Elezioni, le risposte delle forze politiche sull’energia pulita

Oggi a Roma, esponenti di PD, +Europa, M5S, Forza Italia e Liberi e Uguali hanno risposto alle richieste del Coordinamento Free su rinnovabili, efficienza energetica e mobilità sostenibile. Vediamo cosa hanno detto. Lega e Fratelli d'Italia, invitati, hanno invece disertato l'incontro.

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Il convegno tenutosi stamattina a Roma, nel quale il Coordinamento Free ha chiesto alle forze politiche cosa intendano fare per l’energia nella prossima legislatura, è stato caratterizzato da un tasso di onestà e chiarezza maggiore di quel che ci si potrebbe solitamente attendere da un incontro pre-elettorale in cui i candidati parlano agli stakeholder.

E non solo per la “minaccia” scherzosa fatta dal presidente del Coordinamento, GB Zorzoli: “siamo quei per ascoltare senza giudicare, ma l’incontro è registrato e ci ricorderemo degli interventi di oggi”.

Lega e Fratelli d’Italia hanno disertato l’appuntamento, con la prima forza che non si è neanche preoccupata di rispondere all’invito, a quanto emerge da indiscrezioni. Potere al Popolo invece non era nella lista degli invitati.

Il PD, dal canto suo, dopo la scelta di escludere dalle sue liste nomi storicamente importanti per l’ambiente come quello di Ermete Realacci, è stato rappresentato dal sindaco di Casalecchio di Reno Stefano Mazzetti, che ha ribadito in sostanza la linea moderata del partito.

“Non c’è un’alternativa alla transizione energetica”, ha spiegato l’esponente Dem, rivendicando la Sen come “un giro di boa di una riflessione sull’energia che non c’era mai stata”. Ma ha spiegato che “sicurezza, diversificazione delle risorse e sostenibilità economica sono i tre pilastri” della politica energetica del PD.

Più concreto l’intervento degli alleati di +Europa, per bocca del candidato Michele Governatori, “addetto ai lavori” in quanto presidente di Aiget, l’associazione dei trader di energia, che ha messo in chiaro l’approccio pro-mercato della forza animata dai Radicali.

Concordando sulla necessità di spingere le fonti rinnovabili, Governatori si è soffermato sul “da dove prendere le risorse”, partendo dal punto fermo di “non aumentare né la spesa pubblica, né gli oneri parafiscali”.

La ricetta proposta è quella di intervenire sulla fiscalità e sulle tariffe, “non per aumentare gettito, ma per riconfigurarlo e dare segnali che incentivino la sostenibilità”, ha spiegato citando gli 11 miliardi/anno di incentivi dannosi per l’ambiente censiti dal Minambiente.

Sull’efficienza energetica, l’esponente di +Europa è d’accordo con Free sull’importanza della deep renovation in edilizia e sulla stabilizzazione delle detrazioni fiscali, la cui portabilità deve essere migliorata.

Sulla mobilità, Governatori ha sottolineato l’importanza di unire l’azione per la decarbonizzazione a quella per ridurre il traffico e migliorare la qualità dell’aria, “ad esempio con congestion charge”. Per lo stesso motivo, ha espresso “un grosso dubbio su grosso sviluppo delle biomasse nei centri urbani”, mentre il teleriscaldamento “potrebbe essere un anello congiunzione che ne rende possibile l’uso”.

Sui PPA, dal candidato che è anche presidente dell’associazione dei trader arriva un avvertimento: “la volatilità dei prezzi crea problemi, ma attenti al pericolo opposto, di scaricare il rischio sui consumatori”.

Sia Liberi e Uguali che Movimento 5 Stelle hanno giocato “in casa”, con due nomi molto vicini al mondo delle rinnovabili: Rossella Muroni, ex-presidente di Legambiente, per la formazione guidata da Grasso, e il senatore Gianni Girotto per i pentastellati.

E da entrambe le forze, oltre a un appoggio quasi integrale delle proposte di Free, sono arrivate dure critiche al PD, per quanto fatto, ma soprattutto per quanto non fatto nella legislatura che si sta per concludere.

“La Sen è troppo poco ambiziosa su vari aspetti come efficienza e auto elettriche. Ma, oltre a questo, dà obiettivi senza dire come raggiungerli, mentre i ritardi governativi stanno compromettendo il settore”, ha denunciato Girotto.

Il senatore pentastellato ha ricordato le molte battaglie condotte in questi anni per rinnovabili, efficienza energetica e autoconsumo, facendo presente come anche misure su cui c’era un appoggio bipartisan sono rimaste sulla carta.

“Un mio emendamento per sbloccare gli SDC (sistemi di distribuzione chiusa, ndr) è stato bocciato dal Governo, spiegandomi che si sarebbe intervenuti con una riforma globale delle regole, ma questa non riforma c’è stata. Sulla stabilizzazione delle detrazioni fiscali è stata votata una mozione trasversale, ma questa non è stata poi attuata dal Governo”, sono alcuni degli esempi fatti da Girotto.

Simili le critiche alla maggioranza uscente portate dalla ex-presidente di Legambiente, candidata con LeU: “è mancata in primis velocità e stabilità normativa”, ha spiegato citando lo Spalmaincentivi e i decreti ritardatari sul biometano (“un vero e proprio boicottaggio”) e sulle rinnovabili non FV

“Abbiamo una Sen, ma è timida e non ci dice come usciremo dalle fossili, specie finché si fanno scelte come il Tap. Non si può valutare infrastruttura se non è inserita in un disegno: ci condanna a rimanere legati alle fossili”, ha osservato poi Muroni, che ha sottolineato “l’importanza di arrivare a ministero unico su clima ed energia”.

Sulle rinnovabili in generale, la candidata di LeU ha fatto notare che “occorre lavorare di più sul consenso.”

“Il fatto che il nuovo ‘dibattito pubblico’ escluda le opere energetiche non aiuta di certo”, ha osservato, mentre prosumer e comunità energetiche, temi citati anche da Girotto, “possono rendere l’energia un fattore di coesione sociale”.

Proprio sul consenso, o meglio sullo “scarso consenso verso rinnovabili e ambientalismo” si è centrato l’intervento del candidato di Forza Italia, il giornalista Arturo Diaconale.

Non c’è un responsabile energia in Forza Italia e il Centrodestra è stato o disattento o ostile”, ha ammesso. Ma certe tematiche “sono da affrontare”, ha aggiunto.

Per Diaconale l’errore del fronte ambientalista e rinnovabilista è stato in “una cultura vincolistica e di penalizzazione che ha messo al centro l’ambiente invece che l’uomo”.

Questo, ha spiegato, ha portato “a un ridotto consenso sociale”, che secondo il candidato di FI sarebbe alla base dell’esclusione degli ambientalisti dalle liste PD.

Dunque, per l’esponente del partito di Berlusconi è “condivisibile l’aspirazione al 100% rinnovabili”, ma “bisogna agire con realismo e senza puntare tutto sugli obblighi”.

Occorre, ha spiegato, “rinunciare all’ipocrisia”, prendendo atto del fatto che gli obiettivi fissati a Parigi “rimarranno sulla carta perché non prevedono sanzioni per chi non li raggiunge”. Insomma, un po’ una contraddizione rispetto a quanto argomentato precedentemente.

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