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In Italia l’agrovoltaico è ancora un grande puzzle scomposto. A livello normativo il quadro si sta delineando lentamente ma con forti criticità ancora irrisolte.
Un esempio è la discussa bozza del decreto sulle aree idonee, che rischia di rallentare pesantemente il settore (vedi anche, QualEnergia.it “Aree idonee e agrivoltaico, “l’ultima bozza è una tragedia per il settore“).
Ma sono molte altre le questioni aperte. Ne abbiamo parlato con Alessandro Migliorini, Direttore e Country manager per l’Italia di European Energy, investitore danese che opera nel settore delle rinnovabili. L’intervista è stata realizzata durante Solarplaza Agri-pv (Roma, 4 ottobre 2023).
Secondo Migliorini, la bozza attualmente in circolazione del dm sulle aree idonee è ancora un frutto immaturo, che dovrà essere oggetto di una profonda revisione. Questo rallenterà ulteriormente i tempi necessari affinché, per un investitore, sia possibile agire all’interno di un quadro normativo chiaro e, auspicabilmente, favorevole.
Ne abbiamo parlato nella prima parte della video intervista con il Direttore e Country Manager:
Ci sono poi ulteriori fattori di cui tener conto e che andranno affrontati non solo a livello normativo, ma anche culturale.
Dalle forme contrattuali che dovranno regolare in modo agile e sicuro i rapporti tra investitore, costruttore e agricoltore, passando per lo studio delle tecnologie e delle modalità di installazione più adatte per ciascun tipo di coltura, fino a eventuali nuove forme assicurative per tutelarsi da eventuali danni che potranno derivare dalla convivenza di bestiame e impianti agrovoltaici.
Uno dei temi su cui ci siamo soffermati con Migliorini è quello del ricambio generazionale nell’agricoltura europea, che per il Country Manager è un nodo centrale. Secondo i dati Eurostat, gli agricoltori di età inferiore ai 40 anni gestiscono solo l’11% di tutte le aziende agricole dell’Unione europea e sono in calo rispetto agli anni precedenti. In Italia nel 2020 la percentuale di aziende agricole con a capo un giovane è scesa dall’11,5% al 9,3% (Dati Istat). Questo determina anche un gap culturale e di formazione nel settore, perché i più giovani hanno titoli di studio più elevati rispetti agli esperti del settore over 65, che nella maggior parte dei casi hanno come titolo di studio la terza media.
In questo quadro, commenta Migliorini, emergono due problemi fondamentali:
- Le banche saranno disponibili a concedere finanziamenti la cui continuità è a rischio per l’età elevata di una delle parti firmatarie?
- Con un livello di formazione non elevato, gli agricoltori sapranno valutare e riconoscere i vantaggi legati all’utilizzo di questa tecnologia?
Questi sono solo alcuni aspetti, che si affiancano poi alla necessità di studiare e sperimentare le diverse applicazioni dell’agrivoltaico, che andranno calibrate anche in base a un’ampia varietà di colture presenti in Italia.
Nei paesi scandinavi, racconta Migliorini, siamo un passo più avanti nello studio e nella normativa di questo segmento di mercato. Le leggi non sono così stringenti, le varietà di prodotti coltivati sono inferiori e questo riduce il numero di variabili in gioco sia nella fase operativa che nella fase di progettazione, quando bisogna individuare il periodo dell’anno adatto per installare senza interferire con il ciclo di vita delle colture, quando si deve scegliere una tecnologia e una modalità di installazione che consenta di proseguire l’attività di coltivazione anche in parallelamente rispetto ai lavori di costruzione dell’impianto agrivoltaico.
Di questo e molto altro parliamo nella seconda metà dell’intervista ad Alessandro Migliorini.
Intervista a cura di Giorgia Piantanida
