Riforma, potenziamento e stabilizzazione, quale futuro per l’Ecobonus?

La SEN parla di stabilizzare e riformare le detrazioni fiscali per le riqualificazioni energetiche degli edifici, peraltro di recente potenziate. Come si potrebbe cambiare questo incentivo che ha avuto un notevole successo? Ne parliamo con Ilaria Bertini, responsabile dell'Unità Tecnica Efficienza Energetica dell'ENEA.

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Fresco dall’ultima modifica sulla portabilità del credito, introdotta con la Manovrina 2017, l’Ecobonus di recente ha avuto vari potenziamenti e dovrebbe averne davanti molti altri, almeno stando alla SEN in consultazione.

La proposta della Strategia, che peraltro sembra essere condivisa in maniera trasversale negli schieramenti politici, è quella di stabilizzare le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica

La SEN propone poi di accompagnare questa stabilizzazione con una revisione del meccanismo, anche coinvolgendo i distributori di energia ed estendendo la portabilità del credito.

Lo abbiamo chiesto a Ilaria Bertini, responsabile dell’Unità Tecnica Efficienza Energetica dell’ENEA.

Dottoressa Bertini, come sono andate fino ad ora le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica dell’Ecobonus e quali sono i punti deboli che sono emersi?

L’Ecobonus ormai da qualche anno si attesta sulle 350mila pratiche all’anno, un buon andamento, dal nostro punto di vista. Il punto debole è che, almeno fino ad ora, gli interventi realizzati si riferiscono alla singola unità immobiliare: case singole ma soprattutto singoli appartamenti all’interno dei condomini.

Parliamo dunque in generale di lavori sugli impianti, sugli infissi, magari su tende e domotica, mentre sono pochi gli interventi sull’isolamento delle superfici opache, che darebbero un maggiore risparmio energetico, soprattutto nelle zone climatiche fredde. Per questo l’ENEA si è sempre data da fare affinché l’incentivo si rafforzasse per gli interventi sulle parti comuni.

Un potenziamento che è arrivato con l’ultima legge di Stabilità, che, ricordiamo per i lettori, per gli interventi sulle parti comuni dei condomini ha prorogato la detrazione fino al 2021 aumentando anche la percentuale detratta per questi interventi, che a certe condizioni, può arrivare anche al 75% del totale delle spese. Si vedono già dei risultati?

I dati sono gestiti dal Ministero dello Sviluppo Economico, per cui non saprei dare una risposta. Di certo siamo solo all’inizio: sia sulla riqualificazione delle parti comuni che sulla cessione del credito bisogna fare sensibilizzazione, sia nei confronti degli utenti che delle aziende.

La possibilità di intervenire sulle parti comuni c’era anche prima, ma si è sempre scontrata con una barriera non tecnologica, dovuta al fatto che fondamentalmente è molto difficile mettere d’accordo un’assemblea condominiale su interventi spesso molto onerosi. La maggiorazione dell’incentivo per riqualificazioni importanti e la possibilità di cedere il credito dovrebbero rendere la cosa più facile.

La Manovrina 2017, in vigore da pochi giorni, introduce la possibilità di cedere il credito da Ecobonus anche alle banche, ma solo per i soggetti incapienti. Il fatto che gli altri contribuenti non possano cedere il bonus fiscale agli istituti finanziari è un limite all’efficacia della misura?

Certo. Maggiore è la portabilità del credito, maggiori sono le possibilità che le riqualificazioni si facciano.

Tutti possono invece cedere il credito a chi fa i lavori. Le aziende però spesso sembrano comunque restie a partecipare a questi progetti su interi condomini. Perché?

Quello che spaventa le aziende è la realtà “spinosa” delle decisioni condominiali: c’è il timore di perdere tempo facendo progetti per poi non conseguire il risultato. L’incentivo comunque deve essere accompagnato dalla maturità culturale. I condomini devono essere informati sulle tecnologie, le soluzioni e i vantaggi che portano. Sia noi, che le aziende, che gli amministratori di condominio dobbiamo trasformarci in un sorta di mediatori culturali.

Cosa sta facendo l’ENEA da questo punto di vista?

Stiamo svolgendo il piano di informazione e formazione “Italia in Classe A”, volto proprio a creare questa consapevolezza. Nel “Mese dell’efficienza energetica” organizzeremo una serie di iniziative per coinvolgere gli operatori del settore.

Organizzeremo poi un roadshow in giro per l’Italia, con tappe di due tre giorni, che prevedranno incontri con l’amministrazione, con stakeholder e operatori e con i cittadini. Saranno incontri “su misura” e molto pragmatici, dato che approfondiremo meglio le soluzioni più adatte alla zona climatica in cui ci troviamo.

Nella SEN si propone di coinvolgere nel meccanismo i venditori di energia. Un’idea che parte dall’ENEA?

Noi abbiamo suggerito delle possibilità: il venditore, che ha un contatto capillare con i cittadini, potrebbe pensare di inserire nella bolletta, in rate dilazionate, in tutto o in parte, il costo di ammortamento di investimenti che potrebbero essere anche fatti da delle ESCo, non necessariamente dalla stessa utility.

Sempre nella SEN si propone che la percentuale di detrazione venga modulata in relazione al risparmio energetico atteso dall’intervento, con la possibilità di premiare gli interventi più efficienti e orientare il meccanismo verso interventi radicali sull’edificio. Come si potrebbe concretizzare questa riforma?

L’idea potrebbe essere quella di fare un decalage in relazione a quanto si è già fatto. Si potrebbe iniziare a ridurre la percentuale di detrazione degli interventi che hanno avuto più successo. L’incentivo deve essere una guida, uno stimolo: su certe soluzioni il cittadino ha già capito che sono convenienti, per cui si può ridurre il contributo. Proprio per questo ragionamento si è deciso di premiare di più alcuni interventi, come quelli citati sulle parti comuni, che invece stentano a prendere piede.

Quali sono questi interventi più gettonati su cui si potrebbe tagliare?

Il prossimo 11 luglio presenteremo in nuovo rapporto sull’efficienza energetica con i nuovi dati, che al momento non posso anticipare, ma è noto che gli interventi più diffusi sono quelli su infissi e impianti.

Altra proposta della SEN è quella di introdurre nuovi massimali unitari di spesa per tipologia di intervento. In questi anni avete notato un effetto inflattivo dell’incentivo sui prezzi?

Non abbiamo valutato questo aspetto, non essendo i controlli tra le nostre mansioni. Bisognerebbe analizzare nello specifico le pratiche. Questo non ci è richiesto per quel che riguarda la maggior parte degli interventi, viceversa, per quel che riguarda il nuovo Ecobonus, quello sull’intero edificio, sarà messo a punto un sistema di controlli, sul quale stiamo lavorando con il Ministero in questi giorni.

Sulla stabilizzazione della misura sembra ci sia un consenso ampio e trasversale: possiamo aspettarci che finiscano i tempi delle proroghe annuali all’ultimo momento, che tanto hanno seminato incertezza tra gli operatori?

Sì, il consenso politico c’è. Anche l’estensione pluriennale già arrivata per alcuni interventi è un segnale chiaro in questo senso. Poi la decisione di una stabilizzazione deve essere della politica, per cui non so dire se, quando e come, verrà presa: noi dal punto di vista tecnico siamo pronti a dare il nostro supporto.

Un’altra proposta dell’ENEA è quella che l’Ente stesso, o altri soggetti terzi come le Università, possano certificare i progetti, dando così più sicurezza alle banche e dunque facilitando l’accesso al credito. Su questo fronte che feedback avete avuto dal Governo?

Allo stato attuale non abbiamo avuto dei feedback particolari. Siamo ugualmente contenti perché le ultime misure sugli interventi sugli interi edifici vanno comunque in quel senso. Il nostro presidente aveva fatto notare come ci fosse uno stallo sulle grosse riqualificazioni energetiche, dovuto anche alla difficoltà nell’accesso al credito.

Le banche spesso non hanno al loro interno le competenze tecniche per valutare la qualità dei progetti da finanziare e su questo noi ci siamo messi a disposizione. L’incentivo maggiorato per le riqualificazioni profonde e i controlli sono una risposta in questo senso, dato che il controllo può essere considerato in un certo senso una certificazione a posteriori. Dunque non è esattamente quanto avremmo voluto, ma si è fatto comunque un primo passo importante.

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