Le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica, assieme a quelle per le ristrutturazioni edilizie, vitali anche per il fotovoltaico residenziale e molti altri settori, potrebbero scomparire dal 2019.
Sono infatti tra le varie agevolazioni fiscali, come quelle sui mutui per la prima casa, che si vorrebbero sacrificare sull’altare della flat tax al centro del travagliato “contratto di governo” tra Movimento 5 Stelle e Lega, una riforma fiscale che, ricordiamo, secondo le stime fornite dovrebbe avere un costo per i conti pubblici di 50 miliardi e dalla quale avranno vantaggi maggiori i contribuenti con redditi familiari da 40mila a 60mila euro.
La notizia è arrivata con un’intervista pubblicata sabato scorso su Repubblica ad Armando Siri, consigliere economico del leader leghista Matteo Salvini e poi è stata confermata.
Dall’anno prossimo, ha dichiarato Siri, chi compra casa o la ristruttura non avrà più diritto agli incentivi fiscali dato che “non ci sarà bisogno di altri sconti perché quello vero sarà a monte: gli italiani pagheranno meno tasse”.
A ribadire l’intenzione di stralciare ecobonus e altri sgravi già dall’anno prossimo anche il leghista Gian Marco Centinaio, intervenuto ieri mattina su Radio 24 precisando che il taglio “non sarà retroattivo”, come pure altre fonti interne al Carroccio che abbiamo sentito.
Non vogliono esporsi sul tema invece gli esponenti del Movimento 5 Stelle raggiunti da QualEnergia.it, che motivano il loro silenzio con la paura di compromettere il delicato accordo con il partito di Salvini, sul quale i “tavoli tecnici” sono al lavoro anche oggi.
Dal mondo economico e dai sindacati per ora non arrivano commenti alla possibile eliminazione degli incentivi: “c’è incredulità e scetticismo sull’eventualità che la cancellazione si concretizzi”, ci spiega Ermete Realacci, ex presidente PD della Commissione Ambiente della Camera (non ricandidato lo scorso 5 marzo) da sempre in prima linea nel promuovere e rafforzare gli sgravi, ad esempio con le novità dell’ultima legge di Stabilità.
D’altra parte, come ci ricorda Realacci, dietro le misure c’è sempre stato un appoggio trasversale. A partire dalla mozione per la stabilizzazione fino al 2019 votata nel 2016, sia M5S che Lega hanno sempre votato e spesso proposto emendamenti per rafforzare le due misure.
Diversi settori – come edilizia, impiantistica, serramenti, fotovoltaico e molti altri – devono tantissimo a questi incentivi, provvidenziali negli anni della crisi: secondo stime elaborate da Centro studi della Camera e Cresme, i due sgravi hanno interessato, dal 1998 al 2017, 16 milioni di interventi, coinvolgendo il 62% delle famiglie italiane e attivando investimenti per 264 miliardi di euro.
Sempre secondo lo stesso dossier, nel periodo 2011-2017, le due misure hanno creato 1.729.248 occupati diretti, mentre si stimano in 864.625 quelli attivati nell’indotto e, per il solo 2017, le stime parlano di 418.431 posti di lavoro, (di cui 278.954 diretti e 139.477 nell’indotto).
Anche per i conti pubblici, le detrazioni fiscali sono state un ottimo affare: anche tenendo conto delle minori entrate, il saldo positivo per lo Stato delle due misure nel periodo 1998-2017 è stimato in 8,8 miliardi di euro, mentre considerando l’intero sistema-Paese, cioè anche famiglie e imprese, ci abbiamo guadagnato oltre 21 miliardi di euro.