamento efficiente e di un sistema di raffreddamento geotermico che utilizza l’energia termica presente nel sottosuolo per abbassare le temperature, che in media a Parigi nei mesi di luglio e agosto sono di circa 25 °C.

L’aria condizionata residenziale a Parigi è relativamente rara, e i test effettuati hanno dimostrato che gli alloggi degli atleti possono rimanere stabilmente 6 °C più freschi rispetto all’esterno.

Alcune delegazioni, tra le quali anche quella italiana, hanno storto il naso di fronte a questa soluzione. Il team della Gran Bretagna ha ad esempio ordinato dei condizionatori portatili da fornire ai propri atleti, in genere dispositivi poco efficienti energeticamente.

Rispondendo a queste proteste, la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha esortato le squadre a “fidarsi della scienza” . In un’intervista a Le Monde, ha aggiunto con una certa enfasi: “Ho molto rispetto per il comfort degli atleti, ma penso ancora di più alla sopravvivenza dell’umanità”.

L’impatto dell’aria condizionata

Secondo un articolo di Our World In Data, che riprende dati dell’International energy agency (Iea), nel 2022 il “raffreddamento degli spazi abitatativi” (principalmente aria condizionata ma anche ventilatori, che però consumano molto meno) ha causato un consumo di circa 2.100 TWh di energia, il 7% dei 29.000 TWh richiesti a livello globale quell’anno, e circa il 20% dell’elettricità utilizzata negli edifici.

Il grafico mostra la crescita della domanda di elettricità di aria condizionata dal 2000 e si può notare come sia più che raddoppiata in 22 anni.

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Una parte di questa elettricità proviene da combustibili fossili, quindi l’aria condizionata è anche un grande motore di emissioni di carbonio.

Gli analisti Iea stimano che il raffreddamento degli spazi abbia causato circa 1 miliardo di tonnellate di CO2 derivanti dall’uso di elettricità nel 2022.

Queste stime non includono il rilascio di gas serra utilizzati come refrigeranti: circa altre 720 milioni di tonnellate di equivalenti di anidride carbonica (CO2 eq) andrebbero aggiunte alla carbon footprint annuale imputabile all’aria condizionata, raggiungendo, con 1.750 tCO2 eq, il 3,2% di tutte le emissioni nel 2022.

Una delle ragioni di questa crescita è il cambiamento climatico: man mano che il mondo si riscalda, più persone si trovano esposte a ondate di calore e quelli che vivono già in climi caldi ne sperimenteranno di più intense.

Ma questa non è l’unica spinta della domanda di raffrescamento. Il fattore principale è l’aumento dei redditi. Le persone che nel prossimo futuro vedranno crescere le proprie entrate nei Paesi a basso e medio reddito particolarmente caldi come India o Indonesia potranno permettersi i condizionatori d’aria, determinando così nuove impennate della domanda.

Oggi ci sono circa 2 miliardi di unità di sistemi per l’aria condizionata e la Iea prevede che questo numero potrebbe quasi triplicare, arrivando a oltre 5,5 miliardi entro il 2050.

Una questione di efficienza

Sarà determinante evitare che a questo aumento coincida anche un incremento equivalente della domanda. Ciò dipenderà principalmente da quanto saranno efficienti i dispositivi che verranno messi sul mercato.

Sempre la Iea stima che, a livello mondiale, vengono acquistati condizionatori con un’efficienza pari alla metà di quelli disponibili nei negozi. Il grafico in basso mostra l’efficienza energetica dei condizionatori d’aria in diversi mercati. La linea scura mostra l’unità media venduta in ogni mercato e la casella grigio chiaro mostra la gamma di efficienze disponibili in commercio.

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Il problema principale riguarda ovviamente i costi. Nell’analisi di Our World In Data viene esaminata la gamma di unità disponibili presso uno dei marchi leader in India: quella più economica con una valutazione di efficienza a 3 stelle, costa circa 350 dollari, mentre quella con una valutazione a 5 stelle al prezzo più basso costa quasi 100 dollari in più, quindi quasi il 30% in più.

Esistono però degli accorgimenti per ridurre gli sprechi e utilizzare il raffrescamento in maniera più efficiente e risparmiare. Ne abbiamo scritto in maniera più approfondita in Condizionatori, i consigli dell’Enea per risparmiare.

I principali suggerimenti sono: non raffreddare troppo gli ambienti (ricorrendo ad esempio alla modalità “deumidificatore”), posizionare correttamente le macchine e utilizzare i termostati programmabili.

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