Come sappiamo, ieri a Strasburgo la plenaria del Parlamento europeo ha approvato i nuovi obiettivi per efficienza energetica e rinnovabili al 2030, nell’ambito dei negoziati sul Clean Energy Package presentato dalla Commissione.
Sia sul risparmio energetico che sulle fonti rinnovabili gli eurodeputati hanno approvato un obiettivo vincolante del 35% al 2030 (QualEnergia.it, Rinnovabili ed efficienza: i testi approvati dal Parlamento Ue e come hanno votato gli italiani e Parlamento europeo, i voti su efficienza energetica e rinnovabili)
“Un importante passo avanti rispetto al precedente obiettivo del 27%”, sottolinea in una nota stampa Kyoto Club, che però rende ancora più evidenti le contraddizioni dei Governi “che tengono ancora troppo legati i loro Paesi alle fonti tradizionali” e della stessa Europa.
“Il governo italiano latita – scrive Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club – dopo avere emanato una strategia energetica nazionale troppo timida su questo punto (solo il 28% al 2030) non sta facendo il suo dovere: emanare cioè il decreto che si attende dalla fine del 2016 che normi gli incentivi, le semplificazioni burocratiche, i contingenti da mettere ad asta delle fonti rinnovabili non fotovoltaiche e riapra i registri per gli impianti più piccoli”.
Anche Greenpeace, accanto alla soddisfazione per l’innalzamento dei target sottolinea qualche contraddizione: “nonostante i passi in avanti sul target rinnovabili, il Parlamento europeo continua però a sostenere il continuo ricorso in Ue ai biocombustibili. La proposta del Parlamento, ad esempio, consentirebbe agli Stati membri di bruciare interi alberi, abbattuti per essere sfruttati a fini energetici e raggiungere gli obiettivi sulle rinnovabili. Questo nonostante gli scienziati concordino sul fatto che aumenterebbero le emissioni per decenni, contribuendo in modo significativo al degrado delle foreste”.