Sporca, privata, stradale e micidiale: la mobilità in Italia è così.
Nel nostro Paese gli spostamenti su gomma assorbono l’85% dei consumi totali dei trasporti e la mobilità privata pesa per oltre il 90% degli spostamenti.
L’ energia usata per spostarci viene ancora solo per il 3,7% da fonti pulite e circa 3.300 italiani all’anno muoiono in incidenti stradali e altri 250mila restano feriti, mentre l’inquinamento atmosferico, del quale la mobilità su gomma è una delle cause principali, causa ogni anno circa 29.500 morti premature e danni sanitari per 10 miliardi.
Questa la fotografia che emerge incrociando diversi data set, tra cui quelli pubblicati ieri dal GSE sui consumi energetici e quelli sugli incidenti diffusi, sempre ieri, dall’Istat.
Ancora troppo petrolio
Iniziando dai dati del Gestore dei Servizi Energetici, vediamo come, anche dal punto di vista energetico, la mobilità in Italia sia ancora veramente poco verde.
Il contributo principale, infatti, resta a carico dai prodotti petroliferi, che concentrano quasi il 92% del dato complessivo.
Il diesel fa la parte del leone, con il 61% dei prodotti petroliferi e 56% dei consumi energetici totali nei trasporti ed è utilizzato ormai in misura tripla rispetto alla benzina.
Tutti gli altri prodotti energetici forniscono un contributo marginale. Le energie rinnovabili, in particolare, considerando i consumi effettivi, hanno un peso pari al 3,7%.
L’elettricità ha ancora una quota irrisoria e questo nonostante i dati GSE considerino anche i consumi del trasporto su ferro: lo 0,8% dell’energia consumata nei trasporti viene da elettricità da fonti rinnovabili e un altro 1,6% da elettricità da fossili.
D’altra parte, leggiamo nel report GSE, gli spostamenti su gomma assorbono l’85% dei consumi totali di energia (l’aviazione circa il 10%, la navigazione il 2,4% e le ferrovie solo l’1,1%), mentre dai dati della Motorizzazione sappiamo che solo lo 0,1% delle auto immatricolate in Italia nel 2016 sono elettriche: 1.403 veicoli, da confrontare con il milione abbondante di mezzi diesel messi sulle strade e con i circa 600mila nuovi veicoli a benzina.
Anche per questo, come si vede nel grafico sotto (e come riconosciuto nella SEN), non siamo messi bene in vista del target europeo 2020, che ci chiede di arrivare al 10% di rinnovabili nei trasporti.
Se ai fini statistici considerati per il target europeo siamo al 6,4%, nonostante le rinnovabili sui consumi in Italia siano solo al 3,7%, va precisato, è solo perché alcuni biocarburanti, quelli cosiddetti di seconda generazione, secondo le regole europee vengono conteggiati doppiamente, double counting nel grafico.
Morti e feriti e auto privata
Gli altri nuovi dati, come detto, sono quelli diffusi dall’Istat sugli incidenti stradali (report in allegato in basso): nel 2016 si sono verificati in Italia 175.791 incidenti stradali con lesioni a persone che hanno provocato 3.283 vittime (morti entro il 30° giorno) e 249.175 feriti.
Qui la questione energetica è solo in apparenza scollegata: se le morti sulle strade sono così alte è anche per la preferenza degli italiani per l’auto privata, mezzo inefficiente e, come visto, quasi sempre alimentato a carburanti fossili.
Secondo dati dell’Osservatorio sulla mobilità di Isfort, nel 2015 la mobilità collettiva nel suo insieme pesava per meno del 10% degli spostamenti.
Secondo altri dati, quelli dell’associazione Lorien, presentati lo scorso 29 maggio in occasione del primo incontro del nuovo Forum QualeMobilità, realizzato con Legambiente, per spostarsi il 90% degli italiani conta ancora sull’auto personale e il 40% la usa tutti i giorni.
Collegato a questa preferenza per il trasporto privato su gomma, va detto, c’è il fatto che in Italia si investe pochissimo sulle ferrovie, specie quelle locali e del Sud: in questi anni – denuncia Legambiente nell’ultimo report Pendolaria – si sono chiusi oltre 1.120 km di linee ferroviarie, cui vanno aggiunti 412 km di rete ordinaria che risulta “sospesa” per inagibilità dell’infrastruttura.
Danni su danni
Le auto private come dicono vari studi che abbiamo citato di recente, inoltre, disincentivano l’uso della bicicletta, mettendo a rischio chi la usa, e del trasporto pubblico e spesso penalizzano anche le economie locali.
Tornando ai dati Istat, sulla strada nel 2016 sono morti 275 ciclisti e ben 570 pedoni, come è facile immaginare non certo per scontri tra di loro, ma quasi tutti per investimenti da parte di mezzi più grossi; mentre circa la della metà delle vittime della strada in Italia è dovuta a incidenti in contesti urbani.
Poi c’è il traffico: secondo l’Aci il tempo perso nelle città italiane a causa di rallentamenti e ingorghi costa agli automobilisti oltre 40 miliardi di euro all’anno e in città come Roma l’abitante resta in media 252 ore l’anno in ostaggio della sua auto incolonnata.
Last but not least, le auto hanno anche un peso rilevante su un altro problema molto grave, quello dell’inquinamento atmosferico che in Italia nel 2013 ha causato 29.482 morti premature attribuite (Narain, U. et al. – 2016. The cost of air pollution: Strengthening the case for economic action. A World Bank/Institute for Health Metrics and Evaluation report, si veda anche articolo che abbiamo pubblicato ieri sul ruolo degli incentivi alle fossili).
Lo scorso anno, denuncia Legambiente nel dossier Mal’aria di città 2017, ben 33 città italiane sono risultate fuorilegge con il livello di PM10 alle stelle, prima fra tutte: Torino (con 89 superamenti), seguita da Frosinone (85), Milano e Venezia (entrambi 73).
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